24 Agosto 2017, 19:09
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PALERMO – La sinistra non raccoglie l’accorato appello di Leoluca Orlando e molla il Pd per la scelta di allearsi con gli alfaniani. Sinistra Italiana e Articolo 1 rompono gli indugi e si chiamano fuori, facendo così calare le quotazioni della candidatura di Fabrizio Micari, proposto proprio da quest’area. Di contro montano le indiscrezioni su una possibile candidatura dell’avvocato Nino Caleca, Mentre la sinistra a questo punto sembra destinata a proporre una propria candidatura. Il nome in pole position nei boatos di Palazzo è quello del parlamentare Claudio Fava, che allo scorso giro non poté candidarsi perché non aveva spostato in tempo la residenza in Sicilia. Oltre al vicepresidente dell’Antimafia circola anche come papabile il nome di Corradino Mineo, eletto col Pd al Senato in Sicilia alle ultime Politiche. Il giornalista ex direttore di RaiNews sembra avere buone possibilità.
Questo sempre che all’ultimo momento lo strappo non rientri. Nella nota congiunta Sinistra Italiana e Articolo 1 accusano il Pd. “Il Partito Democratico – si legge nella nota firmata dai vertici regionali di Articolo 1 e SI -, con la scelta di subordinare le elezioni regionali al patto romano con Alfano, tenta di trasfigurare la proposta politica e sociale che abbiamo avanzato insieme al sindaco Orlando: con il rischio di ridurre lo stesso sindaco al ruolo di comprimario di un sistema solido nella sua tragica inefficacia”.
Decisivo nello strappo dei partiti di sinistra il patto con Alfano, non gradito da SI e bersaniani. I leader nazionali di Articolo 1 come Roberto Speranza si sono espressi in modo critico sull’eventuale patto con Ap, che non piace nemmeno ai siciliani del partito.
Sembra sfumare definitivamente il disegno di riproporre su scala regionale il “campo largo” sperimentato a Palermo. Un progetto nel quale si era speso in prima persona il sindaco di Palermo Leoluca Orlando, i cui appelli a mezzo stampa sono caduti nel vuoto.
E così attorno al Pd resterebbe solo la maggioranza di Crocetta (con i casiniani di D’Alia, che ne sono usciti qualche mese fa) ma senza Crocetta, che correrà quasi certamente da solo. E così a sinistra si potrebbero avere ben quattro candidati, se Ottavio Navarra resterà in campo, a meno che quest’ultimo ei partiti e movimenti che lo sostengono non trovino un’intesa con Si e Articolo 1-Mdp per un percorso comune.
Il testo integrale della nota congiunta Art. 1 e Sinistra Italiana:
Il patto con Alfano: la conferma di un sistema
Il progetto che con Leoluca Orlando abbiamo delineato, dà forma e sostanza ad una alternativa seria a ciò che finora si è visto in campo. Un processo di destrutturazione creativa dei ceti politici e delle relazioni stratificate in oltre un decennio di “amministrazione del potere” per conto di altri, siano essi membri di Confindustria o personaggi più noti alla cronaca giudiziaria che alla discussione politica. Un percorso con al centro un protagonismo civico e politico coagulato da un programma di radicale cambiamento di rotta con al centro gli interessi collettivi dell’intera comunità di siciliani e siciliane , partendo dai più deboli e colpiti dalla crisi fino a coloro con maggiori e migliori opportunità, per fare di essi una risorsa comune, un punto di forza di una terra troppo spesso trattata come colonia. Per questo noi abbiamo lavorato con serietà e lealtà al progetto di civismo democratico in grado di cogliere di cogliere il bisogno di discontinuità che arriva tumultuoso dall’intera società ed economia siciliana.
Per questo non possiamo consentire che la Sicilia diventi merce di scambio e laboratorio politico del Partito della Nazione. Per questo ribadiamo il nostro NO all’alleanza con Alfano e il no dei Siciliani ad una politica che piega e mortifica le aspettative della Sicilia sull’altare degli equilibri nazionali.
La scelta del Partito Democratico di confermare il sodalizio politico con Alfano e Castiglione per affrontare le prossime elezioni regionali, è una brutta notizia per i cittadini siciliani. Il Partito Democratico ha l’occasione di potere cambiare rotta, modificando le scelte politiche che, negli ultimi anni di governi inadeguati moralmente e politicamente, hanno provocato l’impoverimento costante della popolazione, la perdita di innumerevoli posti di lavoro, pericolosi arretramenti culturali e sociali sul piano dei diritti, una gestione delle emergenze, come quella degli incendi, a dir poco disastrosa.
Il “modello Palermo”
Il “modello Palermo” si è detto, ma senza capire la sostanza di questa definizione: il modello Palermo non è mai stato, men che meno a Palermo, un semplice perimetro di alleanze, una geografia piatta di mediazioni al ribasso. Si è spesso fatto a gara per ridurlo a questo, per tentare di occultare invece la sua forza in termini di anomalia positiva in tempi nei quali la politica sembra essere definitivamente ascrivibile al campo del prevedibile, scontato, già deciso, separato dal mondo reale. Per questo non svendere la Sicilia ad un patto nazionale tra PD e Alfano, simbolicamente e concretamente, significa imboccare finalmente un’altra strada. Per questo, se si vuole una “grande coalizione” in grado di sconfiggere le pericolose e diverse forme di destra, compresa quella del qualunquismo digitale a cinque stelle, e di potere politico mafioso che si sta delineando all’orizzonte, bisogna fare spazio ad altro, bisogna avere l’umiltà e l’intelligenza politica di fare non uno ma dieci passi indietro. Per farne fare uno in avanti alla Sicilia.
La Sicilia ha bisogno di un cambiamento, capace di affrontare in maniera radicale le sfide del presente e del futuro: come può essere prodotto se non si ha il coraggio di rompere gli schemi che valgono forse per i sondaggi elettorali, ma sono in realtà l’ammissione della sconfitta della politica intesa come passione civile, di ideali, di valori? Come si pensa di affrontare il tema dei “due esodi”, come definiti da una splendida e importante omelia dell’Arcivescovo Lorefice, quello dei nostri giovani che emigrano per cercare uno straccio di lavoro da laureati sottopagati, e quello dei migranti che approdano in Sicilia inseguiti da fame, guerre, orrori di ogni tipo?.
Né comprimari, né arresi alla testimonianza
Il Partito Democratico, con la scelta di subordinare le elezioni regionali al patto romano con Alfano, tenta di trasfigurare la proposta politica e sociale che abbiamo avanzato insieme al sindaco Orlando: con il rischio di ridurre lo stesso sindaco al ruolo di comprimario di un sistema solido nella sua tragica inefficacia. La nostra scelta di essere una sinistra che accetta la sfida, capace di valutare i rapporti di forza e dunque che non vive di autosufficienza, è dimostrata dal fatto che abbiamo scelto di lavorare ad una proposta insieme ad Orlando, come alternativa sia al governo uscente e al sistema che lo ha retto, sia ai cinquestelle, sia alla destra. Abbiamo scelto dunque, di non arrenderci all’idea che nulla possa mai cambiare, e che il nostro ruolo debba essere solo quello della testimonianza. Una sinistra utile, non a se stessa, ma al cambiamento concreto, materiale, che riguardi la vita delle persone alle quali ci rivolgiamo. Non saremo né testimoni, né comprimari della conservazione. Con umiltà, ma con grande determinazione, noi andremo avanti per proporre un’alternativa ai siciliani e alle siciliane.
La nota è frimata da Angelo Capodicasa, Mariella Maggio, Pippo Zappulla (art.1) e Bianca Guzzetta e Luca Casarini (SI)
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24 Agosto 2017, 19:09