18 Settembre 2017, 13:55
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PALERMO – Quattro amici al bar di Alternativa popolare. Questo resta del gruppo parlamentare all’Ars di quello che fu il “Nuovo centrodestra”. Un gruppo dimezzato, quasi sparito dopo gli ultimi addii, di questi minuti. Il messinese Nino Germanà e il trapanese Giovanni Lo Sciuto, hanno salutato Angelino Alfano e hanno deciso di tornare in Forza Italia. Portando con sé un bacino di voti e consenso, una rete di amministratori locali di riferimento. Intanto, si defila anche Francesco Cascio, il più fedele tra i “compagni” del Ministro degli Esteri, che si è dimesso da coordinatore regionale del partito. La perdita forse più pesante. “Sono felice – ha commentato oggi Gianfranco Micciché – di accogliere questi ingressi, Forza Italia ora è ancora più forte, saremo il primo partito del centrodestra e tireremo la volata al nostro candidato presidente Nello Musumeci”.
Sono rimasti in tre, invece, sulla strada dei Centristi. Arrivati con una pattuglia fortissima e numerosa, orgogliosamente protagonista della scelta e dell’elezione a governatore di Rosario Crocetta. Erano undici. Adesso sono rimasti solo Giovanni Ardizzone, Marco Forzese e Pippo Sorbello. Tutti gli altri? Hanno lasciato D’Alia, hanno scelto altre strade. In qualche caso sono rimasti al centro. Ma in un centro che guarda altrove. Lontano da Pier Ferdinando Casini e dal centrosinistra. Gli ultimi, in queste ore, Totò Lentini (che nel frattempo era transitato nel gruppo misto) e Orazio Ragusa.
I moderati che dovevano far pendere l’ago della bilancia verso il centrosinistra non esistono praticamente più. Se togli i nomi dei big, scopri che sotto l’apice non c’è nulla. Ed ecco avverarsi la battuta di questi centristi diretto verso l’uscita: “C’è gente, tra di noi, che arriva in Sicilia con l’elicottero. Ma una volta atterrati, non c’è nessuno ad attenderli”. Lo scollamento tra le poltrone romane e il sudore della campagna elettorale ha fatto da innesco alla deflagrazione che ha mandato in frantumi quella che era una volta “Alleanza popolare”, frutto della fusione a freddo e mai del tutto compiuta dei partiti di Alfano e D’Alia. Il resto lo ha fatto la scelta del candidato alla presidenza della Regione: Fabrizio Micari non convinceva molti dei militanti alfaniani, che hanno preferito Musumeci. E così, l’impressione è che il centrosinistra non abbia fatto poi un grosso affare, in termini di consenso: la coalizione attorno al rettore ha, in sostanza, “assorbito” Alfano, Castiglione, D’Alia, La Via e pochi altri big. Ma nel frattempo ha perso i voti che dovevano arrivare dai loro partiti. E non pochi.
Prendi i Centristi: nel corso della legislatura sono andati via, uno dopo l’altro e per motivi diversi: Nino Dina, Salvatore Giuffrida, Pippo Nicotra, Luca Sammartino, Totò Lentini, Orazio Ragusa, il capogruppo Mimmo Turano. l’agrigentino Gaetano Cani mentre nelle prossime ore potrebbe essere anche il turno dell’altra agrigentina Margherita La Rocca Ruvolo. Senza contare alcuni deputati “di passaggio” in questa legislatura, come Edy Bandiera, arrivato da supplente dell’Udc, ma poi tornato a Forza Italia. E nelle prossime ore potrebbe essere ufficiale lo “strappo” addirittura dell’ex segretario regionale del partito, quel Gianluca Micciché che è stato anche assessore di Crocetta (fu travolto e costretto alle dimissioni dal caso disabili). Solo questi deputati, stando ai dati delle elezioni del 2012 rappresentano potenzialmente un bacino elettorale di oltre 60 mila voti. Nel frattempo, era già andata via Ester Bonafede, anche lei assessore in questa legislatura, che ha scelto già mesi fa Lorenzo Cesa al posto di D’Alia e Casini.
A questi addii, come detto, vanno aggiunte le “fughe” da Alfano. Le ultime, quelle di Pietro Alongi e appunto Nino Germanà, sono sotto certi aspetti clamorose. Il primo, tornato in Forza Italia, infatti, pochi mesi fa ha addirittura lavorato insieme al Pd a una lista a sostegno di Leoluca Orlando. Il secondo, come ha rivelato pubblicamente lo stesso presidente Crocetta, era lo sponsor dell’ormai ex assessore ai Beni culturali Carlo Vermiglio. Ma anche loro hanno “rotto” con Alfano, aggiungendosi a quelli che hanno lasciato il partito, sedendo sugli scranni di Montecitorio o Palazzo Madama.
Insieme ad Alongi e Germanà, a fuggire dal gruppo Ars di Alfano è anche Giovanni Lo Sciuto, tra i più votati nel collegio di Trapani cinque anni fa, con i suoi seimila voti. Perdite assai pesanti in termini di consenso. I tre, alle ultime elezioni regionali, hanno raccolto complessivamente ventimila voti. Alongi, poi, alle ultime elezioni amministrative ha dimostrato di essere ancora in grado di spostare gli equilibri.
Ma la “perdita” maggiore potrebbe essere quella di Francesco Cascio. Sia in termini “simbolici” che sostanziali. Cascio, infatti, che negli ultimi tempi non ha nascosto la propria insofferenza per la scelta di Alfano di proseguire l’alleanza col centrosinistra, aveva già dato concretezza a questa idea, in occasione proprio delle elezioni comunali di Palermo, quando ha deciso di correre a sostegno di Fabrizio Ferrandelli, appoggiato dal centrodestra, e contro Orlando e la versione “ufficiale” del partito. Un successo, per la lista che Cascio ha composto insieme a Marianna Caronia. E che conferma, in fondo, quello che si sapeva già: l’ex presidente dell’Ars, al netto delle recenti grane giudiziarie, gode ancora di un suo bacino elettorale. Cinque anni fa fu eletto addirittura con 12.400 voti. Voti che stanno per volare via da Alternativa popolare. Cascio infatti potrebbe andare via o decidere semplicemente di “defilarsi”. Di non impegnarsi nella campagna elettorale.
E quei voti, insieme a quelli degli altri, fanno oltre trentamila. Senza contare – il discorso vale anche per i Centristi – l’indotto degli amministratori, consiglieri comunali, militanti che hanno come riferimento politico i deputati “in fuga” e che porteranno altrove quel consenso. E così, il patrimonio disperso dai moderati di Ap e Casini in questi anni supera potenzialmente i centomila voti. Che equivale più o meno al risultato ottenuto alle ultime Regionali dal Megafono di Crocetta o dalla lista “Musumeci presidente”: circa il 6 per cento dei votanti siciliani. Un intero partito in fuga da Alfano e D’Alia.
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18 Settembre 2017, 13:55