17 Maggio 2018, 18:50
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PALERMO – “Nel 2007… io mi ricordo… Antonello (Montante, ndr) mi diceva non partire… non partire che ad agosto succederà qualcosa… ad agosto gli fanno… proiettili a casa… neanche dopo venti giorni… c’è il furto in Confindustria… una cadenza precisa… lui già sapeva che ad agosto doveva succedere qualcosa… mi hanno detto che ad agosto succederà qualcosa… stiamo attenti, stiamo attenti… oggi, mettendo insieme le cose… “.
Le cose Marco Venturi – sono sue le parole intercettate – le ha “messe insieme” in un memoriale scritto con Alfonso Cicero e consegnato ai magistrati di Caltanissetta. Gli amici di Antonello Montante sono diventati i suoi più grandi accusatori. E mentre nella rete degli agenti della Squadra mobile erano finiti i loro telefonini – perché si indagava anche su Venturi e Cicero – l’ex presidente degli industriali nisseni e l’ex commissario dell’Irsap lavoravano al memoriale.
È la storia recente di Confindustria quella che viene ripercorsa. A partire dalle intimidazioni sospette che sarebbero servite per tirare la volata alla svolta legalitaria dell’associazione. Innanzitutto, Montante avrebbe avuto la necessità di scrollarsi di dosso quel passato torbido. Doveva lasciarsi alle spalle la vicinanza ai mafiosi presentandosi con l’uomo nuovo che dichiarava guerra a Cosa nostra.
Per stessa ammissione dei pubblici ministeri non ci sono prove sufficienti per sostenere in un processo l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa, ma “in ogni caso, le attività d’indagine compiute sul punto ed il coacervo di acquisizioni dalle stesse risultanti servono da cornice per delineare, in primo luogo, quali siano, a parere di questo ufficio, le origini delle fortune di Montabnte ed a comprendere, in secondo luogo, come la svolta legalitaria di cui questi si è fatto portatore non fosse altro che un mero paravento dietro cui cercare di occultare – forte di quelle relazioni che era riuscito ad instaurare proprio portando il vessillo dell’antimafia – quei rapporti che aveva certamente intessuto e coltivato con esponenti di spicco della criminalità organizzata”.
Per vestire di credibilità il suo progetto Montante avrebbe “sfruttato” una rete di relazioni. Nel corso di una lunga stagione in tanti, anzi nessuno escluso, hanno creduto alla bontà suo impegno. “Nel 2004 io, Montante e Massimo Romano – Venturi declama alcuni passaggi del memoriale in presenza di Cicero mentre le microspie registrano – su proposta del medesimo Montante ci dimettiamo da ogni ruolo confindustriano… Montante che aveva proposto le citate dimissioni ci aveva detto che tale strategia era stata concordata con il procuratore della Repubblica Messineo e il questore Filippo Piritore”.
Francesco Messineo era allora il capo dei pubblici ministeri di Caltanissetta, mentre Filippo Piritore guidava la questura nissena. Sarebbero stati loro a suggerire la strategia delle dimissioni “per dare un segnale di rottura alla dirigenza vicina a Pietro Di Vincenzo più volte messo sotto inchiesta giudiziaria per reati di mafìa”. Nel suo progetto “Montante che aspirava ad essere eletto Presidente di Confindustria ottenne l’appoggio determinante dell’Eni grazie ai rapporti tra Piritore e il responsabile della sicurezza dell’Eni che si diceva proveniva dai servizi… Piritore, questore di Caltanissetta dal 2000 al 2006 aveva maturato un rapporto molto stretto con Montante infatti si frequentavano spesso… e concordavano di attuare ogni iniziativa”.
Messineo, e un altro magistrato, il procuratore generale Giuseppe Barcellona “sostenevano la sua elezione a presidente di Confìndustria”. Nel frattempo Montante cercava contatti con i politici: “In quei periodi aveva stretto amicizia con l’onorevole Giuseppe Lumia, componente della commissione antimafia e con Rosario Crocetta a quei tempi sindaco di Gela; nel 2006 percepisco che Montante aveva stretto rapporti con l’onorevole Gianfranco Micciché di Forza Italia”.
Il rapporto con Lumia e Crocetta si sarebbe rafforzato fino a spingere Crocetta alla guida del governo regionale, dove Confindustria ha goduto di una forte rappresentanza. Rappresentanza che oggi, sostengono i magistrati, si è manifestata nel patologico controllo dell’iniziativa politica attraverso la nomina in giunta di assessori voluti da Montante. Buoni rapporti Montante avrebbe avuto anche con Salvatore Cuffaro, fino a quando quest’ultimo non finì in carcere per mafia.
“Nel 2007 viene eletto Ivan Lo Bello a presidente di Confindustria Sicilia – Venturi prosegue la lettura del memoriale – un progetto voluto da Montante”. È l’anno del codice etico. Confindustria lancia la campagna per “espellere chi paga il pizzo”. È l’inizio della svolta legalitaria. Una svolta, dicono ora i pm, solo di facciata.
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17 Maggio 2018, 18:50