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Monte Po, il grande parcheggio che preoccupa i cittadini

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07 Maggio 2023, 05:03

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CATANIA – “Ristrutturazione urbanistica“. Una variante agli ormai molti progetti di “rigenerazione urbana” che si accavallano a Catania. Si chiama così il progetto per la costruzione di un parcheggio – denominato “parking Monte Po” – nei pressi dell’ospedale Garibaldi di Nesima. Di fronte al presidio ospedaliero, per la precisione, e dall’altra parte del torrente Acquicella. Nell’area che diverse associazioni sognano potere diventare il grande parco pubblico Monte Po-Vallone Acquicella. Una storia che il portale Argo – Cento occhi su Catania racconta da settimane. Vedendosi negato, però, il permesso di accedere agli atti amministrativi che contengono i dettagli del progetto presentato dalla società Cimas Immobiliare srl e autorizzato a ottobre 2022.

Il parcheggio a raso

Nei giorni scorsi, l’avvocata Adriana Laudani ha inviato alla segretaria generale del Comune di Catania Rossana Manno – in quanto responsabile della trasparenza del municipio – una lettera per conto di Argo. Nella missiva, indirizzata anche al commissario straordinario Piero Mattei, si ripercorrono tutte le tappe di una vicenda che attira sempre di più l’attenzione di chi segue le vicende legate al futuribile parco Monte Po-Acquicella.

Comincia tutto a febbraio, quando gli attivisti che animano il sito Argo si accorgono che la direzione Attività produttive aveva autorizzato la costruzione di un “progetto di rigenerazione urbanistica” in via Palermo. Un lungo elenco di particelle catastali, quantificate da Argo in circa 60mila metri quadrati, destinate a diventare un “parcheggio a raso denominato Parking Monte Po”. In quei giorni, i riflettori di molti sono puntati sull’area: nei Piani urbani integrati presentati dal Comune di Catania, da realizzarsi con i fondi del Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza), è incluso anche il Parco Monte Po Acquicella, per un importo di oltre 15 milioni di euro.

I resti archeologici

Certo, il progetto del municipio non riguarda ancora i 200 ettari sognati dal comitato promotore, ma è un inizio. Che, quantomeno, fa sperare che lo scempio attuale di discariche abusive, periodicamente incendiate, possa avere una data di scadenza. È in questo contesto che spunta il progetto del parcheggio, che ottiene il parere favorevole di tutte le istituzioni chiamate a esprimersi. Compresa la Soprintendenza ai Beni culturali di Catania. Quest’ultima ricorda che “nell’area interessata dal progetto è conosciuta la presenza di una struttura ad arcate pertinente a un acquedotto di età antica” e che, “nella sommità del colle, è presente una struttura basilicale di presumibile età medievale“.

Su quella porzione di città, insomma, di cose da vedere ce ne sono. Per questo le attività di scavo, dice la Soprintendenza, dovranno essere “eseguite sotto la sorveglianza di funzionari di questa unità operativa”. In altri termini: bisogna controllare che, in terreni già densi di punti di interesse noti, vengano preservati eventuali altri resti ancora non noti. Per essere più precisi: la possibilità è che vengano “alla luce resti o stratigrafie di interesse archeologico“.

La richiesta di trasparenza

Con queste premesse, l’associazione Argo Catania inoltra al Comune di Catania la prima richiesta di accesso civico agli atti a febbraio 2023. All’inizio di marzo, le Attività produttive notificano a Cimas Immobiliare le intenzioni dell’associazione e l’impresa non si oppone. All’inizio di aprile, però, dal municipio non arriva ancora alcuna replica. Così Argo sollecita. E, a quel punto, arriva il diniego: è possibile, spiega il Comune, che rispondere favorevolmente alla richiesta di accesso agli atti possa causare un “pregiudizio concreto” alla tutela degli interessi privati.

“Non si comprende quale giudizio di bilanciamento abbia effettuato (l’amministrazione comunale, ndr) tra eventuali interessi pubblici e privati contrapposti”, scrive ora l’avvocata Laudani, per conto dell’associazione Argo. “L’area interessata dal progetto di ristrutturazione urbanistica autorizzato – continua la lettera della legale – è destinata dal Piano regolatore a verde pubblico, sede stradale, vincolo assoluto di rispetto a margine strada. Da qui la legittima esigenza/diritto a verificare, attraverso la conoscenza del progetto, la funzionalità e in ogni caso l‘impatto dell’opera privata autorizzata“, rispetto all’opera pubblica finanziata. E cioè al Parco Monte Po-Acquicella per il quale sono pronti oltre quindici milioni col Pnrr.

Negare l’accesso agli atti, insomma, ricondurrebbe “a un regime di inaccessibilità (segretezza/riservatezza) un documento la cui conoscenza, attenendo al controllo sull’uso del territorio, deve ritenersi a tutti gli effetti di interesse pubblico“. Per dirla più semplicemente: non potere vedere il progetto, secondo l’associazione, più che mettere a rischio gli interessi privati, lede il diritto alla trasparenza dei cittadini.

Per questo la palla, dall’ufficio Attività produttive, passa adesso alla segretaria generale Manno. Affinché decida lei se mettere il progetto del parcheggio nelle mani degli attivisti che ne fanno richiesta. O se, addirittura, non sia il caso di pubblicarlo tout court in allegato all’autorizzazione a costruire. Perché, ricorda l’avvocata Adriana Laudani in conclusione, “la promozione di maggiori livelli di trasparenza costituisce obiettivo strategico di ogni amministrazione“.

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07 Maggio 2023, 05:03

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