Monterosso, contratto in scadenza | Ecco gli scenari per la successione

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19 Maggio 2016, 12:29

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PALERMO – Di sicuro, al momento, c’è solo quella data: 13 luglio 2016. Il count down è iniziato: tra cinquantacinque giorni scadrà il contratto della più potente burocrate siciliana: Patrizia Monterosso. Segretario generale che ha sempre contato tanto, tantissimo. Persino più di quanto il ruolo apicale, prestigioso, le concedesse. Plenipotanziaria di Palazzo d’Orleans, braccio destro prima di Raffaele Lombardo, poi di Rosario Crocetta, con un ruolo molto spesso più “politico” che gestionale, amministrativo.

È uno dei più grandi misteri della Regione, da anni ormai. E allo stesso tempo uno snodo di potere, un interlocutore quasi obbligato per chi ha retto le sorti dell’Isola nelle ultime due (ma anche tre) legislature. Fu Lombardo, come detto, a nominarla capo dei dirigenti siciliani: era il 13 luglio del 2012. Contratto di quattro anni. Cosa succederà, quindi, quando il contratto si esaurirà?

Le strade ovviamente sono due. E sono obbligate. La prima porta con sé problemi e ostacoli. La seconda invece apre a un ventaglio di possibilità, di suggestioni e indiscrezioni. Il presidente Crocetta, insomma, potrebbe innanzitutto confermare la Monterosso. Magari con un contratto più breve, fino alla fine della legislatura. Qualcuno parla di una più fumosa “proroga”. Una scelta sulla quale scommetterebbero in tanti che conoscono il governatore. “Crocetta è così – sussurra un burocrate che lo conosce molto da vicino – su questa figura si è impuntato, e per una questione di orgoglio la riproporrà in quel ruolo”.

La difficile conferma

Una scelta, però, che dovrà superare barriere e muri molto alti. A cominciare da quelli fissati dalle leggi. Perché il protagonismo di Patrizia Monterosso ha spesso fatto dimenticare un aspetto “peculiare” della sua lunga permanenza alla Regione: il Segretario generale è un esterno. Ovvero non ha superato, per sedersi sulle poltrone più prestigiose di Palazzo d’Orleans, alcuna selezione, alcun concorso. È stata invece cooptata direttamente dalla politica. Vicina, a inizio carriera, soprattutto a esponenti di centrodestra come Fabio Granata e Gianfranco Micciché, è riuscita a garantirsi la permanenza nelle stanze dei bottoni grazie alle qualità professionali e anche alla grande capacità di instaurare relazioni politiche e all’interno dell’amministrazione. Ma resta, comunque, una “esterna”. E le norme, a cominciare dalla famosa “legge Brunetta” rendono assai più complicate le nomine per chi, appunto, non ha superato alcun concorso.

Crocetta, insomma, per confermare la Monterosso, dovrà dimostrare, carte alla mano, che non esistono all’interno dei ruoli della Regione, dirigenti con titoli sufficienti per ricoprire quell’incarico. Un’impresa impossibile, di fronte agli oltre 1.700 dirigenti regionali e anche – altro aspetto dimenticato – considerati i titoli della stessa Monterosso, con quella laurea in Filosofia che ha spesso fatto storcere il naso a tanti.

I guai giudiziari

Ma ovviamente c’è di più. Perché dal 2012 a oggi qualcosa è avvenuto. E Patrizia Monterosso è finita, progressivamente, sempre più nelle cronache giudiziarie che in quelle politico-amministrative. Il procedimento di fronte alla Corte dei conti sugli extrabudget, infatti, si è concluso con una sonora condanna a un risarcimento milionario per danno all’erario. Un fatto che ha anche innescato proteste e persino una mozione di sfiducia “ad personam”, respinta da Sala d’Ercole. Ma ancora più “pesante”, sebbene non si parli di una sentenza, è la recentissima richiesta di rinvio a giudizio avanzata dai pm palermitani per un mega-pecluato da 11 milioni di euro, in concorso con Anna Rosa Corsello. Le norme sulla pubblica amministrazione, infatti, nel caso di un rinvio a giudizio per alcuni reati contro la pubblica amministrazione, tra cui il peculato, dispongono il trasferimento del dirigente “ad un ufficio diverso da quello in cui prestava servizio al momento del fatto, con attribuzione di funzioni corrispondenti, per inquadramento, mansioni e prospettive di carriera, a quelle svolte in precedenza”. Ma non solo: “L’amministrazione di appartenenza, in relazione alla propria organizzazione, può procedere al trasferimento di sede, o alla attribuzione di un incarico differente da quello già svolto dal dipendente, – recita sempre la norma – in presenza di evidenti motivi di opportunità circa la permanenza del dipendente nell’ufficio in considerazione del discredito che l’amministrazione stessa può ricevere da tale permanenza”. E dopo la condanna contabile, un processo per un mega-peculato sarebbero due colpi molto duri all’immagine della Regione.

I possibili successori

E il problema sta anche qui. Prima di luglio, la richiesta dei pubblici ministeri può risolversi in una archiviazione, ma anche nell’avvio del processo nei confronti della burocrate. Come farebbe, a quel punto, Crocetta a giustificare il mantenimento all’apice della pubblica amministrazione, di una burocrate sotto processo? E, tornando al primo caso, di fronte alla presenza di dirigenti di grande esperienza con titoli assai validi? Tra questi, ad esempio, l’attuale Ragioniere generale Salvatore Sammartano, l’unico, tra i papabili, a poter vantare la presenza nel ristrettissimo club dei dirigenti di “seconda fascia” (la quasi totalità degli altri burocrati è di terza fascia). Ma l’ostacolo, in questo caso, può essere rappresentato da un pensionamento che Sammartano ha già spostato di un anno, dopo la richiesta dell’assessorato all’Economia. Altro nome, allora, è quello di Giovanni Bologna, che per tantissimi anni è stato il dirigente generale responsabile del personale. Ma nei Palazzi, in realtà, si parla, in vista della successione di Patrizia Monterosso, di un “testa a testa” rosa. Non è un mistero, infatti, che negli ultimi mesi, nel sempre più ristretto cerchio magico del governatore sia entrata Rosa Barresi, pochi giorni fa trasferita dal dipartimento all’Agricoltura a quello dell’Ambiente. Su di lei, però, le ombre di qualche conflitto d’interessi in passato. E allora, ecco farsi spazio il nome di Luciana Giammanco, attuale dirigente generale della Funzione pubblica e responsabile dell’anticorruzione alla Regione.

L’exit strategy di Patrizia Monterosso

A quel punto, però, che farà Patrizia Monterosso? La scelta di un successore, per Crocetta, nonostante sembra che i rapporti siano recentemente un po’ più freddi, sarebbe comunque una decisione sofferta. Nonostante il governatore abbia, pare, ammesso sottovoce il fastidio legato ai rapporti tra la Monterosso e l’altro fedelissimo del presidente, cioè il senatore Beppe Lumia. “Non pensi di risolvere tutto senza di me” avrebbe infatti sussurrato pochi giorni fa. Che siano veri o solo verosimili questi fatti, Crocetta starebbe comunque pensando a una soluzione. E la più naturale, ammettono negli uffici vicini al presidente, è quella di un ripescaggio di Patrizia Monterosso in giunta, magari con la delega alla vicepresidenza. A quel punto, la “sacrificata” sarebbe Mariella Lo Bello, che già in passato ha dimostrato di essere pronta a immolarsi per la causa del presidente.

Ma sul dopo Monterosso si rincorrono le voci, che spesso diventano suggestioni. Come quella riguardante ad esempio, il tentativo della burocrate di rilanciarsi a Roma. Un po’ sulla scia di Lucia Borsellino, andata all’Agenas. Nel caso della Monterosso si parla di un’Agenzia nazionale e anche del Ministero dell’Istruzione. Voci, al momento. Come quelle riguardanti un’avventura politica di Patrizia Monterosso. Un’idea che, però, sembra sia circolata in maniera più concreta pochi anni fa, anche sotto l’impulso di Lino Leanza, fondatore e animatore del movimento Articolo 4. Un po’ meno fondata oggi, nonostante, lo ricordano in tanti, i buoni rapporti tra la stessa Monterosso e il ministro e leader del Nuovo centrodestra Angelino Alfano. Voci, che scandiscono il count down che conduce all’unica cosa certa. Tra cinquantacinque giorni scade il contratto di Patrizia Monterosso. È partita la corsa per il salvataggio della burocrate. O per la sua successione.

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19 Maggio 2016, 12:29

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