Monterosso-Corsello, tempi lunghi| Il pm protesta, processo anticipato - Live Sicilia

Monterosso-Corsello, tempi lunghi| Il pm protesta, processo anticipato

Patrizia Monterosso e Anna Rosa Corsello

Sono accusate di peculato. Secondo la procura, l'udienza preliminare andava troppo a rilento.

PALERMO-IL CASO
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PALERMO – Per le cronache giudiziarie rappresenta un unicum, o quasi. Il pm batte i pugni sul tavolo e il giudice anticipa il processo che vede imputati per peculato il segretario generale della Regione Patrizia Monteresso e il dirigente in pensione Anna Rosa Corsello.

Il 4 novembre scorso l’udienza preliminare era stata rinviata al 9 marzo. E cioè a undici mesi di distanza dalla richiesta di rinvio a giudizio. Dopo che già una prima volta il processo era stato rinviato di quattro mesi per consentire alle parti di consultare alcuni documenti presentati dalla difesa. Sono atti noti o addirittura acquisti al fascicolo del dibattimento, aveva protestato il pm Luca Battinieri che all’indomani ha preso carta e penna per manifestare il proprio dissenso: “Il differimento collide con il principio della ragionevole durata del processo”.

E così il giudice per l’udienza preliminare Fabrizio Molinari ha deciso di anticipare l’udienza al 12 gennaio per decidere se Monteresso e Corsello meritino di essere processate per un mega peculato da 11 milioni di euro legato agli extra-budget della Formazione professionale.

La richiesta di rinvio a giudizio è datata maggio 2015. L’udienza davanti al giudice Molinari venne fissata per il 7 luglio. Allora arrivò il primo rinvio per un difetto di notifica. Poi, la nuova convocazione e l’appuntamento fissato a marzo. C’è un calendario che va rispettato anche in base al rischio prescrizione dei reati. Qualora il giudice decidesse di rinviare a giudizio le due indagate ci sarebbe tempo per processarle fino al 2029. Se il peculato venisse riqualificato in un altro reato. Ad esempio in abuso d’ufficio la prescrizione si avvicinerebbe al 2020.

La vicenda del processo è quella delle somme concesse agli enti di formazione in aggiunta alle cifre previste inizialmente dal Piano dell’offerta formativa regionale. “Integrazioni” che, come ha sottolineato la Corte dei conti che ha deciso pesantissime condanne, erano illegittime. Fu il nucleo di polizia tributaria della finanza a scoprirlo. Il segretario generale della Regione sarebbe il concorrente morale del peculato milionario commesso materialmente da Corsello, ex dirigente del dipartimento della Formazione. Secondo l’accusa, l’obiettivo del loro “disegno criminoso” era quello di “sottrarre il segretario generale al giudizio di condanna nel procedimento promosso dalla Corte dei conti”. Si tratta del processo che si è concluso con una batosta ormai definitiva: la Monterosso deve sborsare quasi un milione trecento mila euro.

Quando si seppe dell’indagine contabile, la Monterosso avrebbe chiesto a Corsello di bloccare i pagamenti successivi destinati agli enti in modo da recuperare le somme e fare venire meno il danno erariale. In particolare, il segretario generale nell’ottobre 2013 con un atto stragiudiziale invitò il dirigente “a sospendere qualsiasi pagamento in favore degli enti fino a concorrere nelle somme da recuperare e ad adottare atti amministrativi di compensazione dei crediti legittimamente vantati dagli enti con quelli vantati dalla Regione”.

Corsello si è sempre difesa sostenendo di avere agito rispettando la legge, sulla base di un parere dell’avvocatura e di avere salvaguardato gli interessi dell’amministrazione. Monterosso ha spiegato di non avere avuto alcuna influenza sulle procedure adottate dal dirigente.


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