19 Novembre 2017, 15:11
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In campagna elettorale Nello Musumeci lo ha detto più volte. Una delle primissime cose su cui mettere le mani è la burocrazia regionale. Senza un rapporto rinnovato tra politici e burocrati non si arriva lontano, rispondeva sempre il candidato della destra in campagna elettorale. Musumeci ieri si è insediato a Palazzo d’Orleans e oltre alla pratica della nuova giunta si metterà da subito al lavoro, con ogni probabilità, per ridisegnare i vertici della burocrazia regionale. Partendo da una certezza, già ribadita espressamente in campagna elettorale, la fine dell’era di Patrizia Monterosso segretario generale della Regione.
Una stagione lunga che ha coperto l’intera legislatura di Rosario Crocetta, di cui Monterosso è stata considerata la punta di diamante nel cerchio magico dell’ex governatore gelese. Una stagione che era cominciata già ai tempi di Raffaele Lombardo. Fu il politico di Grammichele a incoronare Patrizia a capo della burocrazia regionale, prima laureata in Filosofia ad arrivare al vertice della macchina regionale. Un’esterna, malgrado l’esercito di dirigenti in carico a mamma Regione.
Un’ascesa, quella di Monterosso, che affonda le radici negli anni del centrodestra onnipotente, quelli del 61 a 0 e di Totò Cuffaro. Sotto l’ala di Fabio Granata, Gianfranco Miccichè e poi Lino Leanza, Monterosso si fece strada ai piani altissimi della burocrazia. Fino all’investitura di Lombardo, confermata da Crocetta, che per il segretario generale ha sempre stravisto, difendendola dagli attacchi dei nemici. Anche nei momenti di grande difficoltà, come quelli relativi alla maxicondanna della Corte dei conti (per più di un milione di danno erariale) o all’inchiesta penale che vede la burocrate imputata per un peculato monstre sempre in relazione alla vicenda degli extrabudget.
Niente è riuscito a scalfirla fin qui. Ma Musumeci ha già detto chiaro e tondo in campagna elettorale che intende cambiare il segretario generale. E ora che succederà? Di certo, ci sarà un po’ di valzer ai vertici della burocrazia. Un nome in ascesa sembra quello di Fulvio Bellomo, direttore delle Infrastrutture, così come Maurizio Pirillo, ora alle Autonomie locali dopo una stagione di difficile coabitazione con l’assessore ai Rifiuti. Brilla sempre la stella di Giovanni Bologna e torna in auge il nome di Sebastiano Tusa, che secondo indiscrezioni riprese dal quotidiano La Sicilia potrebbe affiancarsi a Vittorio Sgarbi ai Beni culturali. Apprezzato nell’area è Gianni Silvia, già dirigente alla Formazione.
E la poltrona di Patrizia? Da principio pareva che l’erede prescelto fosse Massimo Russo, già assessore alla Sanità di Lombardo e già aspirante leader dell’autonomismo, poi rientrato in magistratura, a Napoli. Nei giorni scorsi è invece stato tirato fuori da Repubblica il nome di Maria Mattarella, nipote del presidente della Repubblica e figlia di Piersanti. Un’operazione “brandizzata” che ricorderebbe l’ascesa di Lucia Borsellino regnante Lombardo e vicerè proprio Massimo Russo. Che potrebbe a quel punto rientrare alla Regione da avvocato generale proprio al posto di Mattarella.
Il dossier è sulla scrivania del neopresidente, che ha già le sue grane per comporre il puzzle della giunta tra le bizze degli alleati. E che per ora agli assessori vuole pensare, solo dopo si parlerà di burocrati. Una quadra, quella sulla giunta, che potrebbe richiedere del tempo, in attesa di arrivare all’11 dicembre, giorno dell’elezione del presidente dell’Ars senza troppi mal di pancia nella risicatissima maggioranza di centrodestra. Solo dopo si definiranno gli assessori.
Già, l’Ars. È lì che il gossip di Palazzo vorrebbe ricollocare Monterosso, a seguito proprio di Miccichè. Tanto per non esagerare con la discontinuità, in un centrodestra che riproporrà, anche a livello di governo, facce e nomi già spesi nelle epoche di Cuffaro e Lombardo. Come ha scritto su Livesicilia Accursio Sabella, uno scenario era quello in cui Gianfranco Micciché potesse accoglierla all’Ars, in qualità di capo di gabinetto del presidente. Una nomina che si scontrerebbe col regolamento del Parlamento, che prevede l’obbligo, per le nomine di quel tipo, di rivolgersi a un dirigente della stessa Assemblea regionale. Ipotesi tortuosa, anzi praticamente impossibile, tanto che nel toto-burocrati per quella casella crescono le quotazioni della consigliera parlamentare Patrizia Perino. Il commissario forzista però apprezza molto l’attuale segretario generale. E allora uscirà davvero di scena Patrizia Monterosso a quel punto? O qualcosa del cerchio magico di Rosario Crocetta, ossia i suoi ascoltati consigli, resterà a proiettare l’ombra di quella stagione sull’era di Nello Musumeci? Difficile, in effetti, dopo tanti anni immaginare una Regione senza di lei.
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19 Novembre 2017, 15:11