25 Maggio 2017, 19:24
5 min di lettura
PALERMO – Sarebbe una storia diversa, senza i Gabinetti. L’inchiesta sulla presunta corruzione tra il mare e i Palazzi, sarebbe cosa diversa senza quegli uffici. Sospesi a metà, tra l’amministrazione e la politica. Tra il pubblico e il privato. Un privato rappresentato principalmente dall’armatore Ettore Morace, ma anche dall’altro armatore-amico-rivale Vincenzo Franza.
Prendi una delle figure-chiave dell’indagine. Quel Giuseppe Montalto, capo della segreteria politica di Giovani Pistorio, finito ai domiciliari, sostanzialmente, per essersi agitato troppo in favore gli amici. E molto meno per se stesso. Se si esclude, ovviamente, il piacere – difficile da quantificare in euro – di ostentare potere e relazioni, potenza e amicizie. Per gli inquirenti, però, quella di Montalto è una figura centrale, anche perché è “prevedibile – spiegano – che un ufficio connotato da forte carica politica quale la Segreteria Particolare dell’Assessore ai Trasporti fungesse da camera di compensazione dei vari interessi in gioco nel settore della navigazione marittima regionale ivi compresi quelli degli armatori”. Eccolo, il cuscinetto tra le lobby e il pubblico. L’ammortizzatore.
Ma è proprio in quel contesto, che un uomo come Montalto, esperto in comunicazione e già consulente del governo Lombardo, poteva recitare, in questo canovaccio della corruzione vera o presunta, un ruolo “strategico – spiegano gli inquirenti – poiché rappresenta l’uomo di fiducia di Pistorio al quale quest’ultimo impartisce le proprie direttive ed al quale si affida in certe circostanze per curare le proprie relazioni fidandosi dei consigli e delle raccomandazioni fornite dallo stesso”. È Montalto ad esempio a muoversi per stoppare la nomina del consulente Giuseppe Prestigiacomo, una figura che aleggia sull’inchiesta manco fosse un James Bond di Trinacria. Nessuno lo vuole lì dentro, tra gli scranni di commissioni che spesso producono proprio o nulla. E Montalto, pur di impedire quell’approdo, è pronto persino a contattare i deputati del Movimento cinque stelle, in particolare Sergio Tancredi, che assicura di non essere il promotore di quella nomina: “Te l’avremmo detto…”, spiega il grillino a Montalto. A ulteriore prova di questa oleosa commistione tra governo e legislativo, amministrazione pubblica e interessi privati.
Un potere parallelo, inafferrabile, allo stesso tempo etereo e coeso. Perché l’inchiesta fa emergere i frequenti e cordialissimi rapporti tra lo stesso Montalto e Marianna Caronia, attualmente indagata, che in quel periodo era in un altro ufficio di gabinetto, quello dell’assessore alla Famiglia Gianluca Micciché, anche lui, come Pistorio, in giunta in “quota” Udc. L’attuale candidata al consiglio comunale, è accusata di aver concorso al boicottaggio della nomina di Prestigiacomo e di avere ottenuto da Morace, tramite anche l’intervento di Montalto, una buonuscita dalla “Siremar”, società acquistata poco prima dall’armatore trapanese: 50 mila euro sarebbero stati saldati dallo stesso Morace in seguito alla presentazione di una “fattura relativa a prestazioni inesistenti”. Un “risultato” che si raggiunge dopo diverse conversazioni, durante le quali Montalto si offre come tramite.
Ma gli intrecci dei gabinetti sono più complessi di quanto si possa pensare. Per la Caronia, ad esempio, Giovanni Pizzo è “un mostro a tutti gli effetti”. Pizzo è stato assessore proprio alle Infrastrutture, poi, pur non facendo parte di un ufficio di gabinetto, sarà scelto come consulente personale di Gianluca Micciché, proprio l’assessore nel cui staff approderà la Caronia. L’ex deputata regionale, in quei giorni, però, come è evidente da quella frase, sembra nutrire una forte diffidenza nei confronti di Pizzo, promotore di alcuni incontri con l’Anav (l’associazione nazionale autotrasporto viaggiatori) e troppo attivo, secondo la Caronia, nel settore della navigazione: “Secondo me – dice a Montalto – quello in nome e per conto del fatto che ha fatto l’assessore millantando rapporti dentro l’assessorato secondo me si muove in questo orientamento… Siccome inficia il mondo che mi riguarda che è quello del trasporto marittimo mi secca che lui si infili dove non ha competenze millantando cose che lui non ha”. Eccolo lì, ancora una volta, il “corto circuito” tra assessorati e privati, tra amministrazione pubblica e lobby.
Che, stando a un’altra conversazione intercettata, viene persino “verbalizzato”: “Siccome – dice sempre la Caronia a Montalto – lui faceva il clochard il morto di fame gli ho detto mah veramente so che siamo colleghi. Appena gli ho detto siamo colleghi è morto. Ah ma che cos’è? Per quella consulenzina di sei mesi che mi ha fatto avere Morace?”. Una consulenza che sarà in realtà di un anno e con la Caronte & Tourist di Vincenzo Franza, tra l’ex assessore che si occupava di trasporti e una delle compagnie di navigazione al centro dell’inchiesta. Pizzo, poi, avrebbe anche fornito alcuni consigli alla Caronia: “Mi consigliava – annotano gli inquirenti – se mi voglio salvare di andare da Micciché perché è l’unica strada che mi può salvare perché per me si presentano lustri negativi” e ancora, “mi dice ma perché non ti fai mettere quanto meno a part-time. Così almeno ti danno 1000 euro Cioè – dice la Caronia – gli stavo sputando in faccia proprio mi sono trattenuta perché ero in un bar e c’erano persone”.
Gabinetti avvelenati, insomma. Veri teatri di trame e accordi. Che coinvolgono anche, ad esempio, Giuseppe Carpinteri, politico trapanese e componente della segreteria particolare dell’assessore regionale delle infrastrutture Pistorio. Anche lui si prodiga, secondo l’accusa, a stoppare la nomina del consulente Prestigiacomo. Una operazione che vede impegnato anche il capo di gabinetto di Pistorio, Mario La Rocca. Anche lui contatta i componenti della commissione legislativa all’Ars per bloccare la nomina del consulente. E sarà lui, spiegano gli inquirenti, a margine di una riunione in assessorato ad avvicinarsi alla dirigente Piazza, la burocrate che stoppò il bando della discordia, per prospettarle “la possibilità di reperire altri fondi e accontentare le richieste di Morace”. Ma la figura del capo di gabinetto di Pistorio appare meno inquadrabile. Fu proprio lui, infatti, pochi mesi prima, a scontrarsi duramente con i Morace, durante una seduta proprio della commissione Ambiente all’Ars e a mettere in discussione la regolarità del bando, accennando anche all’assunzione in Ustica Lines della figlia della dirigente che quel bando lo aveva scritto.
Pubblicato il
25 Maggio 2017, 19:24