Mori passa al contrattacco | “La Procura non si lamentò dei Ros”

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21 Gennaio 2016, 12:42

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PALERMO – “Nè Sabella, né la Procura di Palermo espressero rimostranze sull’operato del Ros e neppure ci sollecitarono a fornire informazioni”. Lo dice, tentando di confutare quanto sostenuto dall’ex pm di Palermo Alfonso Sabella, Mario Mori, ex capo del Ros, sotto processo nell’ambito dell’inchiesta sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia. Sabella, deponendo, aveva criticato l’operato degli uomini comandati da Mori, a suo parere troppo autonomi rispetto all’autorità giudiziaria. “Non capisco perché – ha aggiunto Mori – il Ros, avendo direttive specifiche dal procuratore e dal pm delegato, avrebbe dovuto avvertire lui in merito a inchieste su cui non era competente”.

L’imputato ha poi chiarito come i carabinieri appresero del ritorno in armi del pentito Balduccio Di Maggio nel 1995. “Ce lo disse una nostra fonte, Giuseppe Maniscalco – ha spiegato – che poi diventò collaboratore di giustizia e il Ros informò subito la Procura. Mai proteggemmo Di Maggio, la cui collaborazione era peraltro gestita dalla Territoriale e non da noi”. Infine Mori ha negato che il Ros vantasse una sorta di esclusiva nella titolarità delle indagini sulla ricerca di Provenzano. “Nessuno impedì ad altre forze di polizia di cercarlo – ha detto – ricordando, però, che il Ros, per molto tempo, fu l’unico reparto di polizia giudiziaria a occuparsi con determinazione della ricerca”. “E questo – ha concluso – dal pentimento di Cancemi che aveva evidenziato l’operatività del boss in un momento in cui molti lo ritenevano morto”.

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Nelle sue dichiarazioni spontanee Mori ha poi parlato della vicenda della richiesta dell’ex sindaco Vito Ciancimino di essere ascoltato dalla commissione Antimafia presieduta da Luciano Violante. Confutando quando raccontato da Violante nella sua deposizione a proposito di un tentativo di Ciancimino di incontrarlo riservatamente, di cui Mori sarebbe stato ambasciatore, l’ufficiale ha ripercorso i contatti avuti con l’allora presidente. “Lo vidi quattro volte, tra agosto e novembre del 1992, e gli riferii in più fasi – ha spiegato – che avevo iniziato un rapporto confidenziale con Ciancimino che mi aveva espresso la richiesta di essere sentito dall’Antimafia senza condizioni e gli parlai anche di un libro che l’ex sindaco aveva scritto”. “Violante – ha aggiunto – mi chiese se avevo avvisato l’autorità giudiziaria e io gli risposi di no, perché, visti i contrasti sorti con la Procura per l’indagine mafia-appalti, mi riservavo di farlo dopo l’insediamento del nuovo procuratore, previsto di lì a poco”. “Lui non replicò – ha spiegato – Ne dedussi che approvava”.

Mori nega dunque di aver riferito a Violante l’intenzione di Ciancimino di avere con lui un incontro riservato e sottolinea di aver parlato dei suoi incontri con l’ex sindaco apertamente. “Se con il termine trattativa – ha concluso – si intende un contatto volto a garantire accordi inconfessabili, questa presuppone il totale segreto di ogni passaggio”. Mentre l’imputato parlò espressamente con Violante dell’avvio del rapporto confidenziale con Ciancimino. L’udienza prosegue domani con la deposizione dell’ex capo dei pm di Palermo Giancarlo Caselli.

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21 Gennaio 2016, 12:42

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