Addio campionessa | Il lutto sul web

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27 Ottobre 2018, 12:14

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“Ora inizierò i cicli di chemioterapia, ho paura perché voglio vivere”. Il post fissato in cima alla sua pagina Facebook, risalente a qualche giorno fa, lascia poco spazio alle interpretazioni: Sara Anzanello ha lottato con tutta se stessa, come in campo, come quando ha vinto i Mondiali di pallavolo nel 2002, nel 2007 e nel 2011. E poi, a 38 anni, è arrivata alla fine del suo viaggio.

Un lungo calvario, che lei stessa descriveva pieno di incertezze e difficoltà, ben diverse da quelle vissute con la divisa dell’amata nazionale. Tra le pallavoliste azzurre più apprezzate e vincenti degli ultimi vent’anni, nel 2013 Anzanello aveva affrontato un complicato trapianto di fegato a seguito di un’epatite fulminante. Che però non era bastato a estrometterla dal suo mondo, l’amore di sempre: la pallavolo. Così nel 2015 era tornata, prima come team manager del Club Italia, quindi in campo con la formazione di B1 dell’Igor Volley Novara. Sempre dall’alto della sua esperienza e dei 193 formidabili centimetri.

Ma quest’anno, le condizioni di “Grande Puffo” (soprannome affibbiatole dopo la dolce ‘pazzia’ di tingersi i capelli di blu e mai più dimenticato), si sono aggravate. “Mi è stato diagnosticato un Tum…re al sistema linfatico, manco riesco a dirlo”, commentava la stessa Anzanello sulla sua attivissima pagina social, annunciando di essere pronta per la chemioterapia. E nonostante l’ennesimo, brutale ostacolo, Anzanello non ha mai smesso di sostenere la sua Italvolley. Nemmeno nel recentissimo passato, durante l’esperienza mondiale in Giappone chiusa al secondo posto da quella che molti addetti ai lavori definiscono la nazionale più forte di sempre.

Ora quello stesso post raccoglie tantissime testimonianze d’affetto e incredulità, tanto che tuttora alcuni followers lo commentano come se Sara stesse ancora lottando. “Sei il simbolo della guerriera in campo e nella vita”, scrive un’utente; “Quando lo spirito del coraggio e delle sfide lo hai dentro affronti la partita della vita a testa alta. Un esempio di vita e finché ci sono persone come te nulla morirà mai”, commenta qualcun altro. E poi ancora, “Ora sei un angelo azzurro” o “Gracias Reina del voleibol”; “Che tu sia d’esempio per noi umani”.

Anche Sara era umana e coraggiosa. E ci teneva a ricordarlo, proprio nei momenti di maggior fragilità, tra le richieste di supporto rivolte alla folta comunità che seguiva la sua storia. “Cos’è la cosa che vorresti più di ogni altra, il tuo sogno nel cassetto, il tuo desiderio più grande? Il mio sogno è vivere”, si rispondeva la campionessa. “Semplicemente vivere, passeggiare, stare all’aria aperta, un bel bagno in un mare limpido, la sabbia sotto i piedi”. Quella sabbia sulla quale è ritratta, debilitata ma speranzosa, nella foto che accompagna il testo. “Io sono qui per lottare, mai mollare, crederci sempre come ho fatto in tutta la mia vita. Arrivederci a tutti”. Arrivederci, Sara.

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27 Ottobre 2018, 12:14

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