Morte nel sonno | I segnali inquietanti

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15 Ottobre 2018, 13:31

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La “morte nel sonno” continua oggi a essere un fenomeno clinico e sociale di grande rilievo. Si consideri che, solo in Italia, ogni anno si registrano decine di migliaia di casi, alcuni dei quali riguardano giovani al di sotto dei 35 anni. Una fatalità che risulta essere legata quasi sempre al malfunzionamento del cuore e dei polmoni e che è tornata tragicamente alla ribalta per le ultime notizie sul decesso di una ex pattinatrice azzurra, i cui contorni sono, comunque, ancora da chiarire.

Si parla di morte cardiaca improvvisa (MCI) a seguito dell’inattesa cessazione della funzione di pompa del nostro cuore. Ne deriva un arresto cardiaco, che senza un intervento tempestivo, porta inesorabilmente alla morte: passati soltanto 5 minuti, le possibilità di salvezza scendono del 50% con il rischio che vengano compromesse alcune funzioni vitali della persona.

Fra i fattori di rischio principali troviamo le patologie alle coronaria. Sono questi i “vasi” attraverso i quali il sangue viene portato al cuore. Diverse sono poi le malattie che determinano un’alterazione dell’attività elettrica nell’organo cardiaco, durante la trasmissione degli impulsi. Una delle più note è la sindrome di Brugada. Oltre a queste condizioni patologiche, la casistica definisce “a rischio” tutte quelle persone che hanno avuto già in passato esperienza di attacchi cardiaci.

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Esistono poi alcuni segnali che  possono rivelarsi campanelli d’allarme e spingere chi li manifesta a immediati controlli: aritmie, tachicardie, scompensi e svenimenti, tutti di natura sconosciuta. Infine, secondo quanto sostenuto dall’Ordine degli infermieri, gli arresti cardiaci sarebbero favoriti da alcune abitudini deleterie. Fra queste ci sono il fumo di sigaretta, l’assunzione di cocaina, metanfetamine o di steroidi anabolizzanti, l’eccessivo stress fisico o emotivo.

 

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15 Ottobre 2018, 13:31

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