Cronaca

Morti in carcere, l’allarme dei penalisti: “Cultura del silenzio”

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23 Maggio 2023, 12:55

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CATANIA – Morti in carcere, è allarme rosso secondo la Camera Penale di Catania “Serafino Famà”, che in un documento diffuso questa mattina chiede un incontro urgente con il garante regionale dei detenuti. Per la Camera Penale catanese, “si devono risposte a madri, fratelli, figli, congiunti”.

Morti in carcere: i numeri del fenomeno

L’appello degli avvocati penalisti etnei arriva all’indomani dell’anno terribile per le morti in carcere, soprattutto per suicidio. Nel 2022 infatti, secondo i dati del sito Ristretti Orizzonti che si occupa di documentare il fenomeno, a fronte di un totale di 203 persone morte nelle strutture di reclusione italiane 84 sono state per suicidio. È il record assoluto dal 2000. Di queste, 9 persone si sono tolte la vita in un carcere siciliano.

I dati sul 2023 indicano già un totale di 60 morti nelle carcere italiane, di cui 24 suicidi. Di questi, 4 sono morti in Sicilia, e 2 per sciopero della fame.

Gli scioperi della fame e la Camera penale catanese

Proprio ai due morti per sciopero della fame nel carcere di Augusta fa riferimento la Camera penale di Catania nel suo documento: “Nelle carceri siciliane sono morti alcuni reclusi – si legge – taluno di loro stava protestando con il civile mezzo dello sciopero della fame. È il grido dei dimenticati. Sale così vertiginosamente e proprio a partire dalla nostra terra la tragica percentuale di morti in carcere”.

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“Tutto ciò deve destare un allarme speciale – prosegue la nota – merita una adeguata attenzione ed esige risposte serie e ponderate da ogni prospettiva; dalla sede giudiziaria a quella amministrativa; dalla crisi infrastrutturale a tutto ciò che rappresenti, in casi come questi, lo Stato e la sua concezione. Uomini entrati in un penitenziario e licenziati perchè morti (a fronte di uno Stato che dovrebbe garantire loro la vita, la salute, il primato della legge ma anche quello della vera giustizia), propongono un tema caldo, forse meglio dire bruciante”.

La “cultura del silenzio”

I penalisti catanesi denunciano una “deresponsabilizzazione diffusa” sul tema delle morti in carcere: “Si è appreso che il Garante Santi Cunsolo ha esaminato gli atti relativi agli ultimissimi tragici avvenimenti e si prefigge di portare avanti le indispensabili e opportune iniziative di sua competenza. La questione, tuttavia, non è risolvibile con astratti richiami alla ‘burocrazia’, alle distonie del ‘sistema’ e via dicendo. Tutto ciò è surreale, vago, e fa il paio con una sorta di deresponsabilizzazione diffusa, che non è più neppure possibile ipotizzare”.

“La politica del tutti dentro non è la migliore possibile – si legge ancora nella nota – esistono molti casi in cui le misure alternative alla carcerazione (anche solo in sede cautelare) vengono disapplicate o ignorate pur di rivendicare la dura intransigenza di uno Stato non più credibile il quale ritiene che con la forza e nella forza si possa trovare il rimedio per i suoi troppi mali. Tutto ciò va denunziato e vanno assunte decisioni concrete ed immediate”.

L’incontro con il Garante

La Camera Penale di Catania ha dunque chiesto un incontro urgente con il Garante dei detenuti della Regione di Sicilia. Lo scopo, conclude la nota, è di “fare il punto sulla situazione, proporre soluzioni svolgendo adeguate analisi in ordine a tutto ciò, analizzare condizioni e decisioni che possano avere determinato i fatti che qui ci occupano. Va ribadito energicamente che la vita del detenuto è esattamente identica, per valori, contenuti, prospettive e necessità di tutela, a quella di tutti gli altri uomini di questo pianeta”.

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23 Maggio 2023, 12:55

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