18 Dicembre 2013, 18:14
2 min di lettura
PALERMO – Resterà per sempre uno dei nomi più noti tra gli imprenditori palermitani. Nella tomba si porta i ricordi di una scalata commerciale e, forse, anche il lato oscuro dei suoi successi. Mario Niceta è morto a 71 anni. Pochi giorni fa sul suo capo, e su quello dei suoi figli, si è abbattuta una disavventura giudiziaria. Di quelle che, se confermate, rischiano di lasciare una macchia indelebile in una vita intera. La Procura della Repubblica ritiene, infatti, che Mario Vittorio Niceta abbia costruito le sue fortune grazie all’appoggio dei pezzi da novanta della mafia. È scattato il sequestro preventivo di un patrimonio da 50 milioni di euro. Toccherà ai figli – Piero, Massimo e Olimpia – che ne hanno raccolto l’eredità imprenditoriale sobbarcarsi il peso della sua difesa, oltre che della loro.
Di certo se ne va un cognome conosciuto da giovani e meno giovani. Da chi già negli anni Cinquanta comprava i tessuti nello storico negozio di via Roma e da chi, in epoca recente, ha seguito la moda nei tanti negozi con il marchio Niceta sparsi per Palermo e per altre città siciliane. Le fortune del gruppo sono nate nel punto vendita di via Roma, a pochi passi dalla stazione centrale, dove coppie di genitori arrivavano in treno dai paesi della provincia palermitana per comprare il corredo alle figlie prossime alle nozze. Nasceva la Niceta Srl, prima gestita dai fratelli Onofrio e Piero e poi, appunto da Mario. Negli ultimi anni, una grave malattia lo aveva costretto alla sedia a rotelle. Inevitabile che le sorti del marchio passassero ai tre figli che hanno differenziato l’attività. Non solo abbigliamento. E di recente il gruppo Niceta si è dovuto misurare con la crisi che lo ha obbligato ad una serie di operazioni di ristrutturazione dei debiti e di concordato preventivo per sanare le perdite. Poca cosa rispetto al ciclone giudiziario che si è di recente abbattuto anche su Mario Niceta.
Su richiesta del Procura antimafia di Palermo e della Questura di Trapani a Mario e ai figli sono stati sequestrati tutti i beni. Carabinieri del Ros, poliziotti, finanzieri e agenti della Direzione investigativa antimafia sono giunti alla stessa conclusione: ci sarebbe la mafia dietro la scalata imprenditoriale. E la storia delle presunte contiguità illecite partono da lontano. Da quando Mario Niceta lavorava ancora con il calcestruzzo e sarebbe diventato il fornitore dei cantieri edili nella zona di Brancaccio per decisione dei capomafia della zona. Accuse pesanti ma anche ora tutte da verificare. Mario Niceta lascia la sua difesa in eredità ai figli.
Pubblicato il
18 Dicembre 2013, 18:14