17 Settembre 2014, 11:52
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PALERMO – “Dove sono finiti i soldi della motorizzazione? Perché non ve li fate ridare dallo Stato? E, soprattutto, fate in modo che non se ne prendano altri”. A lanciare gli interrogativi è l’associazione Sicilia e Legalità di Castelvetrano, rivolgendosi alla Regione. Sul piatto c’è una montagna di soldi, 50 milioni di euro l’anno, derivanti dai diritti di motorizzazione, che “pare venga lasciata indebitamente – spiega l’associazione in una nota – al Governo nazionale senza battere ciglio”.
L’associazione Sicilia e Legalità lo scorso 19 agosto aveva diffidato con un atto firmato dalla presidente, Angela Guarino, l’assessorato delle Infrastrutture e mobilità e il presidente Rosario Crocetta. Tuttavia, il termine di 15 giorni per rispondere è scaduto infruttuosamente. E le domande sono rimaste senza risposta. Da qui la nuova diffida presentata dall’associazione già impegnata nel controllo degli standard qualitativi dei servizi pubblici, già intervenuta in processi civili e penali, in particolare nel campo ambientale e sanitario per tutelare gli interessi della comunità.
L’atto – come conferma in una nota l’associazione – invita, tecnicamente, la Regione ad astenersi dal recepire provvedimenti o circolari ministeriali che possano far affluire nelle casse dello Stato somme di pertinenza regionale ed, in particolare, i diritti in materia di operazioni di motorizzazione: la cifra in questione non ammonta a pochi spiccioli ma, senza un tempestivo intervento, a ben 50 milioni di euro l’anno, praticamente lo stesso gruzzolo che il vertice di palazzo d’Orleans ha dovuto recuperare, di recente, attraverso un mutuo che costerà caro ai siciliani. Eppure – prosegue la nota – l’amministrazione ha fatto poco o niente per opporsi a questo ‘scippo’ e, anche quel poco, è stato fatto in modo negligente”.
Secondo l’associazione, con decreto legislativo del settembre 2000 sono state trasferite alla Sicilia, unica regione in Italia, le competenze in materia di motorizzazione, espletate con uffici e personale regionale”. Fino al 2011 gli incassi per la revisione delle automobili, le immatricolazioni e i collaudi sarebbero confluiti regolarmente nelle casse regionali. Poi, con l’introduzione di un nuovo programma informatico, questi diritti di revisione, denuncia l’associazione, sono stati incamerati dallo Stato con una semplice circolare.
Nell’ottobre 2013 il deputato regionale Bernadette Grasso presentò una mozione all’Ars che impegnava il governo “a voler individuare e percorrere tutte le iniziative utili al fine di ripristinare l’’introito nel bilancio della Regione siciliana del gettito derivante dalle operazioni effettuate in via telematica dalle imprese di revisione riconosciute e autorizzate a operare nel territorio siciliano, dalla competente amministrazione regionale”. L’Ars approvò la mozione malgrado il parere contrario dell’assessore all’Economia, Luca Bianchi.
“In un momento in cui la Sicilia affonda in un baratro economico buio e profondo – accusa Maurizio Franchina, portavoce dell’associazione – la Regione si permette il lusso di perdere milioni di euro dei siciliani per una leggerezza dell’amministrazione che, invece di intervenire con vigore, nella sua risposta, è stata debole e ha commesso errori banali come quelli di notifica del ricorso, inspiegabilmente poi mai riproposto, con un atteggiamento che è stato definito dall’opposizione all’Ars, di acquiescenza. È impensabile – conclude Franchina – che tutta la fatica si faccia in Sicilia e che i guadagni se li prenda Roma. Chiamiamo il presidente Rosario Crocetta a riparare alle negligenze, inadempienze ed inerzie commesse dalla passata gestione di Raffaele Lombardo, che ha provocato, già ad oggi, un danno economico grave, destinato ad aumentare. Gli chiediamo, pertanto, di promuovere tutte le iniziative nelle opportune sedi per ottenere le somme indebitamente incamerate dallo Stato, attraverso una semplice circolare, che non è una fonte di natura normativa e rende perciò il comportamento arbitrario”.
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17 Settembre 2014, 11:52