18 Settembre 2015, 15:29
7 min di lettura
PALERMO – Da un lato i residenti che non riescono a dormire la notte, dall’altra i locali che invocano il diritto di poter lavorare. E in mezzo il Comune che, dopo due anni, non riesce ancora a trovare una soluzione. Benvenuti nel caos movida, terreno ormai spinoso e foriero di polemiche.
Il Tar ha infatti bacchettato il Comune, dicendo che non è più possibile procedere con le ordinanze e così dal primo ottobre, senza un regolamento, a Palermo salterebbe ogni limite, per la disperazione di chi nella parte storica della città, nelle borgate o anche nelle zone residenziali come piazza Unità d’Italia, la notte vorrebbe dormire. In realtà esiste una normativa nazionale, che però nessuno rispetta.
Il problema è che un regolamento comunale ancora non c’è. L’amministrazione ne ha presentato uno che ha riscritto almeno tre volte, senza però convincere il consiglio comunale. La commissione Attività produttive ne ha formulato un altro, presentato oggi in conferenza stampa, su cui però peserebbero le perplessità degli uffici. Il centrodestra chiede qualche modifica, con un dibattito che, bene che vada, si terrà solo a fine mese, anche se la commissione si dice certa di farcela entro il 30. A mettere fretta, però, ci sono le centinaia di denunce dei residenti che hanno praticamente invaso la Procura e spinto il Comune a inasprire pesantemente le sanzioni, che dal primo ottobre saranno carta straccia senza un intervento del consiglio.
La commissione Attività produttive ha comunque presentato questa mattina le sue proposte che prevedono alcune novità come, per esempio, la pulizia dello spazio esterno a carico dell’esercente con criteri precisi, la divisione in due della città (la 1, cioè centro storico e zone residenziali, e la 2, cioè borgate e zone industriali dall’altro), oltre che l’anticipo di un’ora allo stop alla musica esterna (alle 23 per la zona 1 e alle 24 per la 2, che si allungano di altri 60 minuti in estate). No categorico all’amplificazione, ma con alcune deroghe.
Per ottenere queste deroghe però si dovrà sottoscrivere un patto con l’amministrazione che prevede l’installazione di un limitatore acustico (una sorta di “scatola nera”) che consenta di valutare i decibel e di registrarne i valori per due mesi, così da permettere i controlli a posteriori che non bloccherebbero le attività. Un limitatore costa circa 2.500 euro e sarebbe a carico dell’esercente, anche se molti ne hanno già uno e dovrebbero solo adattarlo.
Il sistema prevede anche un meccanismo premiante: chi ha il limitatore e soddisfa altre 6 condizioni (tra contrasto ai comportamenti incivili, insonorizzare i locali, piazzare cestini, educare al “bere responsabile”, disporre del wi-fi gratuito, stilare convenzioni con i parcheggi, organizzare navette e dotarsi di contenitori per la differenziata) potrà avere delle ricompense: qualifica di “locale virtuoso”, possibilità di amplificare e di prolungare di un’ora in estate, così come di ottenere spazi a canoni agevolati. Tra le proposte inoltre un organo di monitoraggio sull’applicazione del regolamento formato dai rappresentanti di categoria e dai residenti, che si riunirà almeno ogni tre mesi e relazionerà sugli effetti delle regole soprattutto in estate. Niente amplificazione però nei pressi di ospedale e case di riposo. L’idea di fondo è quella di spostare la movida dal centro verso le zone a minore densità abitativa. Sanzioni (fino alla revoca del suolo pubblico) per dichiarazioni false.
“Abbiamo elaborato un buon regolamento che va incontro alle esigenze dei cittadini e dei commercianti e garantisce l’ordine pubblico – dice il presidente della commissione Paolo Caracausi (Idv) – abbiamo ascoltato tutti i soggetti coinvolti, ma l’ordinanza dell’amministrazione è un fallimento. Proibire la musica amplificata in tutta la città ha portato all’incremento degli abusivi e alla proliferazione della musica in barba a ogni regola. Le limitazioni che invece abbiamo previsto, così come gli elementi premianti, saranno fondamentali perché la situazione torni alla normalità”.
“Non vi è dubbio che la città abbia bisogno di uno strumento che regoli la materia della convivenza tra le funzioni residenziali e le attività di pubblico esercizio e svago – dice Tony Sala, componente della commissione e vice capogruppo del Mov139 – la bozza di regolamento che è stata presentata dall’amministrazione è una buona base da cui partire per risolvere alcune questioni per la tutela dei cittadini su due fenomeni distinti ma contigui: il bere alcolici e il diritto al riposo. In Commissione Attività produttive, per il primo punto, si è ritenuto opportuno non modificare quanto proposto sia in termini di obblighi e di divieti rivolti agli esercenti e agli avventori sulla somministrazione e consumo di alcol. Per gli aspetti inerenti il disturbo della quiete pubblica mediante l’immissione di rumore, si è pensato di apportare dei correttivi che migliorassero l’atto avendo come principio ispiratore quello di decongestionare il Centro Storico, pur considerando la vocazione turistica della città; ed ecco la suddivisione in due distinte aree (centro storico e residenziali, borgate marinare e zone industriali). Tuttavia, sebbene siano state introdotte delle ulteriori limitazioni sull’orario di riproduzione musicale rispetto alla bozza, si è ritenuto proporre un sistema che premi quei locali che sottoscrivono un patto con l’amministrazione contenente una serie di impegni utili per la riduzione delle emissioni sonore, per la pulizia delle aree, per il decoro dell’ambiente. Comunque non si può non considerare che, in assenza di un controllo da parte di tutti gli organi di vigilanza preposti, non vi è alcuna ordinanza o regolamento che possa risolvere i conflitti. Adesso sarà compito del Consiglio Comunale, prima della scadenza dell’Ordinanza, discutere il documento e approvarlo”.
”I locali virtuosi faranno un investimento per rispettare i punti previsti – dice il vice presidente della commissione Alessandro Anello (Ncd) – sarà un patto tra l’amministrazione e i locali, che hanno tutto l’interesse a evidenziare i non virtuosi. Visto che i controlli sono limitati per carenza di personale, questa collaborazione è necessaria. Io sono l’unico componente del centrodestra in commissione e ho intenzione di portare avanti questo regolamento. Il centrodestra vuole approvare questo regolamento partendo dal testo della commissione e proponendo alcune modifiche, per questo sarà mio obiettivo riunire tutti i componenti del centrodestra, predisporre le ulteriori modifiche e presentarle in conferenza stampa”.
“Ci sarà una commissione che verificherà l’applicazione di questo regolamento – dice Carlo Di Pisa del Pd – formata dall’amministrazione comunale, dai residenti e dalle associazioni categoria con controlli su tutta la città”.
Per Salvatore Finazzo di Sicilia Democratica e vicepresidente del consiglio “c’è già una legge nazionale con limiti ai decibel che, di notte, toccano i 45 o 50. Resta il problema degli schiamazzi”.
“Molti locali hanno già il limitatore perché lo prevede la licenza – dice Marcello Robotti, vicepresidente Vivo Civile – chi lo ha più moderno potrà modificarlo e integrarlo. Il controllo dei vigili prima bloccava le attività, invece con questa scatola nera non si dovrà fermare la musica e i controlli si potranno fare dopo”.
“Ci riuniremo la prossima settimana e in maniera unitaria, in conferenza stampa, presenteremo le nostre proposte sulla movida – dice il capogruppo Fi Giulio Tantillo – terremo conto di quanto arrivato in consiglio e partiremo dal lavoro della commissione”.
“Il gruppo del Pd – dice il capogruppo Rosario Filoramo – ritiene la delibera sulla movida uno dei pochi atti che meritino di essere trattati dal Consiglio. La Giunta ha utilizzato sin ad ora il Consiglio Comunale per avere il via libera sull’aumento di tasse e tributi, trascurando gli interventi in favore dello sviluppo e dei servizi alle persone. Servono regole certe e semplici, rispettando le esigenze dei residenti”.
“Basterebbe prendere spunto dai regolamenti delle città in cui la movida ha norme certe e semplici. A Palermo restiamo ancora in attesa mentre l’ordinanza sta per scadere. Già nei mesi scorsi Confartigianato Palermo aveva proposto di seguire l’esempio di Catania in merito alle regole sui dehors, perché non considerare di applicare alla nostra città i regolamenti che già funzionano altrove, nel rispetto di imprese e cittadini? Bisogna salvaguardare entrambe le parti con regole una volta e per tutte definitive”. A dichiararlo Nunzio Reina, presidente di Confartigianato Palermo.
Pubblicato il
18 Settembre 2015, 15:29