Movida, mossa delle associazioni| Stop alla musica alle 23

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01 Novembre 2015, 06:10

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PALERMO – Anticipare di un’ora lo stop alla musica in cambio della zonizzazione e di un alleggerimento delle prescrizioni per gli esercenti. La proposta arriva come un fulmine a ciel sereno nel caos movida e non proviene da qualche commerciante o da una forza politica, ma nientemeno che dal “tavolo dell’economia”, ovvero da quel gruppo di associazioni di cui fanno parte Confcommercio, Confesercenti, Liberimpresa, Cidec, Confesercenti, Confartigianato, Cna e Casartigiani.

Una proposta shock che rappresenta però una sostanziale novità, anche se ancora non c’è un testo definitivo visto che le associazioni lo stanno limando per presentarlo al più presto. Il sindaco Orlando ha emanato venerdì la nuova ordinanza che resterà in vigore per tutto novembre e Sala delle Lapidi non ha ancora messo la parola “fine” al dibattito sul nuovo regolamento: da un lato la proposta della giunta, dall’altro quella della commissione Attività produttive, scritta proprio con le associazioni ma bocciata dagli uffici. Una querelle, con tanto di denunce dei residenti e attesa decisione del Gip sull’eventuale rinvio a giudizio di sindaco, ex questore e prefetto, in cui si inserisce ora la nuova proposta, destinata a sparigliare le carte.

Alcune associazioni avevano infatti chiesto, durante un’audizione in commissione, di non approvare più alcun regolamento, rifacendosi alla normativa nazionale. Ma qualche giorno fa i presidenti delle varie realtà, riunitisi nel tavolo dell’economia, hanno deciso di imboccare una terza via: una proposta ex novo che non è ancora definita nei dettagli, ma che rappresenta una sostanziale novità.

Le associazioni, in poche parole, accettano il no all’amplificazione e propongono addirittura orari più severi di quelli previsti dal Comune: musica esterna fino alle 23 dalla domenica al giovedì e fino a mezzanotte venerdì e sabato. Chiedono però il piano di zonizzazione, senza il quale il Tar boccerebbe facilmente il regolamento, e l’applicazione della normativa nazionale. In cambio l’esercente avrebbe la facoltà di contribuire (e non l’obbligo) alla pulizia delle aree di pertinenza, sparirebbe l’obbligo della cartellonistica, così come l’obbligo che non si senta la musica al di fuori dal locale. Lidi e discoteche seguirebbero le specifiche normative.

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“Non si comprende la proposta fatta dalle associazioni di categoria, dove non viene fatto alcun cenno sulla musica amplificata, punto centrale delle varie contestazioni. Si parla di orario ridotto di un’ora, si chiede di essere più permissivi su altri punti come la pulizia delle strade, imposizione mai contestata dagli esercenti visto che alla base di una qualsiasi attività c’è il decoro della città. Il vero problema di queste dichiarazioni è che effettivamente non esiste una associazione di categoria specifica del settore, per cui i reali problemi che coniugano le esigenze delle attività di intrattenimento e quelle dei cittadini non vengono affrontati con cognizione di causa. Un regolamento quasi perfetto, che aveva la necessità solo di qualche piccola correzione, la giunta Orlando l’aveva presentato alla città nel luglio del 2014. Oggi purtroppo quello proposto è lontano dalle aspettative sia degli esercenti che di tutte quelle realtà che gravitano in questo settore”. Lo dice Giovanni Randisi, titolare de “Ai Bottai”.

“Confermando quanto rappresentato da Vivo Civile e da una parte di cittadini e commercianti onesti – dice Alessandro Cilano – confermo quanto già dichiarato in sede di tavolo sindacale: non si può dopo tre anni di proposte più o meno volte a trovare soluzioni logiche, e non accordi di parte, accettare che chi è obbligato a salvaguardare le categorie commerciali, a fronte di applicazioni di leggi nazionali di cui anche noi siciliani ne facciamo parte, ci tratti come degli scolaretti. Basta. Si va avanti con la legalità. Ed i primi promotori ed attuatori della legalità devono essere coloro che ci governano. Quindi non è sbagliato l’atteggiamento del sindaco, ma tutto il sistema che per fatti non a noi consoni o conoscenti, rallentano il sistema produttivo di questa città. Ricordo a tutti che la legge di stato n 217/2011, art 34 duodecis, che ha recepito la legge europea sull’uguaglianza e diritto di concorrenza, recita: al fine di promuovere il rilancio delle attività turistico-balneari e la tutela della concorrenza, non possono essere poste limitazioni di orario o di attività, diverse da quelle applicate agli altri esercizi ubicati nel territorio comunale, per le attività accessorie degli stabilimenti balneari, quali le attività ludico-ricreative, l’esercizio di bar e ristoranti e gli intrattenimenti musicali e danzanti, nel rispetto delle vigenti norme, prescrizioni e autorizzazioni in materia edilizia, urbanistica, igienico-sanitaria e di inquinamento acustico. Fermo restando quanto previsto dall’articolo 6, comma 2-quinquies, del decreto-legge 3 agosto 2007, n. 117, convertito, con modificazioni, dalla legge 2 ottobre 2007, n. 160, le attività di intrattenimento musicale e di svago danzante ivi previste non sono soggette a limitazioni nel numero degli eventi, nelle modalità di espletamento e nell’utilizzo degli apparati tecnici e impiantistici necessari allo svolgimento delle manifestazioni. Per gli eventi di intrattenimento musicale e danzante si applicano i limiti di rumorosità previsti per le attività a carattere temporaneo stabiliti dalle regioni in attuazione della legge 26 ottobre 1995, n. 447. Non si possono creare disparità di trattamento tra cittadini dello stesso territorio che sia questo comunale, regionale, nazionale o europeo, in un contesto di Europa unita”.

LA NOTA DI VIVO CIVILE
“Prendiamo atto di possibili nuove proposte da parte delle associazioni di categoria, delle quali non conosciamo il merito ma che, immaginiamo, valgano per il futuro regolamento da approvare una volta introdotto il piano di zonizzazione acustica, e non certamente per quello attualmente in esame del consiglio comunale. Sarebbe infatti difficile spiegare per queste associazioni, le stesse che in commissione hanno posto la pregiudiziale della mancanza di un piano di zonizzazione, quello che a tutti gli effetti sarebbe un assist all’amministrazione, pari a quello recentemente offerto da alcuni esponenti del centrodestra, abbellito da qualche proposta anch’essa evidentemente concordata. Un simile comportamento, nella remota ipotesi in cui tali proposte venissero presentate per l’attuale norma in discussione, potrebbe essere imputato alla volontà da parte delle associazioni, in continua emorragia di iscritti e lacerate da conflitti di potere interni, di trovare legittimazione reciproca nell’amministrazione di turno, ripristinando quei “tavoli di concertazione” propri della vecchia politica e i cui risultati, in termini di crescita per l’economia e le aziende ma anche di sicurezza per i cittadini, sono sotto gli occhi di tutti,come dimostra la recente rapina a mano armata nel centro dell’isola pedonale di Via Maqueda. Riteniamo quindi tale ipotesi altamente improbabile, ma ribadiamo che sottoporremo al vaglio dei nostri legali qualunque strumento dovesse essere approvato in assenza di zonizzazione, con l’ovvia conseguenza che chi l’avrà direttamente o indirettamente avallato dovrà risponderne ai cittadini, siano essi residenti, imprenditori, elettori o iscritti. Rinnoviamo ancora una volta la richiesta all’amministrazione di far rispettare le norme nazionali in decibel, invece di nascondersi dietro ordinanze che ormai hanno perso qualunque effetto deterrente salvando solo quello deprimente nei confronti dei residenti che continuano nelle notte insonni e dei gestori onesti che si sentono gli unici vessati”.

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01 Novembre 2015, 06:10

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