02 Giugno 2013, 13:26
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PALERMO – All’una di notte niente più musica. Tra i locali di piazza Rivoluzione e piazza Sant’Anna soltanto il vociare delle persone. È infatti entrata in vigore ieri l’ordinanza sulla movida: musica spenta all’una di notte, bicchieri di vetro e lattine soltanto all’interno del locale.
“Questa ordinanza non risolve il problema per cui nasce anzi di fatto crea ulteriori problemi ad un settore già in difficoltà – ha affermato Antonio Ferrante, presidente di Efatà – colpisce i gestori seri che rispettano le norme e probabilmente non colpisce chi opera nella totale illegalità”.
Le nuove norme non sono state digerite dai gestori dei locali, fermi nell’esprimere il proprio dissenso a un’ordinanza che li costringe spesso, a loro dire, a vedere i ragazzi che riempiono i loro locali spostarsi da un’altra parte. Magari verso quelle “zone franche” da molti denunciate e sulle quali imperversa la polemica.
“Per noi sono regole di difficile applicazione – ha affermato Marco Mineo, proprietario del Cavù – bloccare un cliente che è dentro a prendere una bottiglia di birra e seguirlo per stare attento che non vada via è impossibile. Inoltre i 60 decibel da rispettare sono molto al di sotto del vociare della gente e spegnere la musica all’una è dura. A questo si aggiunge il fatto che ci sono zone della città in cui la musica c’è fino all’alba. Alla vucciria, al ballarò e ai candelai non c’è controllo e per noi questo è inaccettabile, perché vuol dire lottare ad armi impari – ha concluso Mineo – Non possiamo fare concorrenza ad una zona dove tutto è concesso e i costi sono più bassi”.
“Pensiamo che quest’ordinanza deve essere modificata perché ci sono molte criticità, soprattutto per quanto riguarda il problema dell’orario e della regolazione dei decibel – ha affermato Eduardo De Filippis, consigliere della settima circorscrizione – Abbiamo avuto un incontro costruttivo con l’assessore e ci rincontreremo nelle prossime settimane per capire quali sono le modifiche da apportare”.
Non sono mancati riferimenti alle dichiarazioni lasciate dall’assessore Di Marco, il quale ha affermato che alla Vucciria i vigili non possono andare ad effettuare i controlli perché è una zona a rischio. “Fin da ieri ci sono stati i primi controlli ed è giusto che ci siano. Ma devono essere messi in pratica per tutti, visto che è una legge cittadina – ha affermato Emmanuel D’Assaro , dipendente del locale Cavù – mi piace pensare che come i vigili vengno qui a fare i controlli li vadano a fare anche da altre parti. Mi riferisco alla Vucciria, al Ballaro, e alla Magione, zone definite dagli assessori stessi ‘franche’ perché non si vuole andare a intaccare un equilibrio di personaggi che lavorano senza licenze e senza le autorizzazioni, ma meglio averli lì che a rubare negli appartamenti. Questa è l’ideologia palermitana che secondo me non può essere accettata. Qui c’è gente che ha investito centinaia di migliaia di euro per avere un’attività in regola, per pagare le tasse e per pagare i contributi ai dipendenti come me e adesso ci troviamo tutti in crisi e in difficoltà – ha concluso D’Assaro – le nuove direttive portano lo spostamento delle persone da zone come piazza Rivoluzione a zone in cui la legge non viene messa in pratica e questo significa che persone che rispettano le regole si troveranno sul punto di chiudere”.
E mentre i locali del centro si svuotavano, all’una e trenta di notte, invece, alla Vucciria nulla è cambiato. I locali non hanno spento la musica e tutti avevano una bottiglia di birra in mano. Tutti i ragazzi si sono spostati verso le zone in cui si poteva continuare a bere tranquillamente e si poteva ascoltare musica.
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02 Giugno 2013, 13:26