13 Settembre 2014, 06:00
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PALERMO – Per affondare, ormai, al governo Crocetta basta una piscina. Una polemica, quella tra il governatore e l’assessore Sgarlata, che infligge un nuovo colpo a una giunta già fortemente compromessa. Sotto attacco. In difficoltà. In piena confusione. Il governatore denuncia il suo assessore. Ma non lo caccia. Lo invita a dimettersi, ma non “lo dimette”. Poi, torna indietro. Smorza i concetti. “Nei confronti dell’assessore – precisa il presidente della Regione – ho applicato il metodo garantista che applico con tutti, e non significa affatto che l’assessore sia colpevole. Semplicemente, inviare gli atti ai magistrati contribuisce a fare un’operazione di verità”. Le dimissioni dell’assessore? Una nube passeggera: “Non c’è alcun problema politico, in assenza al momento di infrazioni”.
Il caos, insomma. O meglio, un ulteriore caos dentro il Caos di un governo regionale che sembra ormai muoversi come un elefante in una cristalleria. A ogni movimento, si rompe qualcosa. Ma a guardarla un po’ più da lontano, la diagnosi di questo esecutivo è assai più dura di quanto possa manifestare il sintomo passeggero, il malanno.
Non si ricorda, a memoria, una condizione simile a questa. Su tre dei dodici componenti della giunta regionale pende infatti una mozione di censura. E sul quarto, la Sgarlata appunto, una inchiesta promossa dal “suo” governatore. Un impasse che accresce le difficoltà di una macchina dalla carrozzeria già fortemente ammaccata.
A metà giugno, ecco l’”incidente Vancheri”. Una mozione di censura nei confronti dell’assessore alle Attività produttive viene presentata da venti deputati. L’oggetto della discordia è la tormentata vicenda della nomina del cda dell’Irsap, che già aveva infiammato nei primi mesi dell’anno il dibattito in Assemblea. Ma, ecco la “curiosità nella curiosità”, il primo firmatario di quella mozione è un deputato della maggioranza. Si tratta di Mario Alloro, parlamentare del Pd dell’area che fa capo a Mirello Crisafulli. Ma non solo, quella richiesta di censura è stata firmata anche da altri due democratici: Franco Rinaldi e il gelese Giuseppe Arancio, oltre ai parlamentari del Movimento cinque stelle e di alcuni del centrodestra. “Quella mozione – ribadisce del resto Alloro – è tutt’ora in piedi. E chiederò che venga calendarizzata prima possibile”. In una fase politica nella quale la distanza tra quell’area del Pd e il governo è ampia come forse mai in passato.
Un po’ lo stesso copione che ha riguardato l’assessore Scilabra. Ma in quest’ultimo caso, le polemiche hanno raggiunto picchi assai più alti. Culminate con le dimissioni del dirigente generale Anna Rosa Corsello, con due drammatiche sedute della commissione lavoro all’Ars e soprattutto con le inchieste della Procura ordinaria e di quella contabile sulle vicende del Piano giovani e del flop day. In questo caso, la mozione di censura è stata presentata sia dal Movimento cinque stelle che dal centrodestra. Ma anche stavolta una parte del Pd, cioè – forse è il caso di ricordarlo – lo stesso partito del governatore, è pronta ad aderire. “Ci levi dall’imbarazzo”, avevano ufficialmente chiesto i cuperliani a Crocetta, facendo riferimento proprio a Nelli Scilabra e chiedendone, di fatto, l’allontanamento dalla giunta. E pare che molti tra i parlamentari democratici (alcuni di loro, come Panarello e Panepinto ad esempio erano stati durissimi durante quelle sedute di commissione) siano pronti a votare a favore della mozione. Quindi contro l’assessore di Crocetta.
Che è in buona compagnia. Anche sul collega dell’Economia pende adesso una censura trasversale. Bipartisan. A far “vacillare” Roberto Agnello, insediato da pochi mesi in rappresentanza dell’area Areadem di Giuseppe Lupo, è invece la vicenda di Riscossione Sicilia. La “colpa” dell’assessore sarebbe stata quella di non aver rispettato gli impegni presi in Commissione parlamentare, dove Agnello avrebbe assicurato il mantenimento delle sedi decentrate di Riscossione. Sedi che invece verranno chiuse già il 15 settembre prossime. Da qui, allora, ecco l’attacco, tra gli altri, dei deputati di maggioranza La Rocca Ruvolo e Ragusa (entrambi Udc) e dei parlamentari del Pd Raia e Panepinto. Oltre al centrodestra e al Movimento cinque stelle. Anche in questo caso, la mozione, insomma, ha un’ampia base di partenza. Perché anche altri esponenti della maggioranza, pur non firmando la mozione, hanno espresso un giudizio fortemente negativo. E’ il caso, ad esempio, del leader di Articolo 4 Lino Leanza: “La scelta immotivata del governo d’accordo con Riscossione Sicilia di mantenere il 15 settembre come data di chiusura – ha detto Leanza – sembra mirata a fomentare tensioni assolutamente evitabili. A chi giova?”.
Già, a chi giova? Anche perché le “mozioni forti” di questo governo non si sono limitate, in questi mesi, alle censure e alle piscine. Sembra ormai lontanissima nel tempo, la “cacciata”, poi (ovviamente) rientrata di Patrizia Valenti. E invece era aprile. Appena cinque mesi fa. L’assessore alla Funzione pubblica rifiutò di prendere parte a una giunta di governo nella quale Crocetta, in disaccordo con parte della maggioranza, decise di scegliere i manager della Sanità.”L’assessore Valenti non era assente – disse allora Crocetta – ma ha risposto a un invito del suo partito. Si è rotto il rapporto fiduciario. Ne tragga le conseguenze”. Pochi giorni dopo, però, la Valenti sarebbe stata non solo confermata in giunta. Ma persino nominata vicepresidente.
Freschissima, invece, è la vicenda che ha riaguardato Michela Stancheris, sconfessata dal Tar e costretta a “restituire” un milione di euro all’Inda. Il tribunale amministrativo regionale, infatti, ha in prima battuta accolto la richiesta di sospensiva dell’ente che ha fatto ricorso contro la revoca dei finanziamenti 2009 decisa dall’assessorato regionale al Turismo. Oggetto del contendere un decreto di maggio, con il quale la Regione ha deciso di riprendersi i fondi – un milione e 75 mila euro – concessi quattro anni fa per le tragedie greche portate in giro per la Sicilia dalla fondazione. Soldi che il governo dovrà restituire. Scosse, in un governo che, a detta degli stessi esponenti della maggioranza, è fallimentare al punto da chiedere “stacchiamo la spina”, come ha sostanzialmente dichiarato Antonello Cracolici. Nel frattempo, la popolarità del presidente della Regione cala a picco. Peggio di lui, solo il governatore del Molise. Ma Crocetta ribatte: “Sono stato eletto con il 34 per cento, e ho ancora il 46 per cento di popolarità”. La stessa logica, probabilmente, che sta spingendo il suo governo sempre più a fondo. Della piscina.
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13 Settembre 2014, 06:00