16 Luglio 2014, 06:00
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PALERMO – Sono ventisei. E costeranno alla Regione circa 300 mila euro. Per fare cosa? Nulla. Per aver atteso che il governo regionale perdesse l’ennesima causa. Dopo aver respinto al mittente le richieste di una transazione persino vantaggiosa. No, la Regione va avanti. E perde di nuovo. Il Tribunale di Palermo, infatti, con una sentenza che non lascia molti dubbi, ha deciso che ventidue “ex interinali” della società partecipata Multiservizi devono essere reintegrati a lavoro nella Sas, la mega-società che ha “inglobato”, oltre a Multiservizi, anche Beni culturali spa e Biosphera.
Ma non solo. La sentenza, depositata pochi giorni fa, oltre a “dichiarare costituito un rapporto di lavoro subordinato a tempo indeterminato” e a disporre la “riammissione in servizio” dei ventisei, ha condannato anche la Sas “al pagamento in favore degli stessi di un’indennità onnicomprensiva pari a nove mensilità dell’ultima retribuzione legale di fatto”.
Fatti quattro conti, è una bella somma. Gli stipendi di questi lavoratori infatti oscillavano tra i 1.100 e i 1.300 euro mensili. Per ognuno di loro, quindi, la Regione dovrà sborsare più di diecimila euro. Ma non solo. La Sas è condannata anche “alla rifusione delle spese di lite, che liquida in complessivi euro 1.500 per ciascun ricorrente”. E sono altri 39 mila euro. Insomma, la sentenza è costata alla società (interamente) regionale circa 300 mila euro. Soldi, per intenderci, che serviranno per pagare gli stipendi a lavoratori che in quei mesi… non hanno lavorato. Ma che erano (loro o qualche collega in una condizione analoga) invece già stati destinatari di altre sentenze favorevoli. Contro cui la Regione si è via via opposta. Perdendo (quasi) sempre.
La maggior parte dei vincitori di quest’ultimo ricorso sono difesi dal legale Francesco Domeniconi: “Già alcuni mesi fa – racconta il legale – il Tribunale d’appello di Palermo aveva sancito la nullità dei contratti di somministrazione e la trasformazione in contratti di lavoro subordinato. Dopo le sentenze che avevano chiamato in causa Muultiservizi, è subentrata la Sas. E le pronunce non sono cambiate. Anche per questo motivo, i miei clienti – prosegue Domeniconi – in passato avevano anche proposto delle transazioni. Erano disposti a rinunciare agli arretrati purché venisse riconosciuto il diritto all’assunzione. Ma il governo regionale, anzi i governi regionali, visto che la questione va avanti dal 2010 ormai, hanno sempre preferito procedere con le cause. Nonostante l’orientamento dei giudici fosse chiaro ormai da tempo. Mi chiedo come mai il governo si ostini”.
Un’ostinazione che la Regione potrebbe pagare chiaro. Visto che il contenzioso coinvolgerebbe quasi cento persone. La vicenda riguarda il passaggio, come detto, dei 900 lavoratori di Multiservizi alla Sas. Un transito deciso dal piano di riordino delle società partecipate voluto dal governo di Raffaele Lombardo. Qualcuno, però, era rimasto fuori a causa della procedura di “licenziamento collettivo”, scelta dal governo. In pratica, le società dichiaravano l’interruzione di attività. I lavoratori licenziati venivano “contestualmente” riassunti. Una procedura che si completa nel 2012, tra molti dubbi. Che diventano “sentenza”, man mano.
Sentenze che danno ragione ai lavoratori rimasti esclusi. Ad Agrigento, come a Palermo. E i giudici, nelle passate sentenze, hanno anche sancito un principio molto chiaro: la procedura di licenziamento collettivo è illegittima. E la fusione delle vecchie nelle nuove società va interpretata come un “trasferimento di ramo d’azienda”. Un iter previsto dal codice civile e che assicura la “continuità” del rapporto di lavoro appunto dalla vecchia alla nuova azienda. La Sas, difesa dall’avvocato Claudio Alongi, però, ha perso ancora. Altri ventisei vanno reintegrati. E risarciti. Un “giochetto” che alla Regione rischia di costare milioni di euro. Escluse le parcelle dei legali.
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16 Luglio 2014, 06:00