Muore suicida in carcere| il boss Pietro Ribisi

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15 Ottobre 2012, 16:13

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CASERTA – Si è stretto il cappio al collo e si è lasciato andare. Così è morto Pietro Ribisi, boss dell’omonima famiglia dell’Agrigentino, nella sua cella al carcere di Carinola, in provincia di Caserta. Aveva 61 anni e di fronte un “fine pena mai”. Secondo fonti di polizia penitenziaria, il fatto sarebbe accaduto giovedì scorso mentre si terranno domani i funerali a Palma di Montechiaro (Agrigento), il suo paese d’origine.

Pietro Ribisi è stato condannato per l’omicidio del giudice Antonino Saetta e di suo figlio Stefano, freddati il 25 settembre 1988 lungo il viadotto Grottarossa della strada statale 640 Agrigento-Caltanissetta. Al magistrato, allora presidente di una sezioni della corte d’assise d’appello, non è stato perdonato il suo essere integerrimo e il suo rifiuto a ogni tipo di “avvicinamento”. Pietro Ribisi è stato condannato in quanto autore materiale del delitto.

Nel 2008, poi, a carico di Pietro Ribisi è diventata definitiva un’altra condanna all’ergastolo nell’ambito del processo “Golden Market”, nel quale Ribisi era accusato dell’omicidio di Pietro Giro, titolare di un’autolinea che si occupava dei collegamenti tra Palma di Montechiaro e Palermo. L’esecuzione, con l’avvallo di Totò Riina, è avvenuta alal stazione centrale di Palermo nel 1989.

Strano destino, quello di Pietro Ribisi. La sua famiglia è stata protagonista della faida di Palma di Montechiaro che negli anni ’80 ha mietuto diverse vittime. Secondo il pentito Leonardo Messina, Pietro Ribisi non avrebbe potuto assumere la qualifica di uomo d’onore per via di una vecchia regola di “Cosa Nostra” che non consentiva l’affiliazione a più di due fratelli della stessa famiglia. A Palma erano già operativi i suoi fratelli Rosario, Ignazio e Gioacchino. E già questa era una deroga al principio. Ciò nonostante Pietro Ribisi ha preso parte alle attività criminali della famiglia mafiosa nella quale costituiva il braccio armato di Giuseppe Di Caro.

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15 Ottobre 2012, 16:13

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