19 Luglio 2019, 11:17
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PALERMO – L’inno d’Italia cantato dalla soprano Marta Favaloro e il minuto di silenzio seguito alla lettura dei nomi delle vittime della strage di via d’Amelio hanno ricordato alle ore 16.58 di questo 19 luglio il 27simo anniversario della strage di via d’Amelio in cui furono uccisi Paolo Borsellino, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Emanuela Loi, Claudio Traina ed Eddy Walter Cosina. Sul palco, allestito nella strada, si sono alternati familiari di alcune delle vittime della mafia che non hanno ancora avuto giustizia come la madre del piccolo Claudio Domino.
La cronaca della giornata
“Ascoltare la voce di Paolo Borsellino mi ha suscitato una emozione particolare, è la stessa voce di quando Paolo Borsellino venne a Catania nel ’90 per una manifestazione culturale organizzata dai parlamentari del MSI”. Lo ha detto il presidente Nello Musumeci ai cronisti che a margine della commemorazione della strage di via D’Amelio gli hanno chiesto cosa ha provato ascoltando le registrazioni della voce del procuratore aggiunto ucciso nel ’92. “Si evidenzia con estrema chiarezza, con drammatica attualità e con triste presentimento quello che poi sarebbe accaduto – ha aggiunto – cioè l’isolamento e credo che non riguardi solo la vicenda umana e professionale di Paolo Borsellino perché quando si è lasciati soli nella battaglia più difficile allora è segno evidente che il destino è già segnato”. “Borsellino è stato tradito da chi doveva stargli vicino e lo Stato non è apparso sufficientemente presente, forse non tutti gli apparati dello Stato volevano che emergesse la verità nelle indagini. A distanza di tanti anni – ha sottolineato Musumeci – a nome dei siciliani chiedo e rivendico il diritto alla verità dobbiamo conoscere i volti di chi doveva fare il proprio dovere e non lo ha fatto, di chi ha lasciato solo Paolo Borsellino per farlo diventare comodo e facile bersaglio della mafia”. Musumeci ha poi aggiunto: “Siamo davanti all’albero di ulivo che simboleggia l’eternità del messaggio che hanno voluto lasciare Paolo Borsellino, la sua scorta e anche Giovanni Falcone e gli uomini che lo accompagnavano e tutti coloro che sono caduti nella trincea della lotta alla mafia”. Presenti, tra gli altri, il vice presidente della Regione Gaetano Armao, gli assessori Ruggero Razza e Toto Cordaro. “E’ un iniziativa sobria, breve, semplice come è giusto che sia il messaggio che deve passare soprattutto a questi giovani meravigliosi che ho incontrato qua – ha aggiunto – ai quali dobbiamo spiegare che ognuno di noi è impegnato e deve sentirsi impegnato sul fronte della Antimafia che non deve essere gridata, non deve essere un passaporto per affrontare con comodità le criticità della vita, l’antimafia va praticata giorno dopo giorno nel silenzio del dovere e il dovere si fa sempre in silenzio”, ha concluso Musumeci.
“Sono passati 27 anni dalla strage di via D’Amelio in cui vennero assassinati Paolo Borsellino e gli agenti della sua scorta Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina, eroi laici che hanno sacrificato la vita per la giustizia. Su quell’attentato, per troppo tempo avvolto da pesanti ombre, intravediamo i primi squarci di luce, chiesti con forza dalla famiglia di Paolo Borsellino che per anni ha atteso con dignità e compostezza di conoscere la verità. Si va intravedendo il contesto in cui maturò il depistaggio delle indagini sull’eccidio. Ma è ora indispensabile che si vada avanti su questa strada, che le eventuali responsabilità istituzionali vengano fuori senza sconti come chiedono i familiari delle vittime che, giustamente, pretendono una verità piena”. Lo dice Maria Falcone, sorella del giudice ucciso a Capaci e presidente della Fondazione Falcone, nel giorno del 27esimo anniversario della strage di via D’Amelio. “La nostra – aggiunge – non sarà una democrazia compiuta fin quando non saranno chiariti tutti i punti oscuri di una tragica pagina della storia della Sicilia e dell’Italia tutta. Ne hanno diritto i familiari del giudice Borsellino e degli agenti morti, ne hanno diritto gli italiani. Oggi un pensiero commosso va alla cara Rita, che non è più con noi e che di questa strada ha potuto solo intravedere l’inizio”.
“Veniva assassinato 27 anni fa, insieme alla sua scorta, il magistrato Paolo Borsellino. Tra depistaggi e insabbiamenti, ancora oggi questa pagina buia della nostra storia non conosce verità. Per questo Fratelli d’Italia chiede l’istituzione di una commissione d’inchiesta sull’attentato di via D’Amelio. Appurare la verità è un atto dovuto nei confronti della memoria delle vittime e di tutti gli italiani onesti che, nell’esempio di eroi come Borsellino, si battono ogni giorno per liberare l’Italia dall’oppressione mafiosa. Noi non dimentichiamo: Paolo vive”. Lo scrive su Facebook il presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, che in un successivo post ha aggiunto: “Come ogni anno, questa sera sarò alla tradizionale fiaccolata del 19 luglio in memoria di Paolo Borsellino. Ci vediamo a Palermo dalle ore 20.00 in piazza Vittorio Veneto”.
“‘Liberta’, giustizia, coraggio, rigore morale: ancora oggi, a 27 anni di distanza dalla strage di via D’Amelio, il ricordo degli ideali che animavano Paolo Borsellino e ai quali egli impronto’ tutta la sua vita privata e professionale, e’ vivo e pulsante nella memoria collettiva del Paese. Un segno indelebile dell’esempio che Borsellino ancora oggi incarna per tante generazioni di italiani’. Lo dichiara il Presidente del Senato Elisabetta Casellati. Il Presidente Casellati aggiunge: ‘Ai familiari di Paolo Borsellino e degli uomini della sua scorta esprimo la mia vicinanza: il dovere delle istituzioni deve essere quello di sostenerli fino in fondo nella ricerca della verita’ assoluta dei fatti. Finche’ cio’ non avverra’ e finche’ le organizzazioni criminali non verranno definitivamente disarticolate e sconfitte, il loro ricordo non potra’ mai dirsi davvero onorato. È guardando a figure come Paolo Borsellino – conclude – che i magistrati e le istituzioni giudiziarie italiane possono e debbono attingere le energie per rinnovare ogni giorno il loro impegno in nome della giustizia e della legalita”.
“Nelle risposte taglienti emerse dagli audio resi disponibili dalla Commissione antimafia c’è tutto il Paolo Borsellino che conosco”. Così il senatore Pietro Grasso (LeU) in un post su Facebook. “La rabbia di chi era consapevole – prosegue – di cosa servisse per combattere efficacemente la mafia, e già nel 1984 pretendeva dallo Stato totale dedizione e collaborazione; la lucidità di analisi, che lo rese insieme a Falcone il punto di riferimento di tutti noi magistrati e fiero nemico di Cosa nostra; l’ironia palermitana, quella capacità unica di strappare un sorriso – troppo spesso amaro – davanti a difficoltà grandissime”. “Paolo ha affrontato tutte quelle difficoltà con la consapevolezza di fare “solo” il proprio dovere, con l’affabilità nei modi dei grandi uomini, con la fermezza del cittadino modello, devoto alla Costituzione e alla toga che aveva scelto di indossare. Sentire di nuovo la sua voce mi ha ancora una volta commosso. Ha riacceso ricordi lontani nel tempo che pure è impossibile dimenticare. È incredibile pensare che siano passati 27 anni dalla strage Via D’Amelio, anni in cui lo Stato ha inflitto colpi durissimi alla mafia, ma ancora non definitivi. E soprattutto, anni in cui non si è arrivati, nonostante gli sforzi, a svelare alcuni aspetti fondamentali e oscuri della strage che ha portato alla morte di Paolo, Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina. Nel loro nome – conclude Grasso – non dobbiamo smettere di combattere e di cercare la verità”.
“Oggi ricordiamo e rendiamo onore a Paolo Borsellino, Emanuela Loi, Agostino Catalano, Walter Cosina, Vincenzo Li Muli, Claudio Traina. Uomini e donne delle Istituzioni abbandonati, da queste, al loro destino, segnato e annunciato”. Lo scrive su Facebook il ministro per il Sud Barbara Lezzi.
“Oggi più che mai Paolo Borsellino e i 5 agenti uccisi in Via D’ Amelio sono tra noi. La loro lotta per la giustizia riemerge dai documenti che la Commissione Antimafia ha reso pubblici pochi giorni fa. L’Italia ha fatto un passo avanti verso la verità”. Così su Twitter il capogruppo del Movimento 5 Stelle alla Camera Francesco D’Uva.
“Oggi 19 luglio si ricorda la strage di Via D’Amelio in cui la mafia sterminò Borsellino e la sua scorta. Ma bisogna liberare queste celebrazioni dalla retorica e dalle bugie e riaffermare la verità”. Lo dichiara il senatore Maurizio Gasparri (FI). “Anche i documenti emersi in questi giorni dimostrano che Borsellino si fidava dei Carabinieri per l’indagine mafia-appalti che invece altri suoi colleghi, mentre lui era vivo, proponevano di archiviare e che infatti fu incredibilmente archiviata il 14 agosto del 1992, a pochi giorni dalla strage di Via D’Amelio e alla vigilia di ferragosto, data sconcertante. La verità è emersa con chiarezza. La verità – conclude Gasparri – deve essere urlata ed è stata pubblicata in questi giorni su alcuni giornali. Questo bisogna dire il 19 luglio. Il resto è soltanto retorica che offende la memoria dei martiri e inganna le conoscenze dei vivi”.
“Via D’Amelio, ventisette anni dopo quel terribile pomeriggio del 19 luglio 1992, ci ricorda ancora una volta quanto sia lunga e tortuosa la strada da percorrere per conoscere tutta la verità e ottenere piena giustizia rispetto ad un periodo tragico che ha cambiato per sempre la storia del nostro Paese. A distanza di tanti anni, ci sono ancora processi in corso per accertare una verità a cui hanno diritto i familiari delle vittime di quelle stragi e tutto il popolo italiano”. Lo scrive su Facebook il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede. “Oggi dobbiamo ribadire che non ci si deve fermare finché ogni dubbio, ogni mistero, ogni ombra non sarà definitivamente cancellata. Lo dobbiamo a Paolo Borsellino, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina, Emanuela Loi, Claudio Traina e a tutti quelli che nella battaglia contro la mafia, la paura e la rassegnazione hanno sacrificato la propria vita. La Corte d’Assise di Caltanissetta ha definito l’attentato a Borsellino – e la vicenda processuale che ne è seguita – ‘uno dei più gravi depistaggi della storia giudiziaria italiana’. Di fronte a questa evidenza, messa nero su bianco dai giudici, bisogna pretendere la verità con ancora maggiore determinazione”. “Oggi però – conclude il Guardasigilli – dobbiamo anche avere il coraggio e l’onestà di dire che il ritardo nell’accertamento di quella verità è già un fallimento dello Stato. L’audio inedito di Paolo Borsellino pubblicato qualche giorno fa dopo la desecretazione degli atti della commissione antimafia ripropone a tutti noi la drammatica solitudine di quei servitori dello Stato che, nonostante fossero stati sostanzialmente abbandonati dalle istituzioni, non si sono mai arresi e hanno continuato a lottare senza sosta, fino all’estremo sacrificio. Questo pomeriggio sarò in via D’Amelio”.
“‘Politica e mafia sono due poteri che vivono sul controllo dello stesso territorio: o si fanno la guerra o si mettono d’accordo'”. Le parole di Paolo Borsellino risuonano ancora potenti a 27 anni dal suo assassinio”. Lo afferma su Facebook il ministro della Salute, Giulia Grillo. “La strage di via d’Amelio – aggiunge l’esponente catanese del M5s – fu la conferma che la strada per liberare l’Italia dal ‘puzzo del compromesso morale’ sarebbe stata ancora lunga. Da cittadina siciliana e ora da ministro non posso che onorare la memoria e l’esempio di Borsellino, uomo di Stato, guerriero della legalità”.
“Oggi ricordiamo il giudice Borsellino, ucciso 27 anni fa insieme agli agenti della scorta. Le sue parole e il suo coraggio sono sempre vivi nella nostra memoria, nella nostra coscienza. Ricerca della verità e contrasto alle mafie sono per noi un imperativo, un impegno quotidiano”. Lo scrive il premier Giuseppe Conte su twitter.
“Nel ventisettesimo anniversario della strage di via D’Amelio, in cui persero la vita, insieme a lui, Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina, rivolgo nei loro confronti un pensiero commosso e rinnovo la solidarietà ai loro familiari, tra i quali, per il primo anno, manca Rita Borsellino che ne ha continuato in altre forme lo stesso impegno. Rimane forte l’impegno per Paolo Borsellino, e per tutte le vittime di mafia, di assicurare, oltre al tributo doveroso della memoria, giustizia e verità”. Così il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in una nota.
“L’emozione suscitata dalla pubblicazione delle audizioni di Paolo Borsellino avanti alla Commissione Antimafia ha coinvolto in questi giorni tanti italiani – dice ancora il Presidente della Repubblica – e ha richiamato, ancora una volta, il nostro Paese all’impegno nella lotta contro la mafia e ai pesanti sacrifici che questa ha comportato. La riconoscenza verso la sua figura e la sua azione non si potrà attenuare con il trascorrere del tempo e appartiene al patrimonio di civiltà dell’Italia, conservato e coltivato specialmente tra i giovani. Ed è, questo, un segno di speranza”, conclude. Mattarella.
“Se tra di noi qualcuno ha sbagliato, se qualcuno ha tradito per ansia da prestazione o per oscuri progetti, siamo i primi a pretendere la verità. E non ci si pari dietro a chi non più parlare e a scorciatoie. Non vogliamo verità di comodo”. Così il capo della polizia, Franco Gabrielli, facendo riferimento ai presunti depistaggi nelle inchieste sulle stragi di mafia. A Caltanissetta tre poliziotti sono imputati per calunnia aggravata dall’aver favorito la mafia.
“Senza dubbio il 19 luglio è una data che resterà segnata non solo nel cuore dei palermitani ma nei cuori di ogni uomo che è un ricercatore di giustizia. È una data che ci deve far fare memoria affinché possiamo sempre custodire il prezzo di questo sangue che è un prezzo molto alto. Dobbiamo custodire il significato di questo sangue”. Così mons. Corrado Lorefice, l’arcivescovo di Palermo, città natale di Paolo Borsellino, commenta a Radio Vaticana Italia l’anniversario della strage di Via D’Amelio. “Uomini come Borsellino, come Falcone, infatti, ci dicono che dobbiamo prendere tutti parte alle vicende della città umana perché la convivenza umana sia costruita non su logiche di potere e di profitto ma sia segnata invece da una prospettiva di felicità che deve raggiungere tutti – dice il presule -. Ecco il motivo perché Paolo Borsellino si è sempre battuto: perché se non c’è giustizia gli uomini vengono sopraffatti da altri uomini e quindi si produce sofferenza, sangue. E Borsellino era un uomo anche ispirato dal Vangelo, questo non lo dobbiamo dimenticare, era un frequentatore dei Salmi, come noi sappiamo, e i Salmi custodiscono tutti i sentimenti umani. Ci sono anche i Salmi che gridano giustizia al cospetto di Dio”. A proposito dell’audio recentemente desegretato dalla commissione antimafia, in cui nell’84 il giudice Borsellino si lamentava della scarsità delle scorte:, per mons. Lorefice cono parole “che danno i brividi perché poi sappiamo, appunto, cosa è successo in quegli anni qui a Palermo”. “Penso che da questo punto di vista ci sia l’urgenza, la necessità che le istituzioni, in particolare lo Stato, non abbassino mai la guardia e che ci aiutino a credere ancora nella giustizia e a sostenere gli operatori di giustizia perché ci sono ancora, grazie a Dio…”, aggiunge l’arcivescovo. “A volte – conclude -, c’è un antimafia da ostentazione ma questa è gente che ha fatto sul serio con lo Stato, con le istituzioni: le ha servite con grande fedeltà perché voleva servire volti e uomini concreti. Ecco perché è necessario tenere alta la guardia e realmente sostenere gli uomini che ancora oggi su questo fronte riescono a rimanere liberi e a dire una parola di liberazione”. “Noi vogliamo la verità intera, costi quel che costi. Tutto questo per noi non è negoziabile. Pretendiamo la verità al pari dei familiari delle vittime delle stragi mafiose”. Così alzando il tono della voce e tra gli applausi, il capo della polizia, Franco Gabrielli, facendo riferimento ai presunti depistaggi sulle inchiesta, ha concluso la cerimonia, nella sede della questura a Palermo, per l’anniversario della strage di via D’Amelio, dove furono assassinati Paolo Borsellino e gli agenti di scorta.
“Se pensiamo a Paolo Borsellino ci viene in mente un grande magistrato, un punto di riferimento nella lotta alla mafia, un uomo coraggioso che ha proseguito con fermezza e determinazione il proprio lavoro anche nelle sue ultime, drammatiche settimane. Ecco, è quel coraggio che dobbiamo ricordare ed onorare, anche sostenendo chi ancora oggi continua a ricercare la verità su quanto accaduto quel terribile pomeriggio del 19 luglio 1992 in via D’Amelio”. Lo dice Giuseppe Lupo, capogruppo del Pd all’Assemblea regionale siciliana, nel giorno in cui ricorre il 27esimo anniversario della strage nella quale persero la vita il giudice Paolo Borsellino e gli agenti di scorta Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina.
“Se dopo 27 anni siamo ancora alla ricerca della verità vuol dire che lo Stato ha fallito. Credo, comunque, nel lavoro dei magistrati che stanno tentando di scoprire cosa accadde realmente in via d’Amelio”. Lo ha detto il ministro della giustizia Alfonso Bonafede a margine delle commemorazioni dell’eccidio di via d’Amelio costato la vita il giudice Paolo Borsellino e agli agenti della scorta. (ansa)
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19 Luglio 2019, 11:17