28 Settembre 2021, 06:10
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PALERMO – Centrodestra: assalto al fortino di Musumeci. “La Lega decida se stare dentro o fuori il governo regionale”. L’ultimatum del presidente Musumeci la dice lunga sul clima che si respira nel centrodestra siciliano.
Del resto, le parole di un leader nazionale sul destino della coalizione non possono passare in sordina. Siamo ben oltre le assenze strategiche in aula, l’operazione di logoramento è a una fase avanzata. Salvini rivendica la presidenza della regione Sicilia lasciando a bocca aperta buona parte dei vertici regionali dei partiti della coalizione. A pesare è soprattutto la tempistica: le stesse parole all’indomani del voto e del risultato alle amministrative non sarebbero state così indigeste.
Tra i corridoi palermitani serpeggia un po’ di stupore. Il riferimento a Minardo come papabile candidato diventa elemento di svariate considerazioni a margine. Il segretario da un lato ne esce rafforzato all’interno del partito (sempre più litigioso dicono i bene informati), dall’altro rischia di “bruciarsi” nella corsa alla presidenza. Di certo rimane quel “la Lega non farà da spettatrice” che non lascia adito a dubbi circa la volontà del Carroccio di giocare la partita per la leadership nazionale piazzando un forte avamposto sull’isola. E se i meloniani rimangono con le bocche cucite, Gianfranco Miccichè interviene vestendo i panni dell’arbitro della partita.
“Lasciamo che la scelta tocchi al partito che uscirà con maggiori consensi dalle amministrative”, ha detto riallineando la discussione nel binario degli schemi politici tradizionali. Ma fa di più bacchetta Musumeci e l’ultimatum. “Non mi piacciono gli aut aut, i dentro o fuori pronunciati verso partiti alleati. La Lega fa parte della coalizione, a meno che non decida di uscirne spontaneamente. ll governo non ha nemici al suo interno. Bisogna stare tranquilli e trovare le soluzioni per il bene della Sicilia”, ha affermato. Anche Minardo ha provato a calmare le acque.
Una sorta di “Nello, stai sereno” di renziana memoria? Chissà. Un primo banco di prova per la tenuta della maggioranza sarà la seduta di oggi a Sala d’Ercole. I deputati leghisti, c’è da scommettere, saranno sorvegliati speciali (soprattutto dopo l’uscita del capogruppo Catalfamo che ha bollato come “dispotica” la reazione di Musumeci). E il voto sul rendiconto e sui debiti fuori bilancio sarà la cartina al tornasole della fedeltà all’esecutivo. La road map prevede infine due momenti clou per definire il quadro: la kermesse di Catano De Luca a Taormina (“sabato parte l’arruolamento per l’esercito di liberazione”) e il risultato delle amministrative di ottobre. Una volta ultimato lo spoglio delle schede si capirà quali sono i rapporti di forza dei diversi partiti e il loro peso specifico. Un passaggio atteso anche a Roma dove Giorgia Meloni ha già segnato in agenda un incontro con Musumeci.
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28 Settembre 2021, 06:10