05 Agosto 2022, 16:05
4 min di lettura
PALERMO – “Sono dimissionario ma ancora in carica”. Con queste parole il presidente Nello Musumeci fa il suo arrivo al cantiere della nuova cittadella giudiziaria di Catania.
Sereno ma con fare deciso va incontro ai cronisti e si toglie qualche sassolino dalla scarpa. In primis, interviene sulla querelle a distanza con i deputati riuniti negli stessi istanti a sala d’Ercole. “Presidente perché ha utilizzato Facebook senza fare un passaggio in aula per annunciare le sue dimissioni?”. Musumeci non si scompone e racconta la sua versione dei fatti. “L’Ars arriva dopo l’annuncio. Io devo prima comunicare le mie dimissioni al presidente dell’Assemblea quindi l’Ars non è mai stata convocata per le dimissioni del presidente perché Miccichè non lo sapeva. Ieri sera gli ho comunicato anche verbalmente la mia volontà di dimettermi, ha consultato i capigruppo, non ha ritenuto fare una seduta se non seguita da dibattito, nella prassi come dimostrano i casi precedenti non c’è dibattito: con il presidente abbiamo così concordato di evitare la seduta”, spiega. Poi torna alla carica sul bis. “Il candidato? Il candidato del centrodestra è il presidente della Regione Siciliana uscente. Fino a quando la coalizione non dirà ‘no, Musumeci non può essere, ne abbiamo un altro’”, argomenta senza tentennare. Si lascia andare anche a qualche battuta amara. “Siamo con lo stesso governo dall’inizio con gli stessi assessori. Abbiamo fatto giunta ieri e un’altra ce ne sarà lunedì. Abbiamo lavorato tranquillamente con l’impegno di sempre”, dice.
“La coalizione deve eventualmente trovare un candidato che non sia catanese, perché una delle accuse è questa, che sono catanese; che non sia antipatico, perché pare che io sia antipatico; che non sia alto 1,85. Quindi qualcuno con una statura un po’ più bassa, che non sia stato mai coerente idealmente, cioè che abbia fatto il saltabanchi, che abbia avuto problemi giudiziari, perché chi non li ha avuti non può fare il presidente della Regione. E’ facile o non è facile trovare un candidato…?”, si chiede retoricamente prima di lanciare l’immancabile appello all’unità. “L’importante è che questo centrodestra sia unito per vincere e per non rovinare il tanto lavoro che in cinque anni è stato prodotto senza neanche un giorno di crisi”, dice. Insomma, Musumeci appare in grande spolvero e non cede alla tentazione di sferrare sciabolate agli alleati. “Lei vuole impedire a Berlusconi di chiamare un suo parlamentare? Certamente no! Salvini sta chiamando i suoi. Cesa ha chiamato qualcun altro. Mi pare giusto che ognuno si adoperi per trovare un candidato che non sia tutte quelle cose che ho già detto”, minimizza. Alla fine si concede un colpo di fioretto. “Se è un candidato catanese – ha continuato Musumeci – se è un candidato coerente, se è una persona perbene, se è un candidato che ha speso col suo governo di centrodestra oltre 5 miliardi e mezzo, se è un candidato che non ha procurato un solo giorno di crisi, se è un candidato che non ha cambiato 56 assessori, allora se ne può parlare. Siamo su ‘Scherzi a parte!'”.
Insomma, Musumeci è vivo e lotta insieme a noi tanto da cogliere la palla al balzo: la posa della prima pietra della cittadella giudiziaria di Catania diventa il palcoscenico ideale per rilanciare il bis. Insieme a lui ci sono gli assessori rossoazzurri più fedeli: Ruggero Razza, Manlio Messina e Marco Falcone (che veste i panni del padrone di casa del cantiere). Razza sorride sornione ma non rilascia dichiarazioni. L’assessore meloniano Manlio Messina insiste sulla bontà del lavoro svolto dalla squadra di Musumeci. “Continuiamo a lavorare per unire il centrodestra, noi contiamo come FdI che sia Musumeci a guidarlo: oggi raccontiamo uno dei fatti concreti che ha fatto questo governo”, dice a Live Sicilia. “Valuteremo i nomi che faranno gli alleati: se sono nomi che ci uniscono e fanno vincere il centrodestra siamo ovviamente disponibili a dialogare, partendo dal presupposto che FdI non retrocede sulla posizione di Musumeci”, insiste Messina. Ferma difesa del presidente anche da parte dell’assessore azzurro Marco Falcone che risponde a chi contesta a Musumeci di avere intrattenuto un rapporto irrispettoso dell’assemblea. “Non c’è nessuna assenza del presidente che ha sempre guardato con attenzione ai lavori d’aula e ha messo in campo tutte le necessarie attenzioni perché il governo potesse indirizzare dei percorsi amministrativi e l’Ars fa il suo ruolo di legislatore nonostante casi anche criticabili così come è avvenuto per l’abrogazione dell’emendamento sulla Tari di Catania oltre che il contributo a Palermo”, spiega a Live Sicilia. La partita nel centrodestra è aperta e il tempo, adesso, stringe.
Pubblicato il
05 Agosto 2022, 16:05