22 Aprile 2021, 17:20
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CATANIA – “Se lo chiamiamo Ponte sullo Stretto è considerato un figlio di putt…, allora, da oggi, lo chiamiamo Ulisse”. Il presidente della Regione ribattezza il ponte sullo Stretto con il suo collega calabrese Nino Spirlì, al fianco dell’amministratore delegato di Webuild Pietro Salini e degli assessori calabresi e siciliani alle Infrastrutture.
In un momento di tensione politica nel centrodestra, Musumeci pizzica il cuore del potere tanto caro all’allora sottosegretario con delega al Cipe e oggi presidente dell’assemblea regionale Gianfranco Miccichè. Non a caso, nel palaregione etneo, spunta l’uomo forte dell’epopea berlusconiana nel mondo delle opere pubbliche: l’ingegnere Pietro Lunardi, ex ministro tecnico dal 2001 al 2006. Proprio di fronte a Lunardi e accanto a Salini, c’è l’assessore alle Infrastrutture Marco Falcone, berlusconiano non proprio di rito Miccicheiano.
Gli ingredienti ci sono tutti. L’incontro è organizzato da un forum di docenti universitari, lettera 150, rappresentato a Catania dal costituzionalista Felice Giuffrè. Il ponte, ops, “Ulisse”, torna al centro dell’agenda politica.
“Quello di Draghi non è un governo politico – dice Musumeci – ma di emergenza. Calabria e Sicilia rivendicano il diritto di sapere che cosa si voglia fare di Ulisse. Basta con la legge del rinvio. Ci dicano se per loro la Sicilia e la Calabria sono ancora continente europeo. Non ci offendiamo, ma abbiamo il diritto di sapere, per il governo Draghi, cosa dobbiamo essere nei prossimi 10, 20 anni”. “Quale sorte abbiamo – chiede ancora Musumeci – se dobbiamo restare consumatori di prodotti che arrivano dal Nord? Se noi pensiamo che l’alta velocità debba fermarsi in provincia di Cosenza, siamo pronti a lanciare una sottoscrizione per lanciare noi un modello alternativo. C’è un modello alternativo? C’è ed è quello di fare diventare centrali, nel Mediterraneo, le Regioni del Sud”.
Continua Musumeci: “Non ci può essere corridoio se la gente è invitata a scendere dal treno quando arriva in Calabria. Il Nord non può pensare di essere erogatore di prodotti da spedire in Sicilia perché vengano consumati. Noi vogliamo essere protagonisti del nostro futuro”.
“La Calabria e la Sicilia – conclude Musumeci – mettono insieme oltre 100 parlamentari. Ognuno dica apertamente se questa infrastruttura sia essenziale, per l’Italia o per l’Europa. Gli elettori hanno il diritto di sapere come esercitare il mandato ricevuto”.
Di Caro (M5S)
“Ormai è un classico, quando Musumeci è in grandissima difficoltà, e ormai lo è da tantissimo tempo, tira fuori dal cilindro il progetto del ponte sullo Stretto per buttare fumo negli occhi dei siciliani. Qualcuno gli faccia notare che per coprire le sue enormi inefficienze e i suoi macroscopici fallimenti non basterebbe il ponte di Tianjin in Cina, uno dei più lunghi del mondo”.
Lo afferma il capogruppo del Movimento 5 stelle all’Ars, Giovanni Di Caro .
“Visto che Musumeci ama dilettarsi con questi inopportuni e patetici diversivi – conclude Di Caro – si ricordi che siamo in piena pandemia, che i contagi sono al galoppo, gli ospedali allo stremo, le vaccinazioni quasi al palo, e che siamo in gran parte zona rossa, mentre gli altri aprono: lasci la delega alla Salute e nomini subito il nuovo assessore. Non può permettersi di giocare con la salute dei siciliani”.
Claudio Fava:
“Musumeci ha ribattezzato il ponte sullo stretto “Ulisse”. Contento lui. Ai siciliani invece tocca l’Odissea quotidiana di treni lenti come cent’anni fa e di autostrade che assomigliano alla Parigi-Dakar”
Così Claudio Fava commenta le dichiarazioni di Musumeci sul ponte di Messina.
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22 Aprile 2021, 17:20