20 Settembre 2021, 15:40
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CATANIA – Il presente bussa alla porta ma Nello Musumeci parla al futuro. Nel giorno in cui il commissario del governo per il piano vaccinale, generale Figliuolo, sbarca in Sicilia per parlare della campagna di vaccini nella Sicilia del presente, il presidente della Regione interviene al novantacinquesimo convegno di Confindustria Catania, organizzato per aprire una riflessione con i vertici istituzionali su come gestire i fondi del Pnrr in arrivo in Sicilia. Nel suo intervento, anticipato rispetto alla scaletta proprio per permettergli di arrivare puntuale all’appuntamento con Figliuolo, Musumeci descrive la sua visione della Sicilia che verrà, citando più volte l’orizzonte del 2026 e mandando un messaggio ai padroni di casa: “Confindustria può contare su questo governo”.
I prossimi dodici mesi saranno di fuoco per il governo regionale e per la Sicilia: l’enorme massa di soldi, 231 miliardi per il sud, previsti dal Pnrr inizierà ad arrivare e dovrà essere gestita. Al tempo stesso, anche se Musumeci non le cita mai, le elezioni regionali di dicembre 2022 sono la congiuntura, il banco di prova di un governo che si giocherà la rielezione anche sulla gestione dei fondi europei. Ecco perché Musumeci inizia il suo intervento davanti alla platea di Confindustria Catania parlando di consenso: “Un uomo politico vive di consenso – dice Musumeci – ma il consenso non può essere il fine, se no io durante la pandemia avrei aperto tutto e dato retta ai social. Invece ho guardato l’obiettivo di salvare ogni singola vita, e ho chiuso. Il tema quindi è quello della volontà politica di cambiare le cose, e se questa volontà esista”.
“Tra la volontà politica e la sua realizzazione – prosegue Musumeci – si piazza però il mostro della mala burocrazia, in alcuni casi più potente della politica, protetto da una legislazione nata dopo il ‘68. Non ce l’ho con la burocrazia, ma se per avere un’autorizzazione ambientale non bastano due anni questa è una sconfitta della politica. C’è una classe dirigente imprenditoriale che ogni giorno si preoccupa di fare quadrare i bilanci, e se questo lo facessero i 30 dirigenti generali della Regione le cose andrebbero meglio. Solo che quando lo stipendio viene accreditato ogni mese non ci si preoccupa di certe cose”.
Musumeci dedica il resto del suo intervento a immaginare la Sicilia che verrà: “La ripartenza la vogliamo tutti – dice – ma verso dove? La Sicilia da anni è ultima in ogni graduatoria italiana, perché noi paghiamo una condizione marginale e periferica rispetto all’Europa. Ma possiamo avere un ruolo centrale nel contesto del bacino del Mediterraneo, un mare che non divide ma torna a essere il mare di traffico dei commerci. Ecco: ripartiamo per andare verso una regione che deve diventare base logistica del Mediterraneo, dove le merci si scaricano, si lavorano e vengono spedite al nord via treno. Ecco perché è così importante il Ponte sullo stretto: è vitale per i siciliani”.
“Abbiamo chiesto al ministro delle Infrastrutture – prosegue Musumeci – perché i treni veloci in Sicilia sono un’utopia. Il punto è che si deve riqualificare tutta la rete ferroviaria, che è da terzo mondo, e si deve completare l’anello autostradale: tra Catania e Gela ci pensa la Regione, ma tra Mazara e Gela deve farlo lo stato”.
“C’è anche un problema di infrastrutture immateriali – prosegue ancora Musumeci parlando alla platea di Confindustria Catania – ovvero la cablatura internet, che è essenziale. Oggi siamo la seconda regione più cablata d’Italia ma ci sono aree da recuperare, quelle dell’entroterra, o dei paesi che si stanno spopolando. Per questo abbiamo lanciato un piano di recupero dei borghi, per turisti che cercano pane appena sfornato e un vaso di fiori su in balcone del 1700. Dobbiamo recuperare le aree interne se vogliamo che la Sicilia sia una grande meta turistica, come quest’anno. Finora è mancata un’idea di Sicilia invece l’isola deve essere una base logistica nel Mediterraneo e avere le giuste infrastrutture. Il futuro si chiama Sud. E il futuro della Sicilia si trova ancora a sud, verso l’Africa che abbiamo lasciato alla Cina”.
Musumeci prosegue il suo discorso parlando di rifiuti: “I termoutilizzatori sono una scelta coraggiosa, la politica delle discariche non serve. Ben accette le attività industriali private, beninteso, ma in equilibrio con attività pubbliche. Dunque massima raccolta differenziata, che quando sono arrivato io era al 19 per cento e oggi è oltre il 40, e termoutilizzatori, uno in Sicilia occidentale e uno in Sicilia orientale”.
“Questo è tutto quello che vogliamo fare – conclude Musumeci – ma ora non bisogna disperdere fondi. Le risorse vanno pianificate. Abbiamo istituito una cabina di regia con il governo, e poi Roma deve darci gli strumenti per correre, se no il 2026 sarà solo un’altra occasione perduta. Con questo stato d’animo Confindustria può contare su questo governo, che fa degli errori ma fa del suo meglio perché questa terra possa redimersi”.
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20 Settembre 2021, 15:40