12 Giugno 2015, 06:41
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CATANIA. Rompe il silenzio il presidente della Myrmex s.p.a Gian Luca Calvi: ci tiene a chiarire molti aspetti della vicenda che riguarda il Centro di Ricerca tossicologica (European Drug Safety and Metabolism) catanese. E lo fa togliendosi qualche sassolino dalla scarpa, per così dire. Perché, secondo l’avvocato pavese, nel corso di questi anni sarebbero state troppe le inesattezze elargite sul suo conto e in generale l’intera questione non sarebbe mai stata correttamente compresa da chi l’ha raccontata e, a quanto sembra, neppure da chi – a vario titolo – l’ha vissuta. Nipote di Roberto Calvi, famoso banchiere italiano, sul capo della Myrmex Gian Luca calvi dalla cronaca meno recente si apprende circa una sua vicinanza a Forza Italia. Il suo nome finì sui giornali già nel lontano 2010 a seguito di un’altra acquisizione, (mai andata in porto) quella della “TecnoHospital” di Gianpaolo Tarantini. Nello specifico, l’avvocato acquistò una quota dell’azienda barese fallita e coinvolta nella mega inchiesta avviata dalla procura di Bari sullo scandalo della sanità in Puglia. Nel 2011, il colosso farmaceutico americano Pfizer cedette il Laboratorio: ad acquisirlo fu Gian Luca Calvi, appunto. L’epilogo sul Centro e soprattutto sui lavoratori è noto a tutti.
Dunque avvocato la società di cui lei è presidente, la Myrmex s.p.a., è sempre stata altamente specializzata nel campo delle protesi ortopediche. Cosa l’ha spinta nel 2011 a rilevare il Centro di Ricerca tossicologica e farmaceutica qui a Catania?
Myrmex ha presentato un progetto, condiviso dalla Regione Siciliana, per la realizzazione della prima cell-factory del Sud Italia, con grandi potenzialità in tutto il bacino del Mediterraneo. E’ grande l’interesse scientifico e, non di meno, industriale al ricorso alla medicina rigenerativa per il trattamento, tra i tanti campi di applicazione, della patologia cartilaginea (del ginocchio) e del nucleo polposo della colonna vertebrale.
Lei ha acquisito il Centro di ricerca ad 1 euro. Il valore complessivo del laboratorio è stato valutato oltre 37 milioni di euro. Cosa prevedeva complessivamente la cessione del ramo aziendale tra Wyeth Lederle S.p.A. e Myrmex S.p.A.?
Myrmex ha acquistato il Centro, sulla scorta del valore stabilito da due diverse perizie, commissionate, rispettivamente, da Pfizer e dalla società che rappresento, ad una primaria società di revisione. Al prezzo di un euro nessun altro ha acquistato, benché il Centro sia rimasto in vendita, e invenduto, per almeno due anni prima del nostro intervento. Anch’io ho sentito questa voce, priva di logica, di un valore di 37 milioni e mi pare una grossa sciocchezza: certamente, le assicuro, Wyeth e Pfizer hanno vagliato (e scelto tra) le offerte ricevute attraverso una procedura meticolosa e approfondita che ha coinvolto anche la sede centrale di New York.
Il rogito notarile della cessione riporta chiaramente quella che era la situazione patrimoniale del ramo d’azienda al 31 agosto 2011. Il valore d’acquisto calcolato era comprensivo di fabbricato, impianti, macchinari, attrezzature, e computer. La cessione prevedeva anche 6.647.743,00 di euro a titolo di crediti finanziari del ramo d’azienda versati da Pfizer mediante bonifico bancario alla parte cessionaria, cioè Lei. Per quale motivo, dunque, affermare che il valore complessivo del laboratorio ammontava a oltre 37 milioni di euro sarebbe “una voce priva di logica e una grossa sciocchezza”?
Le intese intercorse tra Wyeth e Myrmex costituiscono un accordo tra soggetti privati e non ho il potere, né la ragione, per infrangere il vincolo della riservatezza. Non di meno, è talmente irragionevole, con un’espressione brutta e un poco causidica si direbbe pretestuoso, ipotizzare che la più grossa multinazionale del farmaco abbia venduto a un euro un bene che vale 37 milioni, che il solo parlarne mi pare tempo perso.
L’acquisizione del laboratorio comprendeva anche tutti i progetti di ricerca finanziati dal ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR). Ci sono state varie interrogazioni parlamentari e fonti ministeriali avrebbero già confermato di avere elargito il finanziamento. Quest’ultimo, come riportato tempo fa da “Il fatto Quotidiano”, sarebbe anche dimostrato da una quietanza della Banca d’Italia datata 7 agosto 2013. I soldi pubblici stanziati ammonterebbero intorno ai 3 milioni di euro. Conferma?
L’ammontare dei contributi alla ricerca decretati dal MIUR è ben più alto di 3 milioni. Si tratta di contributi in percentuale sulle spese sostenute ( documentate, rendicontate e validate da uno o più esperti di nomina ministeriale) per la realizzazione di progetti di ricerca acquisiti attraverso procedure di rilevanza pubblica. Ripeto: è un contributo in percentuale. Così, ad esempio, ogni 100 euro spesi ne ricevo 40, ogni 1000 ne ricevo 400, e così via. Il conto economico è, evidentemente, sempre in perdita, fatto salvo l’eventuale valore del risultato della ricerca in questione. In altri termini: il MIUR rimborsa, con qualche anno di ritardo, una parte di costi già sostenuti, documentati e approvati. Se si insiste a parlare di “elargizioni”, si continuerà anche a non capire: per il fatto che si tratta di pagamenti effettuati nell’ambito di un sinallagma di natura negoziale.
Ritiene sia stato un affare vantaggioso in termini economici?
No.
Come venne a conoscenza della volontà da parte del gruppo Wyeth-Pfizer di cedere il ramo aziendale qui a Catania?
Tramite una società della Regione che si chiama, o si chiamava, Sicilia-Servizi, specializzata nell’assistenza alle imprese per lo sviluppo e il finanziamento di progetti industriali e di ricerca in Sicilia.
Lavoratori e sindacati affermano che l’accordo di programma previsto nella delibera del 5 agosto 2011, nei fatti non sia mai stato rispettato. Cosa risponde?
L’accordo di programma – e sono passati quasi 4 anni da quando la Regione, con delibera del 5 agosto 2011, assumeva l’impegno di finanziare ( tramite fondi comunitari) il progetto presentato – non è ancora stato stipulato, né probabilmente, se posso provare a fare l’indovino, lo sarà mai.
E’ possibile che oggi questa delibera venga considerata illegittima?
La delibera non ha mai avuto concreta attuazione. Il vaglio di legittimità delle delibere regionali compete agli Organi di Controllo, non certo a me. Tuttavia l’inefficienza della Regione, che porta, non di rado, alla paralisi delle attività di impresa, si manifesta proprio nell’incapacità di dare risposte: Le pare possibile che nel giugno 2015 si debba ancora discettare sulla legittimità di una delibera di agosto 2011? In un sistema che funziona questa delibera dovrebbe essere già attuata, oppure già revocata oppure già diventata illegittima: invece ci restano solo le chiacchiere.
La Regione, non risulta abbia mai erogato gli oltre 4 milioni di euro di finanziamento pubblico previsto per il sostegno del progetto. Intende dire, dunque, che l’accordo di programma contenuto nella delibera, non ha mai avuto concreta attuazione né da parte della Regione e né da parte sua?
Escludo con serenità e pari determinazione che Myrmex sia, o sia stata, inadempiente nei confronti della Regione. Ho il timore, se posso fare una battuta, che questi 4 milioni vagheggiati si vadano ad aggiungere ai 37 di prima; e non so, francamente, a cosa si voglia riferire
I lavoratori, inoltre, nel corso di questi due anni hanno protestato fino allo stremo. Per ultimo, hanno occupato il laboratorio e sono saliti sui tetti. Si è parlato di “mega truffa” da 40 milioni di euro, di “scippo”. Come commenta queste accuse?
Rispondo che “si è parlato” con malafede, probabilmente unita ad una robusta dose di ignoranza. Certamente, le pressioni esterne che ho subito per cedere il Centro a una società gradita alle forze sindacali e politiche locali sono state straordinariamente forti, mirate e convergenti. Non di meno inutili: i compratori che costoro avevano, a quanto dicevano, individuato, si sono tutti dileguati.
Veniamo ad un altro tasto dolente. Gli stessi ricercatori hanno sempre dichiarato di non avere mai lavorato un solo giorno. Di essere praticamente stati pagati per non fare nulla, pur avendo firmato (a loro dire per timore) i registri che attestavano il lavoro regolarmente svolto. Riferiscono di non avere mai acceso un microscopio e di non avere mai usato una sola provetta all’interno del laboratorio. Cosa ha da dire a riguardo? Come stanno le cose?
Il lavoro svolto è stato, nell’ambito del lavoro che c’era da svolgere, di alta qualità. Le ricerche realizzate hanno avuto il riconoscimento degli esperti del MIUR, i nuovi progetti presentati sono di grande spessore. Le pare credibile che il timore (di chi o cosa?) abbia indotto a compiere azioni contrarie alla propria volontà quelle stesse persone che non si spaventano neppure quando commettono atti di rilevanza penale, quali quelli da Lei menzionati nella domanda precedente? A proposito di chi abbia, o incuta, timore, devo però ricordare che, durante l’ultima riunione convocata dal Prefetto di Catania, il segretario confederale della CGIL – il quale, come ha precisato durante l’incontro, essendo l’unico “confederale” presente parlava a nome di tutti i sindacati – ha palesato l’intendimento di fare ricorso “tanto a mezzi legali quanto a mezzi illegali”. Un altro sindacalista ha raccontato di aver fermato, di notte, una persona che si trovava sul tetto dello stabilimento con un bidone di benzina tra le mani.
Ci sarebbe anche un esposto presentato dai lavoratori e sindacati alla Procura della Repubblica. La preoccupa?
Mi preoccupa questo gioco di scarica-barile, tale per cui i sindacati, assieme ad altre forze politiche e sociali, hanno esercitato una pressione indebita per indurre Myrmex a porre il Centro in vendita; ciò è avvenuto ormai da due anni e nessuno – a parte un fantomatico gruppo arabo, rappresentato dall’attuale assessore regionale al lavoro, che, nonostante la disponibilità di Myrmex suggellata dalla firma di una lettera di intenti, non si è mai presentato in Sicilia – ha mai manifestato interesse ad acquistare. Queste circostanze, in forma più dettagliata, sono già state da me rappresentate nelle sedi competenti.
Nel 2011 ha curato lei personalmente la trattativa con la Regione? E quali sono stati i suoi rapporti (se ci sono stati) con il governatore di allora Raffaele Lombardo?
Sì, ho curato io la trattativa. Ho anche avuto modo di conoscere l’ex presidente Lombardo e di presentargli il progetto industriale. L’interlocuzione tecnica si è svolta con il Prof. Marco Romano, all’epoca dirigente della Regione, persona capace e di grandi qualità, per quella che è stata la mia esperienza.
Come commenta, invece, l‘attuale atteggiamento insieme all’ultimissimo incontro con il governatore Crocetta a seguito del quale si sarebbe deciso di richiamare a lavoro i dipendenti, ma solo per un mese?
Chi ha partecipato a questo incontro? Dove? Quando? Perché sono stati esclusi, oltre a Myrmex, anche la Prefettura, che aveva indetto una riunione pochi giorni prima, e il Sindaco di Catania, che pure aveva inviato un suo rappresentante a questa riunione? Esiste un verbale o un appunto che renda note le decisioni prese, quanto meno, dal Governatore della Regione e dal Confederale dei Sindacati?
Perché ha deciso di dismettere il laboratorio d’eccellenza farmaceutica catanese?
Sono rimasto persuaso dal suggerimento dei sindacati, del sindaco di Catania e di altri protagonisti nel ruolo di comprimari.
I suoi 69 dipendenti sono in cassa integrazione a zero ore. Adesso forse alcuni torneranno a lavoro, ma solo per un mese. Il loro stato d’animo è comunque di totale abbattimento. Vuole rivolgere loro un pensiero?
Sì, due:
– grazie del lavoro svolto insieme, del vostro affetto, della vostra stima; insieme, se necessario fuori da questo contesto, troveremo una soluzione occupazionale adeguata;
– non fatevi strumentalizzare, l’illegalità non paga. Ad alcuni rivolgo il primo pensiero, col cuore; ad altri il secondo, con la testa.
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12 Giugno 2015, 06:41