03 Febbraio 2015, 14:57
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CATANIA. Un piccolissimo passo in avanti è stato fatto, ma la battaglia è tutt’altro che conclusa e i 69 ricercatori dell’ex Centro di ricerca Tossicologica e Tossicogenomica Myrmex, scendono ancora una volta in campo. La procedura di mobilità, infatti, si trasforma in cassa integrazione straordinaria per un anno: la notizia è stata confermata quest’oggi nel corso di un incontro, tenutosi ancora una volta all’Ufficio Provinciale del Lavoro; incontro a cui hanno preso parte una delegazione di rappresentanti di Cgil, Uil e Cisal e le relative sigle di categoria. La procedura di mobilità, immediatamente rifiutata da sindacati e dipendenti, era stata comunicata dai vertici dell’azienda, lo scorso dicembre a seguito dell’annuncio dell’arrivo delle lettere di licenziamento.
Secondo fonti sindacali, inoltre, sarebbe finalmente in corso un’indagine, quest’ultima partita a seguito dell’esposto presentato dai lavoratori e condotta dalla Guardia di Finanza etnea. Ma l’incontro di oggi, oltre a voler scongiurare il definitivo licenziamento dei dipendenti, aveva lo scopo di stigmatizzare la mancata presa di posizione della Regione Sicilia rispetto alla vicenda. In principio, infatti, com’è ben noto, fu proprio la Regione, con delibera targata Raffaele Lombardo, a sancire nero su bianco, la facoltà di rilevare l’azienda da parte della Regione al valore simbolico di un euro, per poi cederla ad un imprenditore designato dalla Regione stessa.
“L’accordo di programma – si leggeva nella delibera – è garantita dall’impegno a cedere a 1 euro, in caso d’inadempienza, alla Regione Siciliana l’oggetto delle cessione (Cioè il centro)”. Ma la Regione Siciliana, ad oggi, non ha mai intrapreso alcuna procedura per rivalersi sul centro. “ Chiediamo – sottolineano il segretario confederale Cgil, Margherita Patti insieme al segretario generale della Camera del lavoro Giacomo Rota – che la Regione si esprima in merito alla delibera. Diciamo ancora una volta che ha il dovere assoluto di farlo. E che lo faccia per conoscenza alla Procura della Repubblica e alla Finanza dove abbiamo presentato l’esposto. Bisogna inoltre creare le condizioni affinché il laboratorio venga comprato e rilanciato e questo passaggio – concludono – può diventare realtà solo con l’aiuto delle istituzioni”.
E il clima era ancora una volta teso tra i lavoratori. A raccontarci in breve la sua esperienza personale è Giovanni Sciuto, ex addetto Quality Assurance, del laboratorio catanese. “ Io ho lavorato in Pfizer per ventisette anni. – racconta Sciuto a LiveSiciliaCatania – Fui uno dei pochi che sin dall’inizio espresse i suoi dubbi circa la cessione tra Pfizer e Myrmex. Ritenevo, infatti, che l’acquirente in questione, cioè il socio unico Gian Luca Calvi, avesse poco a che fare con il campo della ricerca preclinica. Lui si occupava a Pavia di commercializzazione – aggiunge – di protesi ortopediche, dunque la decisione di cimentarsi in questo settore, mi lasciò un po’ perplesso”. Ad ogni modo la cessione avvenne, e Sciuto si ritrovò in Myrmex, ma sin dai primi mesi iniziarono, com’è ben noto, a verificarsi le prime anomalie.
“La mattina – prosegue Sciuto – andavamo a lavoro e non c’era nulla da fare. Sin dal gennaio 2012 iniziammo a manifestare i nostri malumori derivanti da quella situazione. Facemmo anche molte riunioni interne, insieme al direttore Celeste. Ci veniva detto si attendevano nuovi fondi per far partire i progetti, ma poi non si fece mai nulla. A livello professionale mi è stato fatto un danno enorme, stare fermo per un ricercatore è altamente penalizzante. Simo – conclude l’ex lavoratore – ormai demoralizzati”.
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03 Febbraio 2015, 14:57