Cronaca

Catania, come funzionavano le piazze di spaccio smantellate nel blitz

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12 Dicembre 2024, 05:01

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CATANIA – Un gruppo, due succursali. Come una qualsiasi catena di negozi, il gruppo che spacciava droga tra via Palermo e Villaggio Sant’Agata aveva duplicato i punti vendita. Aumentando la propria presenza tra le strade della città.

È quanto emerge dalle carte dell’inchiesta “Cemento”. Che nella mattina di ieri, mercoledì 11 dicembre, ha condotto in carcere 18 persone, legate a due diverse organizzazioni dedite al narcotraffico a Catania.

Nell’inchiesta sono stati colpiti due gruppi che in comune avevano solo il fornitore, un corriere che lavorava per conto di narcotrafficanti calabresi. L’uomo portava grossi quantitativi di droga, soprattutto cocaina, che poi veniva spacciata a Catania da due gruppi.

Uno dei due gruppi scoperti dalla Polizia, che per gli inquirenti faceva capo ad Antonio Cocuzza e Sebastiano Buda, operava tra via Palermo e Villaggio Sant’Agata.

Il narcotraffico a Catania: via Palermo

Sono le telecamere installate dagli investigatori a riprendere le consegne che il corriere, il calabrese Rocco Rizzo, effettuava in via Palermo 499. L’uomo è ripreso più volte mentre entra nello stabile con delle borse voluminose e ne esce con delle buste di carta, che per gli investigatori contengono i pagamenti per la droga.

Via Palermo 499 è l’indirizzo della prima piazza di spaccio che secondo l’inchiesta è coordinata da Sebastiano Buda. La cocaina arriva ed è spacciata all’interno di un locale che una volta era adibito a stalla.

Il cancello della piazza di spaccio di via Palermo è sempre chiuso ed è aperto solo quando arriva un acquirente. Ma un altro modo per entrare in contatto con gli spacciatori è attraverso la via che, in quel punto, costeggia il torrente Acquicella. Da lì i compratori possono arrivare alla stalla senza essere visti e comprare crack o cocaina o skunk.

Villaggio Sant’Agata

La seconda base del gruppo è in via Federico Fellini. Qui lo spaccio avviene in quello che uno dei compratori di crack, fermato dalla Polizia, descrive come un bunker.

“Acquisto il crack – dice l’avventore fermato durante una retata – presso una piazza di spaccio con sistemi di sicurezza da bunker. Lo definisco così perché all’interno di un palazzo è stata costruita una struttura in cemento, con due cancelli in ferro per l’accesso a distanza di due metri uno dall’altro”.

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“Oltrepassati i cancelli – continua il racconto – si accede all’interno del bunker dove si trova un pusher che vende lo stupefacente, atteso che il perimetro esterno è presidiato da diverse telecamere a circuiito chiuso”. Gli avventori potevano anche consumare la droga dentro il bunker.

Il buon funzionamento del fortino è affidato, secondo quanto si legge nell’ordinanza di custodia cautelare del Gip, a Francesco La Spina, che avrebbe svolto il ruolo di braccio destro di Sebastiano Buda e di Antonio Cocuzza, e che si sarebbe occupato di stoccare, nascondere, trasportare e distribuire la droga.

Le telecamere

In entrambe le piazze di spaccio il gruppo aveva fatto installare delle telecamere di sorveglianza. L’installazione era seguita in prima persona da Buda, che si rivolgeva a un uomo di fiducia su tutte le questioni tecniche.

Quanto fossero importanti le telecamere di sorveglianza lo dimostra il fatto che una delle prime cose fatte per fare partire i lavori di una piazza di spaccio era proprio l’installazione delle videocamere. È successo nel caso della piazza di Villaggio Sant’Agata.

Grazie alle videocamere Buda ha potuto sapere, almeno in un caso documentato dall’ordinanza di custodia cautelare, della presenza delle forze dell’ordine nei pressi della piazza di spaccio di via Palermo. A quel punto Buda ha ordinato a chi era presente nella stalla di nascondere i telefoni “citofono”, dedicati alle comunicazioni interne del gruppo.

Gli “orari di lavoro”

Tra gli elementi registrati dagli investigatori per dimostrare l’esistenza di piazze di spaccio in via Palermo e Villaggio Sant’Agata c’è anche la presenza di una turnazione tra gli spacciatori e di vedette che assicurassero lo svolgimento ordinato delle operazioni.

In particolare, le telecamere della Polizia hanno accertato che la piazza di spaccio di via Palermo era attiva in tutte le ventiquattro ore, con turni che partivano da mezzanotte e andavano avanti per sei ore ciascuno.

Sono state intercettate diverse chiamate tra Buda, La Spina e altri uomini coinvolti nell’inchiesta in cui si organizzavano i diversi blocchi temporali, con uno spacciatore che chiedeva il cambio alla fine del turno e un altro che assicurava la propria presenza per le sei ore previste.

Nel blitz Cemento sul narcotraffico a Catania sono state arrestate 18 persone.

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12 Dicembre 2024, 05:01

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