06 Dicembre 2020, 06:01
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Chissà cosa ne pensa Gesù Bambino di tutto questo trambusto sull’’orario’ della sua nascita e sul coprifuoco con le sue necessarie obbligazioni, causa pandemia. Chissà cosa pensa dell’indignazione dei molteplici perché la Messa – la solenne Messa, un po’ impellicciata, di Natale – subirà variazioni in scaletta, causa etc etc… Viva la tradizione, certo. Però anche i bollettini di guerra e di virus dovrebbero consigliare, forse, il senso delle proporzioni.
Magari se ne starà lassù – e dove, altrimenti? – con una torta divina, in attesa di soffiare le candeline (auguri, auguri), mentre il bue scalpita e l’asinello raglia, perché uno dei Re Magi anche quest’anno arriverà in ritardo. Sì, quello che quasi tutti, da bambini, chiamavano ‘Vincenzo’, equivocando tra il dono che recava e il suo nome, mentre, con le dita tremanti, si apponeva il Bambinello nella mangiatoia vuota. Intorno, c’era un cielo di carta azzurra, con il polistirolo uso neve. “Tu scendi dalle stelle”, si intonava. Non c’erano pericoli a minacciare quella felicità domestica in procinto di rituffarsi nella tombola. Oggi è diverso, il rischio della terza ondata incombe. Non casca il Natale se ci si sforza di essere un po’ più prudenti. Ma si sa che questo è (pure) un Paese che mescola tutto insieme e tutto confonde accuratamente: il cenone, il pranzo e il presepe. Non sia mai che si rinunci alla polemica. Dunque, perfino Gesù Bambino (poverino) viene arruolato nelle fazioni pronte alla pugna ideologica.
Un’Ansa del 2 dicembre chiarisce: “Le Messe di Natale si svolgeranno in un orario compatibile con il ‘coprifuoco‘. Lo assicura la Cei. ‘Sarà cura dei Vescovi suggerire ai parroci di ‘orientare’ i fedeli a una presenza ben distribuita, ricordando la ricchezza della liturgia per il Natale che offre diverse possibilità: Messa vespertina nella vigilia, nella notte, dell’aurora e del giorno. Per la Messa nella notte, hanno condiviso i Vescovi, sarà necessario – si legge nel documento finale del Consiglio permanente – prevedere l’inizio e la durata della celebrazione in un orario compatibile con il cosiddetto ‘coprifuoco’”. Apriti cielo. Qualcuno l’ha vissuto come un tradimento, uno sgarro. Siamo allora andati a chiedere ad alcuni sacerdoti palermitani per capire cosa ne pensano.
“Noi abbiamo a che fare con i bisogni e le esigenze delle persone – dice don Piero Magro, parroco di Sant’Espedito -. e dobbiamo renderci conto della complessità del momento. Io mi sono sempre organizzato così: la celebrazione per la vigilia, che è una Messa che esiste nel messale da sempre, alle cinque del pomeriggio del 24, poi una seconda alle sette e infine la Messa della notte di Natale alle dieci e mezza. Quest’anno, il Natale, cominceremo a celebrarlo alle sette di sera del 24 dicembre. L’ho comunicato ai parrocchiani e non c’è stato nessun problema. Dobbiamo adeguarci alla situazione. Ricordo che, durante la guerra, si celebrava la Pasqua, che è la vera festa di noi cristiani, al mezzogiorno del sabato. Proprio per il coprifuoco. L’aspetto più importante è che Gesù è già nato e che risorge sempre”.
Stesse considerazioni per don Angelo Tomasello, parroco di San Gabriele Arcangelo: “Mi interessa che Gesù sia nato e, soprattutto, che sia risorto. Mi permetto una battuta: mia mamma mi ha messo al mondo all’una di notte, ma io non ho mai festeggiato a quell’ora… Sappiamo benissimo, oltretutto, che stiamo parlando di date simboliche. Il vero centro della nostra fede è la Pasqua di resurrezione. Che resterebbe della nostra speranza, se Cristo non fosso risorto? Purtroppo, qualcuno si è fatto abbindolare da sottolineature futili. Viviamo un momento eccezionale, siamo in pandemia. Ogni giorno muoiono tantissime persone che non ci saranno né a Natale né a Pasqua. E io non dimenticherò mai, cinque anni fa, la prima Pasqua senza mio padre”.
“Dobbiamo capire cosa significa il Natale – dice un profondo teologo come padre Cosimo Scordato – una data scelta nell’antichità e che coincide con la festa pagana del Sol invictus, perché le giornate cominciavano ad allungarsi. Dal punto di vista liturgico e biblico, non sappiamo niente dell’ora e del giorno della nascita di Gesù. Il contenuto vero del Natale è nei gesti che sappiamo compiere per accogliere, per ricordare che Dio ha legato la sua vita alla vita degli uomini e perciò dobbiamo riconoscerlo in ogni persona. Le altre discussioni non hanno senso”. E poi c’è un frate missionario, che non vuole essere nominato, per via della sua inguaribile umiltà: “Quando ero nella foresta, la Messa di Natale era fissata sempre di giorno e due giorni prima, per questioni ambientali. Non rammento che ci sia mai arrivato un reclamo dal Paradiso”. Sante parole che, nella cupezza dei tempi, strappano la benedizione di un sorriso.
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06 Dicembre 2020, 06:01