Negozi senza parcheggi | a rischio chiusura

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10 Marzo 2014, 06:25

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PALERMO – Centinaia di posti di lavoro a rischio, medie e grandi strutture commerciali che potrebbero essere costrette a chiudere o a dover mettere mano al portafogli. Esplode il problema “parcheggi” a Palermo, città che oltre alla crisi deve fronteggiare anche una nuova emergenza tutta legata a leggi e regolamenti. Una questione tanto delicata da spingere il Suap, guidato da Paolo Basile, a chiedere un parere all’Avvocatura comunale e a tentare una via d’uscita per correre ai ripari. Il primo caso è stato quello della Coin, con l’azienda che ha minacciato di ricorrere ai licenziamenti, ma l’elenco potrebbe allungarsi inesorabilmente con Palazzo delle Aquile che adesso passerà al setaccio la posizione di oltre 450 aziende.

Ma andiamo con ordine. Una legge regionale del 1999 impone per tutte le medie e grandi strutture commerciali, ovvero quelle che nelle grandi città sono più grandi di 200 metri quadrati, di dotarsi di appositi parcheggi per i clienti: una condizione indispensabile per il rilascio dell’autorizzazione e quindi dell’apertura dei negozi. E con un decreto regionale del 2000 si fissano anche i numeri minimi di stalli: un metro quadrato di parcheggi per ogni metro quadrato del locale dell’attività, stalli che aumentano proporzionalmente  all’aumentare della grandezza della struttura. In alternativa si può ricorrere anche a convenzioni con parcheggi privati, ma solo entro 300 metri e con percorsi sicuri per i clienti. Cosa che comporta comunque un costo.

Un obbligo a cui si può ovviare solo se il negozio sorge in centro storico, netto storico o zone ad alta vocazione commerciale. In questi casi, infatti, l’esercente può “monetizzare”, ovvero pagare al Comune un corrispettivo al posto del parcheggio che l’ente locale utilizzerà per la costruzione di parcheggi pubblici o il miglioramento dei mezzi di trasporto. Un’alternativa però costosa, visto che secondo alcune stime si parlerebbe di quasi duemila euro a stallo: praticamente un salasso che adesso piazza Pretoria dovrà però esigere, dopo anni di “sonno” del Suap svegliatosi con l’arrivo di Basile.

Nel 2002, inoltre, il Comune ha adottato il Piano di programmazione urbanistica commerciale che vieta le medie e grandi strutture nel centro storico ad eccezion fatta per quelle anteriori al 1999, che dovevano comunque adeguarsi all’obbligo di parcheggi entro cinque anni. Termini poi prorogati dal consiglio comunale nel 2007, ma ormai scaduti. Insomma, chi nel frattempo non ha costruito i parcheggi o monetizzato potrebbe vedersi revocare immediatamente la licenza.

Il problema però è che il Piano comunale prevede l’adeguamento per i parcheggi anche per chi abbia “ereditato” una licenza, come nel caso della Coin (che ha scatenato le proteste della Uiltucs) in cui si sono fuse per incorporazione Ovs e Upim (sei punti vendita a Palermo per un totale di 150 dipendenti). Una norma che il Suap sta provando a contestare, visto che in questo caso sarebbe retroattiva (cioè si applicherebbe anche a chi ha iniziato l’attività prima del 1999) e richiederebbe nuove autorizzazioni anche per chi subentra: per questo l’ufficio ha chiesto un parere all’Avvocatura comunale prima di procedere a revocare le licenze, anche per evitare contenziosi. Un’azione inedita per il Suap che in questi anni ha semplicemente ignorato il problema, affrontato di petto invece da Basile insediatosi a inizio febbraio. Gli uffici ipotizzano anche un’eventuale nuova proroga del consiglio comunale, anche se i termini sono già scaduti e questo renderebbe la strada impraticabile.

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“Oltre un anno fa la commissione Attività produttive ha invitato l’assessore Marco Di Marco a predisporre la modifica al piano commerciale ma ancora ad oggi, tranne che per l’insediamento di un tavolo tecnico, nulla è stato fatto – dice il presidente della commissione Paolo Caracausi (Idv) – in questo periodo di grave crisi economica e occupazionale è assurdo chiedere, alle imprese che già sono in crisi, di adeguarsi e pagare somme che non possono permettersi. La commissione, appena saputo del problema Coin, ha immediatamente indetto un incontro alla presenza del nuovo dirigente del Suap che sta predisponendo gli atti necessari affinché si trovi una soluzione. La nostra città non può permettersi altri disoccupati e la chiusura di attività commerciali storiche come Coin. Auspico che a breve gli uffici portino una soluzione tecnica-politica e che in primis l’assessore,che anche in questo dimostra la sua inadeguatezza, il sindaco ed il consiglio facciano la loro parte”.

La lettera alla Coin, che ha fatto esplodere il caso poco più di un mese fa, non sarebbe inoltre un caso isolato. Il Suap ha già scritto ad altri quattro soggetti (per lo più supermercati e grande distribuzione), ma l’elenco delle medie e grandi strutture su cui gli uffici dovranno compiere le verifiche è lunghissimo (oltre 450 al 2010) e riguarda centinaia di lavoratori: dai negozi di articoli sportivi ai supermercati, dai grandi centri commerciali alle concessionarie, passando perfino per le librerie. Palazzo delle Aquile dovrà verificare se si sono adeguati alle norme e, nel caso di centro storico, netto storico e zone ad alta vocazione commerciale, se hanno monetizzato.

Ma le attuali regole rischiano di essere un capestro anche per vecchie aziende in crisi che sperano in nuovi proprietari, ai quali il Comune richiederebbe di adeguarsi ai parcheggi anche se ereditano la licenza, come Max Living tanto per fare un esempio. Il consiglio comunale potrebbe intervenire estendendo la monetizzazione a tutta la città, cosa che però suonerebbe come un ulteriore balzello imposto alle imprese in difficoltà per la crisi.

“Il regolamento si rifà alla legge regionale sul commercio, la settimana scorsa come rappresentante dell’Anci sono stato in commissione Ars per la nuova legge – dice l’assessore Marco Di Marco – noi nel frattempo abbiamo presentato un emendamento alla commissione comunale per il Piano commerciale. Quello che Basile ha chiesto all’ufficio legale è verificare se nelle more si può dare qualche proroga alle società. Anche qui bisogna ricordare che si sono avvicendati tre o quattro dirigenti e si scontato una serie di passaggi che comportano ritardi”.

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10 Marzo 2014, 06:25

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