Nel nome di un bambino

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07 Ottobre 2011, 22:03

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C’è un bambino in questa storia, nascosto oltre i fogli di carta e le immagini virtuali. E’ un bambino che non ha nome, in nome delle leggi sulla privacy, anche se un nome – celato dietro una protezione trasparente – ce l’ha. E’ un nome indissolubilmente legato a suo padre, Massimo Ciancimino. Un bambino è innocente, per angelica presunzione. Siamo sicuri che sia una buona idea quella di togliergli una scorta? Lo chiediamo in suo nome. Nel nome di un bambino.

Abbiamo scritto da tempo i nostri rilievi sui comportamenti pubblici e i trasalimenti privati del figlio di don Vito. Che ha a sua volta un figlio. Pensiamo che il figlio di don Vito ami suo figlio. Ne siamo certi, anzi. Massimo Ciancimino sarà un mentitore, uno spudorato, un millantatore. Ma è anche un padre palermitano. Uno che vede crescere la carne della sua carne nella giungla. Non è semplice vestirsi da padri a Palermo e insegnare la sopravvivenza fra stenti, precarietà, disordine, nei confini labili di una città disperata. I genitori palermitani sono più feroci e più cattivi degli altri. L’aggressività nasce dall’amore per una prole a rischio, tra le liane di cemento e la vegetazione di carta vetrata che copre le strade. Hanno imparato a ruggire, i padri di Palermo. Trasmettono la paura ai figli. Sono liberi docenti di rancore.

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Dalla foresta un giorno è sbucato un pericolo per quel bambino con un cognome terribile, inviata da oscure bocche spalancate. E chi scrive la reputa autentica. Massimo jr sarebbe capace di molto, mai di immaginare, per interesse, una minaccia a suo figlio. Maneggiare maldestramente candelotti è attitudine diversa dall’innesco di una bomba atomica. Lui, Ciancimino padre e già figlio, sta precipitando nell’abisso. C’è un Ciancimino figlio e basta da proteggere. C’è un bambino impiccato al suo nome, al nodo scorsoio della sua inutile innocenza.

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07 Ottobre 2011, 22:03

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