16 Luglio 2013, 20:52
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Era stata indicata dal leader Veltroni come possibile capolista del Pd alla Camera alle elezioni politiche del 2008. Alla fine, scivolò al nono posto in lista e fallì l’ingresso nel parlamento nazionale. Loredana Ilardi era la “precaria da 700 euro al mese” che doveva rappresentare un segnale di svolta del partito. Ma dal partito adesso ha deciso di uscire, per passare a Sel. Riceviamo e pubblichiamo la sua lettera aperta.
“Ho militato nel Pd dalla sua nascita. Ho creduto nel progetto di un soggetto progressista e riformista, tanto da essere candidata alla Camera dei Deputati già nel 2008. Sempre quell’anno sono stata eletta all’interno della direzione regionale. Ho sperato che questo partito potesse rappresentare le battaglie di cui sono protagonista da sempre per via del mio lavoro e del mio impegno sindacale. Vengo, infatti, dal difficile mondo del call center: le nuove fabbriche del XXI secolo. Un luogo in cui si sente forte l’assenza di diritti propria delle nuove identità lavorative, che oggi in Italia continuano a non aver un’adeguata attenzione da parte delle forze sindacali e politiche.
Pensavo, da dirigente, di potere contribuire alla formazione della linea politica, ma mi sono trovata schiacciata in un correntismo ipocrita. Perché nel PD funziona così: le idee sono secondarie, si aderisce ad una corrente e poi ci si lascia trasportare, sgomitando solo per avere la meglio sulle altre tribù. Non solo tante volte sono stata in minoranza, penso alla scelta drammatica dell’appoggio a Lombardo, ma alle mie idee non è mai stata data cittadinanza. Un partito composto da tanti “generali” e ormai totalmente scollato dal suo elettorato e dal suo popolo. Ho sempre pensato che chi riveste un ruolo sindacale o politico lo debba fare per il “bene pubblico” e non per altri interessi, e non sono state molte le persone che ho sentito vicine, in questa mia convinzione, all’interno dell’organismo in cui sedevo.
Non comprendo e non condivido molto delle politiche regionali e nazionali, e soprattutto non posso accettare l’assenza di una linea politica chiara sui temi a me cari dei diritti dei lavoratori e dei diritti civili. Trovo poi inaccettabile stare in un partito che parla tanto di questione morale, per poi spesso chiudere gli occhi di fronte a comportamenti e pratiche di ricerca del consenso che di etico non hanno nulla.
Sono una donna di sinistra che crede ancora che l’acqua il suolo e l’aria siano beni comuni, credo nell’uguaglianza sociale, nel rispetto e nella tutela delle minoranze e delle diversità , nell’uguaglianza dei diritti e doveri, e credo sia di fondamentale importanza porre al centro del programma politico di un partito il tema lavoro, perché il lavoro è lo strumento tramite il quale contribuiamo allo sviluppo sociale ed economico del paese nonché alla piena realizzazione della persona. Un uomo senza lavoro non è un uomo libero. E’ per questo mio modo d’essere e d’intendere l’attività politica che scelgo di lasciare questo Pd e di confluire in Sinistra Ecologia e Libertà, un partito giovane che ha all’interno del suo programma valori e temi che mi appartengono. Credo ancora nella “buona politica” e credo che SEL rappresenti il luogo ideale in cui impegnarmi”.
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16 Luglio 2013, 20:52