20 Aprile 2017, 04:30
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MOTTA SANT’ANASTASIA – Fra le più grandi discariche della Sicilia, lì dove ogni giorno vengono sversate oltre 1040 tonnellate di spazzatura (LE FOTO). Siamo a Motta Sant’Anastasia nella discarica Oikos di Valanghe d’Inverno. Il mega impianto di smaltimento rifiuti che ogni anno produce un fatturato di oltre 40 milioni di euro. Rolex con brillanti al polso, Domenico Proto, il re dei rifiuti ci apre le porte della sua discarica. Il potente imprenditore nel 2014 è finito al centro di uno scandalo giudiziario per cui è tuttora in corso un processo davanti al Tribunale di Palermo. Ci ospita assieme all’ingegnere, Marcella Belfiore, la biologa Veronica Puglisi e l’avvocato Rocco Mauro Todero nella sontuosa sala conferenze dell’azienda, poco prima di accompagnarci per fare un tour nell’insediamento. Da anni attaccato a destra e a manca, sembra soddisfatto delle recenti vittorie segnate in Tribunale.
E parte con l’annuncio di stare progettando di trasferire altrove i futuri investimenti della società. “Se la Regione firma il protocollo – dichiara Proto – nel giro di sei mesi, un anno siamo fuori: lasciamo Motta Sant’Anastasia. Ci stiamo organizzando. Ma ci teniamo a precisare che, nel caso, si tratterà di una nostra scelta imprenditoriale libera e autonoma. Fermo restando che la discarica rimarrà qui per ricevere la sola frazione secca, per il resto tutto verrà fatto altrove. L’obiettivo è quello d’inserirci in un contesto socio economico ambientale più sereno”.
Chiaro il riferimento alle polemiche e alle battaglie condotte negli ultimi anni da parte dei comitati no discarica, delle istituzioni e cittadini, stanchi di vivere con a fianco una discarica. Non solo. Lo scorso dicembre il governatore della Regione Siciliana aveva dichiarato “guerra” alla società, dichiarando che questa avrebbe dovuto quanto prima lasciare i territori di Motta Sant’Anastasia e bonificare Tiritì. L’impianto, che si estende su una superficie di circa 100 ettari, è infatti situato a pochi passi dai centri abitati di Misterbianco e Motta Sant’Anastasia. Ma le polemiche non sarebbero giustificate per la famiglia che afferma: “Non abbiamo mai ricevuto una contestazione riguardo alla ubicazione della discarica rispetto al centro abitato, né dalla Regione, né dall’Asp, nè dai Comuni o meno ancora dall’Europa. La discarica di Genova, per fare un esempio, si trova a pochi metri dal centro abitato; a Torino, sull’asse della circonvallazione, la tangenziale divide la discarica dall’area commerciale artigianale; così anche Venezia e Padova e potrei continuare ancora. Con l’Arpa svolgiamo periodicamente analisi i cui esiti non sono mai stati negativi”. Di pochi giorni è, inoltre, la notizia della sentenza del Cga di Palermo che autorizza la società a ottenere il rinnovo dei permessi ambientali necessari per tenere in vita la discarica.
Ma gli esponenti dei comitati no discarica continuano a sostenere che la discarica sia contro legge. A riguardo l’imprenditore tiene a fare delle precisazioni. “La vicinanza – continua Proto – della discarica non comporta alcun rischio per la salute. Possiamo serenamente rassicurare popolazione che teme “danni” per la salute. Mai nessuno ci ha portato una dimostrazione scientifica di tali presunti rischi o danni per la salute dell’uomo. Tempo fa emerse uno studio epidemiologico in cui si affermava che a Misterbianco e Motta si registrasse un numero sospetto di morti per tumore. Tale studio è poi stato confutato e abbiamo dimostrato che i comitati si sbagliano. Abbiamo personale addetto in discarica con quarant’anni di servizio che non si è mai ammalato”.
Ma a suscitare lamentele sono anche le problematiche odorigene. La discarica al momento, dopo il blocco di quattro mesi in seguito all’ordinanza 26 rif, non riceve più la frazione organica già bio stabilizzata nella Sicula Trasporti. Proto si sofferma proprio sulla questione delle esalazioni maleodoranti che arrivano ai Comuni. “In Sicilia, per quanto riguarda la frazione organica, siamo fuori dai parametri nazionali che obbligano a espletare precise percentuali di ossidazione. Percentuali dì ossidazioni che la Regione Sicilia ignora totalmente, autorizzandone altre senza regole. Un esempio: normalmente abbiamo gli impianti a ossidazione a 45 ai 60 giorni ad ossigeno, cioè ad aria. Dopo 60 giorni di lavorazione se la frazione organica raggiunge i livelli di ossidazione previsti la cella può essere svuotata e quella porzione può essere portata in discarica. Ma la Regione tramite l’emanazione di svariate ordinanze ha abbassato i tempi di ossidazione da 60 giorni a 45, poi 30 e infine li ridotti a 10 giorni, per cui tutte le discariche in Sicilia oggi ricevono rifiuti non ossidati cioè non a norma, ecco perché si avvertono i cattivi odori. La Regione non riesce a smaltire i rifiuti anche perché non dispone di un piano adeguato. Se a Misterbianco arriva la puzza, accade perché il rifiuto non viene bio stabilizzato il tempo necessario. Ma da qui, a muovere accuse pesanti ci pare eccessivo”.
Dopo l’ordinanza che ha fatto, al momento, decadere l’interdittiva antimafia e gli ex commissari, si attende ancora il giudizio di merito e l’esito del procedimento intrapreso dalla società nei confronti degli ex commissari prefettizi. “Non crediamo – afferma – ci fosse bisogno di nominare tre commissioni. Un pool di commissari che non si era mai visto. Nulla di personale contro le singole persone, ma ho visto anche altri imprenditori avere degli “incidenti”, ma il commissario nominato per la società era uno, qui ne avevamo invece tre per ogni contratto con emolumenti che si auto liquidavano senza tenere conto di alcun parametro nazionale o locali. Siamo arrivati al punto di chiedere al Prefetto e all’Anac quali fossero i parametri stabiliti per gli emolumenti, dopo un ricorso presentato al TAR Lazio si è finalmente riuscito a far dimezzare le parcelle. I commissari hanno presentato ricorso contro la decurtazione dei compensi stabiliti dal ministero. Purtroppo gli ex commissari non si sono attenuti all’organizzazione aziendale. Intendo dire che anziché avvalersi dell’ingegnere dell’azienda, nominavano dei loro consulenti”. Una partita, quest’ultima tra azienda e commissari che si sta ancora giocando in Tribunale. A sedere al cda della società sono, al momento, l’ex colonnello della Guardia di Finanza, Luciano Taurino in qualità di l’amministratore delegato, fra i componenti del Consiglio anche Domenico Freni, consulente di Banca d’Italia.
Ma Proto, incalzato dalle domande, accenna, inoltre, al procedimento, scaturito dall’operazione Terra Mia, che lo vede imputato per corruzione assieme all’ex funzionario della Regione, Vincenzo Cannova, quest’ultimo accusato di aver ricevuto mazzette proprio da lui. Accuse che è certo di poter smontare. “Non posso entrare nel merito delle indagini o delle accuse, c’è ancora in corso un procedimento, dice, mi sembra tutto bloccato. Personalmente, ho vissuto la vicenda come un’ingiustizia sulla mia pelle. Nulla di ciò che è stato detto è vero. Ma abbiamo fiducia, nel corso del dibattimento siamo certi di poter far emergere le nostre ragioni. Punto per punto smentiremo anche ciò che riguarda alcune intercettazioni che peraltro non sono mie. La magistratura se ne renderà conto. Avvertiamo solo che il processo non cammina”.
Riguardo alle prossime scelte. “Il futuro delle discariche è nelle mani del governo nazionale – spiega – che dovrà prendere decisioni in merito. Per adesso la normativa prevede che le discariche dovranno ricevere solo il 10% del totale. Ci prepareremo a questa evoluzione. La nostra discarica è all’avanguardia sotto vari aspetti. I rifiuti vengono pre-trattati e l’intero impianto è progettato in modo da recuperare plastiche e materie ferrose e non ferrose che vengono poi inviati alle filiere di raccolta. La vasca dispone di un sistema di base con le dovute pendenze di raccolta del percolato che poi tramite le pompe viene aspirato per la depurazione. Mentre invece, dalla fermentazione dei rifiuti si produce il bio gas (50% circa metano) e il percolato. Si procede poi con il recupero energetico del gas”. Altra circostanza, quest’ultima, che procura allarme e preoccupazione nei cittadini, specie in seguito all’indagine conoscitiva della qualità dell’Aria condotta dall’Arpa. Dati che l’azienda non ha però confermato.
In discarica di Tiritì è, inoltre, presente l’impianto di riproduzione energetica. “La normativa – spiega – impone ai gestori delle discariche di bruciare il gas attraverso le torce, di produrre energia elettrica o comunque di captarlo. Per legge non si può immettere nell’atmosfera gas libero, ma va bruciato. Una parte la consumiamo secondo il fabbisogno, il resto viene messo in rete. Disponiamo di termoreattori il cui obiettivo è ridurre le emissioni. Tutto questo avviene regolarmente con cadenze programmate e sempre sotto il monitoraggio dell’Arpa. Produciamo circa 3800 kilowattori da 7 anni. Più energia si produce maggiore è la quantità di gas che viene sottratto ad una eventuale emissione nell’atmosfera. SI tratta dell’energia sufficiente per soddisfare il fabbisogno energetico di migliaia di famiglie, non solo di Misterbianco e Motta”.
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