16 Luglio 2013, 17:36
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PALERMO – “Comportamenti insopportabili. E da estirpare immediatamente”. Il presidente della Commissione sanità all’Ars Pippo Digiacomo, dopo la denuncia di qualche giorno fa a Palazzo dei Normanni torna sullo scottante tema della sanità siciliana: “Spero che queste denunce non rimangano lettera morta. Insomma, non ci lascino soli. I commissari delle Asp e delle aziende sanitarie denuncino i casi analoghi a quelli di cui siamo venuti a conoscenza”. E il riferimento è riferito alle due indagini che stanno interessando il San Raffaele Giglio di Cefalù e l’ospedale “Civile” di Ragusa. Accuse dirette ai primari, “rei”, secondo i commissari Mangiacavallo e Aliquò di una serie di comportamenti censurabili: avrebbero chiesto somme per “scavalcare” gli altri pazienti in lista d’attesa o avrebbero “girato” i malati alle cliniche private.
“Quello della gestione delle liste d’attesa – incalza Di Giacomo – è uno degli strumenti attraverso cui si manifesta il potere e il malcostume. Se paghi 300-400 euro a un primario, arrivi prima alla visita, altrimenti devi aspettare un anno e mezzo. Sono fatti insopportabili. Dei gravi arbìtri, oltre che dei reati”.
E i “casi” potrebbero non terminare qui. La “macchina” delle verifiche interne si sarebbe messa in moto. E novità potrebbero giungere presto. Anche da grandi e prestigiose strutture sanitarie dell’Isola.
Ma a rendere incandescente il settore, non è solo la vicenda delle liste d’attesa. Digiacomo, insieme a Lucia Borsellino, pochi giorni fa ha denunciato anche casi di “caporalato” nella Seus, la società che si occupa della gestione del servizio del 118. “Questa questione – racconta Digiacomo – la sollevai appena insediatomi. La Seus conta su tremila dipendenti senza che esista una pianta organica, senza un ufficio di responsabile del personale. Ma quello che abbiamo notato – prosegue – è stata una strana ‘tansumanza’ di autisti soccorritori negli uffici amministrativi. Dipendenti scelti non si capisce bene in base a cosa. Secondo noi, per il frutto di pressioni politiche. Per questo abbiamo parlato di ‘caporalato’. Nella Seus negli anni, del resto, è accaduto di tutto. Da lì sono passati personaggi che invece di fare il loro lavoro organizzavano le campagne elettorale, o si collegavano ad ambienti ai quali sarebbe stato meglio non avvicinarsi. Negli ultimi tre anni, di fatto, la società non è stata amministrata”.
Ma non solo. Sullo sfondo, ovviamente, c’è anche la mano della criminalità: “E’ mai possibile – si chiede Digiacomo – che per trasportare un paziente dializzato dobbiamo rivolgerci alle Onlus, o, peggio, consentire alla criminalità di infiltrarsi? Tutto questo deve finire. Ma ognuno, da adesso in poi, faccia la sua parte”.
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16 Luglio 2013, 17:36