17 Ottobre 2014, 12:41
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CATANIA – Poche righe. Scritte con la mano un po’ tremante. Il foglio a quadretti, tipico dei pizzini mafiosi. La moglie di Sebastiano Brunno, il superlatitante e vertice indiscusso dei Nardo di Lentini, già a luglio sentiva che la libertà di suo marito era in pericolo e che la polizia aveva fiutato qualcosa. Le sue paure le confessa a “Nello”, così chiama il coniuge, in un bigliettino sequestrato dalla Squadra Mobile, datato “martedì 22 luglio” dopo la cattura del capomafia all’Isola di Malta. La polizia dopo averlo arrestato ha perquisito palmo a palmo il “covo dotato di tutti i confort” ed aveva trovato la “missiva” oltre alla somma di mille e 500 euro, soldi necessari alla permanenza forzata a San Pawl Il Bahar, cittadina a 17 chilometri da La Valletta.
“Ciao Nello – scrive la moglie – Qui a casa le cose non vanno per niente bene. Per quanto riguarda il vederci mi devi credere questo non è proprio il periodo perchè me li sento con il fiato sul collo, a me sarebbe piaciuto poter staccare un po’ la spina ma credimi è troppo rischioso e non vorrei che rovinassimo tutto, non credo lo sopporterei”.
La moglie del capo indiscusso del clan Nardo voleva prendere ogni precauzione possibile per impedire di vedere il marito in carcere. Sentiva che la polizia era sulle sue tracce. “Me li sento con il fiato sul collo” scrive a Brunno e poi nega al marito la possibilità di un incontro. “E’ troppo rischioso” secondo la donna e pensando al fatto di Brunno in carcere, confida “non credo lo sopporterei”.
Il “pizzino” è entrato nell’apparato probatorio dell’inchiesta, coordinata dalla Dda di Catana, che riguarda il boss catturato dopo una complessa attività d’indagine da un pool composto da agenti della Mobile di Catania e Siracusa, dello Sco di Roma con il supporto del servizio di Cooperazione Internazionale e della polizia maltese. Brunno era ricercato dal 2009: deve scontare una condanna all’ergastolo per l’omicidio di Nicolò Agnello, ucciso nel 1992 durante una cruenta guerra mafiosa tra i Nardo e i Di Salvo.
Era così che Brunno comunicava con la sua famiglia rimasta a Lentini. I bigliettini sicuramente saranno stati consegnati nelle mani del boss siracusano dallo stesso fiancheggiatore che il 2 ottobre scorso, dopo un complicato pedinamento, ha condotto gli investigatori direttamente nella “tana” del superlatitante.
Brunno era inserito nell’elenco dei 100 latitanti più pericolosi. “Un mafioso di rango” come si è definito lui stesso complimentandosi con la polizia che gli ha fatto scattare le manette ai polsi. Il suo soggiorno maltese era interamente finanziato dal clan Nardo. La famiglia siracusana è “di fatto la cerniera storica della cosca Santapaola Ercolano – come ha sottolineato il dirigente della Mobile etnea Salvago – per quanto riguarda la zona di Scordia”.
LATITANZA TRA RISTORANTI E CASINO’
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17 Ottobre 2014, 12:41