15 Ottobre 2012, 20:29
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PALERMO – “Si parla sempre di malasanità, ma ogni singolo caso va valutato attentamente. Ci siamo trovati coinvolti in una vicenda paradossale. Dopo 35 anni di servizio in ospedale potevo accettare un processo per errore medico, ma di certo non un’ipotesi di falso ideologico.”. A parlare è Giovanni Gatto, gastroenterologo, condannato in primo grado e scagionato in appello assieme a due colleghi, la pediatra Elisabetta Bragion e il medico del pronto soccorso di Villa Sofia, Giuseppe Ducato. Sono stati tutti assolti dall’accusa di avere falsato i tempi delle liste d’attesa per favorire alcuni pazienti a discapito di altri. In primo grado erano stati condannati a sei mesi.
L’inchiesta si basava soprattutto sulla denuncia di un collega dei tre imputati, Luan Maxhuni, che registrò una conversazione con un anziano paziente. Saltò fuori che per accelerare i tempi del ricovero e saltare la lista d’attesa del reparto di Chirurgia d’urgenza nella cartella clinica sarebbe stata inserita una diagnosi fasulla.
Un’accusa che non ha retto in appello, dove gli avvocati della difesa non solo hanno dimostrato l’irreprensibilità del comportamento degli imputati, ma anche che grazie a quel ricovero il paziente riuscì a salvarsi. L’uomo soffriva di un tumore al retto. E così la seconda sezione della Corte d’appello, presieduta da Daniele Marraffa, ha cancellato le condanne a sei mesi ciascuno inflitte a Gatto, Ducato e Bragion. Anche perché le registrazioni riguardavano un paziente, non solo anziano e malato, ma pure ignorante in materia sanitaria.
Resta aperto un altro processo contro tre medici. Anche per loro l’accusa si basa sulle registrazioni del collega chirurgo.
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15 Ottobre 2012, 20:29