“Nessuno parla male di Contrada”

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25 Gennaio 2010, 15:06

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Sempre di attualità il “caso Contrada”, l’ex 007 del Sisde condannato con sentenza definitiva a dieci anni per concorso esterno in associazione mafiosa, che sta scontando agli arresti domiciliari. La sua difesa, rappresentata dall’avvocato Giuseppe Lipera del foro di Catania, ha comunicato, stamane nel suo studio, alcune notizie, nel corso di un incontro con i giornalisti .
Domani sarà trattata, davanti al Tribunale di Sorveglianza di Palermo, l’istanza che riguarda il differimento della pena o, in subordine, la proroga della detenzione domiciliare. La richiesta è basata, in particolare, sul grave stato di salute in cui versa Contrada e per l’età, 79 anni. L’avvocato Lipera ha comunicato che esiste un’aggiornata perizia che il Tribunale di Sorveglianza palermitano ha affidato al dottor Giacomo Badalamenti, il quale a sua volta l’ ha fatta controfirmare al dottor Marcello Scaduto dell’ Asl Distretto Sanitario 12 di Palermo, dove si acclara che le patologie di cui è affetto Contrada non sono compatibili col regime carcerario.
Lipera ha aggiunto che il Tribunale di Palermo ha più volte chiesto informazioni alla Procura Distrettuale Antimafia e alla Procura Nazionale Antimafia: “come ho facilmente profetizzato –ha spiegato Lipera- informazioni negative non ne possono sussistere e arrivano puntualmente pareri.  Il parere davanti al Tribunale di Sorveglianza di Palermo lo deve dare il Pm d’udienza, il sostituto procuratore generale che verrà in udienza. Tuttavia, sia la Procura Distrettuale Antimafia, ho qui un documento a firma del dottor Ingroia, procuratore aggiunto, sia il Procuratore Nazionale Antimafia Piero Grasso valutano che non vi sia pericolosità sociale. Su queste basi affronteremo con assoluta serenità l’ udienza di domani”.
Il legale dell’ex 007 ha anche comunicato che l’istanza di revisione del processo, corroborata di fatti e testimoni, è stata incardinata a Caltanissetta: è stata iscritta al n° 23 del 2010 del Registro Generale ed è stata assegnata al Presidente della seconda sezione penale della Corte d’Appello di Caltanissetta Sergio Nicastro. “Aspettiamo adesso –ha spiegato Lipera- che tutto il fascicolo vada alla Procura Generale nissena dove verrà certamente formulato un parere, su cui noi interverremo a secondo di quanto dirà il Procuratore Generale di Caltanissetta”. Nello specifico Lipera ha spiegato: “nell’istanza di revisione vi sono tutta una serie importante di elementi che vanno rivalutati anche per la storia italiana, cioè è impensabile che si accerti che un artificiere, maresciallo dei carabinieri Tumìno, abbia calunniosamente dichiarato che era presente l’uomo di Contrada, D’Antone, al tentato attentato all’Addaura alla villa di Falcone. Il maresciallo è stato condannato per calunnia con sentenza passata in giudicato, dopo per altro essere stato interrogato da Ilda Boccassini, certamente non un magistrato tenero. Non è pensabile che ci sono due ufficiali dei carabinieri che ad un certo punto dicono che Contrada era presente in via D’Amelio, in occasione della strage Borsellino e poi risultare anche questo falso. Insomma, escludo che il giovane maresciallo e i giovani ufficiali s’inventino così cose del genere, probabilmente qualche strategia c’è stata. L’occasione per accertare la verità c’è l’ha la Corte di Appello di Caltanissetta”. Secondo Lipera “si voleva creare a tutti i costi dei mostri, non sono riusciti a crearli perché io girando per l’Italia, per due anni, non ho trovato una persona che mi parli male di Contrada e invece ho trovato sostegno di marescialli, di magistrati, di funzionari, di Prefetti. Insomma, una solidarietà infinita”. Rispondendo ai giornalisti sull’ipotesi della “creazione di mostri”, l’avvocato Lipera ha detto, altresì, che “è impensabile che nella mattinata del 22 dicembre del 1992 si presenti una richiesta di ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di Bruno Contrada, con allegati faldoni con centinaia e centinaia di pagine e che il gip, l’indomani, rediga e sottoscriva un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, quando non c’è nemmeno il tempo per leggersi gli atti, non per studiarli. In realtà, ho scoperto che l’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa allora da questo gip è la fotocopia della richiesta. Un fatto veramente censurabile, solo che abbiamo il Csm che si muove quando? Quando c’è un magistrato che ci mette otto anni per scrivere una sentenza. In generale, su questa vicenda posso avere le mie idee, ma quando farò il politico, quando mi occuperò di altre cose farò queste esternazioni, fino a quando faccio il difensore di Bruno Contrada a me interessa stabilire con la certezza di un giudicato che Bruno Contrada è innocente”.
Il “caso Contrada”  -a sentire la sua difesa- ha anche un qualche collegamento con la sentenza di assoluzione dell’ex Ministro Calogero Mannino, che comunque ha avuto una storia processuale diversa –ha specificato Lipera- da quella di Contrada. “Altro motivo per la revisione della sentenza di condanna in un processo penale –ha detto Lipera- è quando vi è antinomia con altre sentenze. Mi riferisco allo studio della sentenza emessa dalle Sezioni Unite della Corte Suprema, il 12 luglio del 2005, depositata il 20 settembre 2005. Sulla base di questa sentenza, che annullò la condanna dell’on. Mannino, disponendo un nuovo giudizio avanti alla Corte d’Appello di Palermo, abbiamo trovato spunti molto interessanti. Pur confermando la ipotizzabilità del reato di concorso esterno in associazione mafiosa –e io preciso che non sono d’accordo- tuttavia i giudici mettono dei paletti importanti che consentono al giudice territoriale, quindi all’interprete, di capire di cosa stiamo parlando. In una parola, le Sezioni Unite che hanno giudicato il caso Mannino contestano alla Corte di Appello di Palermo di avere privilegiato il metodo di lettura dell’intero compendio probatorio; insomma, in sintesi, il principio secondo il quale basta la convergenza del molteplice per poter arrivare ad una sentenza di condanna per concorso esterno viene totalmente messo in discussione”.
Lipera, comunque, ha insistito “per amore di verità” sul dato dell’ innocenza di Contrada. “Esiste una perizia psicologica in atti –ha aggiunto il legale- che analizza la personalità di Contrada in maniera scientifica e spiega come non si possa neanche immaginare Contrada colluso con la criminalità.” L’avvocato difensore ha aggiunto: “ho per certa la notizia che i funzionari della Dia nel 1992, che si occuparono delle indagini, hanno rivoltato Contrada e la sua famiglia veramente come ‘un calzino’ per usare quella frase utilizzato da quel magistrato milanese, non trovando non solo uno spillo fuori posto. Nello stesso processo si dà atto che non vi sono fatti di corruttela”.

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