“Newport, la mia precisazione | Su Palermo: rompiamo gli schemi”

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12 Luglio 2011, 12:22

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L’ultima nota di Leoluca Orlando sulla vicenda Newport recupera la giusta misura, mi trova pienamente d’accordo con lui e mi consente di chiudere questo argomento con qualche piccola precisazione. Qualcuno ha impropriamente detto che avrei chiesto voti, non certo in questa stagione dei nominati, ma ai tempi della compagnia portuale attraverso l’allora Console Vincenzo Spataro. In realtà quando ero Ministro dell Marina mercantile (1990) ho intrattenuto con l’allora Console corretti rapporti istituzionali come con tutte le compagnie portuali italiane. Successivamente Vincenzo Spataro fu candidato al Comune (1993) in un movimento ispirato tra gli altri anche da me, in uscita dalla politica, dove non ero neanche candidato. In quella circostanza Spataro votava, ovviamente per se stesso al Consiglio comunale e per Orlando sindaco, visto che quella lista era apparentata con la Rete e con altre forze di sinistra.

Forse, però, questa vicenda consente di riflettere su Palermo, i comitati di affari e la nuova “mafia degli affari” che incombono sulla città. Ho citato più volte i settori a rischio, non mi ripeto, ma ogni cosa è stata puntualmente rassegnata alle autorità preposte. Resta, tuttavia, il tema del futuro della città ormai stesa al suolo senza capacità di rialzarsi e con le elezioni alle porte. Gli schieramenti fanno prove di guerra. Le elezioni di Palermo assumeranno valenza politica nazionale essendo l’ultimo test prima della scadenza naturale delle politiche e delle regionali. Alcuni partiti invocano spesso proprio attraverso i parlamentari nazionali “nominati” la democrazia dal basso: le primarie. Napoli e Milano hanno dimostrato di recente la fragilità degli schieramenti tradizionali. Palermo rischia di restare stritolata da un duello che potrebbe vedere il vincitore che diventa commissario liquidatore della città e gli sconfitti, sulla riva del fiume, che aspettano di vederlo passare fallito e con lui la città, nella folle logica del tanto peggio tanto meglio. Fondi Fas per gli stipendi Gesip al posto di un piano di ristrutturazione per tutte le partecipate, tagli lineari che uccideranno la spesa sociale, Amia, Amat e molto altro ancora creeranno nel 2012 una situazione davvero drammatica dalla quale nessuno ci tirerà fuori in un clima di violenta contrapposizione politica.

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Occorrerebbe il coraggio dell’impopolarità che fatalmente non si coniuga col consenso. Ma se, rompendo gli schemi tradizionali, ci fossero esponenti politici disposti ad andare oltre la logica delle appartenenze, confrontandosi al contempo coi tanti fermenti e movimenti civici che a Palermo fioriscono di giorno in giorno e si pensasse ad un progetto per Palermo che può coinvolgere tutti quelli che amano la città, forse sarebbe ancora possibile rimettere in piedi Palermo, parlando il linguaggio della verità e prospettando l’asprezza del percorso da compiere. Le primarie possono essere importanti, ma se non c’è a monte un progetto per la città rischiano di diventare una sorta di eliminatoria per eleggere miss o mister Palermo.

Si riparta dal progetto e non si scimmiotti il rigido schema nazionale. Napoli docet. Questo ragionamento ha un senso se si è capaci di sconfiggere l’astio politico e le pregiudiziali dell’appartenenza che per l’appunto va superata. Per questo mi auguro che si apra un dibattito di merito con proposte perché imprecando od insultando non si risolve alcun problema. Spero sia chiaro che sto parlando di Palermo e non della mia persona. È noto che ho fatto in questi giorni una scelta di rigore istituzionale ma non rinuncio a dare un mio contributo di idee alla ricerca di una soluzione che aiuti la nostra città con lo sforzo di tutti i palermitani di buona volontà, senza chiedere loro che tessera di partito hanno in tasca , ma quale Palermo vorrebbero costruire.

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12 Luglio 2011, 12:22

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