12 Aprile 2013, 09:26
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PALERMO – Le piccole imprese siciliane risultano un po’ meno inclini all’utilizzo di sistemi informatici nei loro processi interni rispetto alla media italiana. Il 57,4% infatti utilizza software per la produttività individuale (dato nazionale del 62,1%) mentre il 32,4% si serve di sistemi automatici di condivisione tra le diverse funzioni aziendali (Italia 34,7%). Altri dati invece sono in linea con la media nazionale: l’utilizzo di sistemi gestionali di base (60,5%) e l’utilizzo di tecnologie informatiche più sofisticate (20,7%). Questi dati sono contenuti nel nono Rapporto Piccole Imprese UniCredit, che in questa edizione ha per titolo “Sfide e opportunità della digitalizzazione”, di cui oggi sono stati resi noti i dati relativi alle aziende siciliane.
Il Rapporto si fonda sul presupposto che la digitalizzazione ha profondamente cambiato l’interazione tra sistema scientifico-tecnologico e apparato produttivo, sempre più imperniata su due risorse immateriali: l’informazione e la conoscenza. Grazie alle loro caratteristiche di pervasività, le tecnologie digitali hanno mutato il modo di produrre, di scambiare e di comunicare, investendo orizzontalmente tutti i settori di attività economica e avendo come potenziali destinatarie le imprese di qualsiasi dimensione. “Nell’attuale congiuntura economica – dichiara Giovanni Chelo, Regional Manager Sicilia di UniCredit – è fondamentale per le piccole e medie imprese investire in nuove tecnologie e digitalizzazione per sviluppare un business di successo e proiettarsi più facilmente all’estero. Le nuove tecnologie hanno il grande pregio di abbattere distanze e barriere commerciali, allargando gli orizzonti anche a mercati altrimenti difficili da raggiungere. E ciò è ancor più vero per una regione come la Sicilia. Le nostre imprese devono quindi cogliere le opportunità derivanti dall’innovazione tecnologica per riattivare un circolo virtuoso fatto di nuova imprenditoria, nuove opportunità commerciali e crescita occupazionale”.
Fra i dati più significativi contenuti nel Rapporto emerge come in Sicilia le potenzialità legate all’utilizzo di internet siano sfruttate solo in parte, meno rispetto alla media nazionale. Se infatti ormai gran parte delle imprese utilizza l’e-mail come canale di comunicazione (86,8%), è altrettanto vero che forme di interazione più strutturate, come l’esistenza di un sito Internet aziendale (50%) e l’acquisto di spazi di pubblicità online (40%), andrebbero usate di più. Il 55,8% delle piccole imprese siciliane dispone di una connessione a banda larga (60,2% dato Italia). Per quel che riguarda lo sviluppo e l’intensificazione dell’utilizzo di canali e processi digitali da parte delle imprese siciliane, anche per il futuro prossimo la situazione non dovrebbe mutare radicalmente. Dall’analisi della spesa corrente in ICT dichiarata dalle imprese siciliane risulta infatti che quasi la metà non ha effettuato investimenti in questo ambito (46,6%).
Il Rapporto UniCredit evidenzia poi come in Italia l’e-commerce sia ancora poco diffuso, anche se va rilevato che ha un ruolo maggiore tra le piccole imprese rispetto a quelle medio-grandi. In particolare, tra le piccole imprese italiane in media il 19,1% delle vendite totali sono realizzate online, mentre, per quanto riguarda gli acquisti, il dato si attesta al 23,9%. Venendo ai dati siciliani lo scenario appare parzialmente differente: in media, il 20,3% del fatturato delle piccole imprese siciliane è realizzato online, mentre gli acquisti tramite canali telematici raggiungono in media il 22,1%. In questo scenario si evidenzia come il 47,1% delle piccole imprese che esportano svolgono la loro attività di vendita all’estero proprio tramite il commercio elettronico. Per questo appare determinante incentivare e accrescere la diffusione dell’e-commerce, anche se sussistono alcuni fattori che sembrano ostacolarne la diffusione.
Sulla base dell’indagine UniCredit, infatti, a frenare l’espansione dell’e-commerce contribuiscono molteplici fattori, culturali, infrastrutturali e tecnici. In particolare, per quanto riguarda la Sicilia, gli imprenditori intervistati mostrano di percepire come ostacolo principale alla diffusione del commercio elettronico la necessità di un rapporto diretto con la clientela (50,9%), seguita dall’incertezza sull’identità della controparte (47,1%) e dalla scarsa garanzia di sicurezza in rete (42,3%). “Anche in Sicilia il commercio elettronico – sottolinea Chelo – mostra ampi margini di sviluppo e può costituire una significativa opportunità soprattutto in termini di internazionalizzazione e di accesso ai mercati esteri. In un contesto economico generale caratterizzato da una domanda interna che stenta a ripartire sia sul versante privato che su quello pubblico, il canale internazionale appare oggi la migliore possibilità che le piccole imprese hanno per uscire dalla crisi e attuare nuove politiche di crescita”.
In definitiva, dal Rapporto emerge come la digitalizzazione in questi anni abbia profondamente cambiato i processi produttivi tanto da essere universalmente riconosciuta come un potente fattore propulsivo di sviluppo economico. Per comprendere meglio le caratteristiche del digital divide (inteso come gap causato da diverse possibilità di accesso alle infrastrutture digitali e da differenti capacità d’uso del canale Internet e dei servizi veicolati) che affligge tutte le aree del nostro Paese, compresa la Sicilia, basta analizzare alcuni indicatori, come l’indice di intensità digitale e il numero di imprese che utilizzano la banda larga. Infatti, secondo una ricerca del Boston Consulting Group, l’indice di intensità digitale della Sicilia è pari a 60, inferiore al dato nazionale (63) e a quello dei Paesi OCSE (100), mentre, secondo l’Istat, in Sicilia le imprese che usano la banda larga sono 81 su 100, quasi in linea con la media italiana.
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12 Aprile 2013, 09:26