Nibali come Merckx | Stacca tutti nella bufera - Live Sicilia

Nibali come Merckx | Stacca tutti nella bufera

Sulle alture che consegnarono alla storia il campione belga come "il cannibale", le Tre cime di Lavaredo, il messinese dell'Astana, a tre chilometri dall'arrivo, nel bel mezzo di una bufera di neve, stacca tutti e va a vincere una tappa non utile ai fini della sua classifica generale, ormai praticamente acquisita, ma che lo consegna alla leggenda.

Giro d'Italia
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LAVAREDO – Con la vittoria nella cronoscalata e l’annullamento per maltempo della tappa di montagna di ieri, Vincenzo Nibali avrebbe potuto portare a casa la maglia rosa finendo il Giro in tranquillità, limitandosi a controllare dall’alto dei suoi 4’02” di vantaggio su Cadel Evans. Lo squalo dello stretto, invece, ha dimostrato di non voler solo vincere la corsa rosa, ma di voler entrare nella leggenda.

Le Tre cime di Lavaredo, teatro di gesta eroiche nel passato e icona del grande ciclismo, da sempre hanno donato alla storia chiunque le abbia domate. Nella storia, appunto, come Eddy Merckx, che nel 1968 con un’azione epica si portò via una maglia rosa che mantenne fino a Milano. Così anche Vincenzo Nibali, forse per zittire quanti vedevano in una facilitazione nei suoi confronti l’annullamento della tappa di ieri per maltempo, ha resistito nelle prime posizioni nonostante la bufera di neve che imperversava sui corridori e, a tre chilometri dal traguardo, ha piazzato un’accelerata secca. Un allungo di quelli che hanno fatto grande il ciclismo. Di quelli che lasciano gli avversari sul posto e rubano anche alle mani più infreddoliti applausi scroscianti.

Primo al traguardo. Solo. Alle sue spalle solo i tre colombiani, Duarte, Uran e Betancur, specialisti delle pendenze forti. Giro d’Italia archiviato (domani sarebbe comunque stata solo una passerella). Con il messinese, ormai entrato a pieno diritto nel novero dei campioni, che all’arrivo ai giornalisti commenta candidamente: “Ho voluto lasciere un segno”. Perde il secondo posto Evans, scavalcato da Rigoberto Uran a 4’43”.


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