Nicola D’Agostino: |”Non sono uguale a chi insulta”

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23 Dicembre 2012, 11:58

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CATANIA – Tutto è partito da Caltanissetta. Il crack tra Nicola D’Agostino e Raffaele Lombardo è avvenuto in quell’incontro che doveva servire per analisi e riflessioni post-elezioni ed invece è stato, secondo il neo componente dell’Udc, una riunione politica “senza prospettive”. Il neo uomo dell’ Udc ha firmato le carte del divorzio dal Movimento dell’Autonomia e, a LiveSiciliaCatania, spiega i passaggi che lo hanno portato a questa scelta. Toni pacati, ma decisi, anche quando risponde alle accuse del figlio dell’ex governatore, Toti Lombardo.

Quale molla è scattata, onorevole?

“A Caltanissetta, di tutto si parlava tranne che del fallimentare risultato elettorale. A Catania, il Partito dei Siciliani aveva perso migliaia di consensi. Quando io, e pochi altri, in quell’occasione abbiamo chiesto di analizzare la sconfitta elettorale e capire le ragioni: le critiche costruttive e garbate che abbiamo esposto sono state considerate come un tradimento, una sorta di “lesa maestà”. Un partito che è stato ridimensionato dal risultato elettorale e non fa un’analisi approfondita del significato di questo voto è un partito, secondo me, destinato a non avere futuro, a non avere prospettive. Ma fosse stato soltanto questo, potevo limitarmi ad una dialettica interna condivisibile o no, invece poi la sera stessa di quella riunione volarono sul blog di Raffaele Lombardo gli insulti di sciacallaggio, di ingratitudine, di ingenerosità. A quel punto era stato minato il rapporto di fiducia e non aveva più senso pensare di poter continuare a svolgere politica in un mondo dove si è ritenuti sciacalli, penso che non possa esserci offesa più grave che si possa fare ad una persona. Per questi motivi ho scelto di chiudere l’esperienza e di non perdere altro tempo.”

L’Udc, perchè?

“Io non mi trovo nelle posizioni del centro destra tradizionale, come il partito del Pdl, e d’altra parte ho condiviso le battaglie per il distacco da quel mondo quando facevo parte del Movimento per l’Autonomia e, quindi, mi trovo a guardare con più facilità alla coalizione di centrosinistra che, peraltro, abbiamo aiutato a vincere alle elezioni regionali. In quanto avendo rotto con Musumeci, dopo averlo proposto, l’obiettivo, neppure troppo nascosto, candidando Micchichè era quello di far vincere Crocetta. E quindi la scelta di entrare nella coalizione di centrosinistra mi è sembrata la più naturale e coerente. Un po’ troppo distante mi è sembrata la posizione del Pd e molto più congeniale quella dell’Udc. In fondo un partito di appartenenza lo dovevamo trovare e la scelta non era tra tanti, ed io sono contro la creazione di partitini, movimenti, che lasciano il tempo che trovano. Nell’Udc, comunque, noi confluiremo come componenti autonomisti creando un’associazione che si chiama Sicilia Futura.”

Un ritorno con Lino Leanza.

“Questo accordo è soprattutto con Leanza”.

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Allora aveva ragione Lino Leanza, qualche mese fa, quando ha deciso di allontanarsi da Lombardo?

“Si, devo dire che aveva ragione”.

Raffaele Lombardo ha perso la sua stima?

“Io preferirei astenermi dal dare giudizi su Lombardo, certamente in questo momento non sono felice di essere stato insultato”.

Come risponde a Toti Lombardo che, nel corso di un’intervista qualche giorno fa, ha definito chi ha lasciato il Pds persone che hanno succhiato sangue al partito e poi sono andati dove si è spostato il potere?

“Io non ho mai succhiato sangue a questo partito, infatti non ho chiesto né assessorati, né direzioni generali, né incarichi di sottogoverno. Non ho mai avuto niente di tutto ciò, ho ricevuto la possibilità di candidarmi e di fare politica, questo non lo posso assolutamente disconoscere, ma ho sempre dato tutto quello che mi è stato chiesto con assoluta lealtà. Quindi io non ho succhiato proprio niente, è la mentalità di chi del clientelismo ne fa una ragione di vita che gli fa pensare che tutti sono uguali a loro. Io credo di non essere uguale a chi fa questo tipo di accuse”.

 

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23 Dicembre 2012, 11:58

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