01 Novembre 2022, 19:21
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NICOSIA. “Se la situazione attuale resta invariata, se la Regione non nomina a strettissimo giro il nuovo cda o un commissario, il 1 gennaio 2023 l’Ipab sarà costretta a chiudere e 31 anziani resteranno senza la Casa di riposo in cui vivono da anni”. A metterlo nero su bianco in una lettera aperta al Prefetto, all’assessorato regionale alla Famiglia, al vescovo, al sindaco e ai sindacati, è il presidente “uscente” dell’Opera Pia Casa di Riposo “Barone Bernardo Di Falco” e Opere Assistenziali ed Educative Sant’Anna, l’architetto Nicolò Mazza.
Il motivo? Da un anno la Regione non ha ancora nominato il nuovo cda e 16 dipendenti su 19 hanno chiesto e ottenuto dei decreti ingiuntivi per il pagamento degli stipendi arretrati, tramite il conto corrente dell’Ipab. Per questo, in assenza di un cda o della nomina di un commissario, bloccata da pastoie burocratiche e poi dall’incombenza delle elezioni regionali nonostante Mazza, dimissionario da mesi, lo abbia ripetutamente sollecitato, il conto è tecnicamente bloccato.
L’operatività del conto non può essere sbloccata se non vi è un nuovo cda nel pieno esercizio delle proprie funzioni (ovviamente è lo stesso in caso di commissariamento). E così l’Ipab, pur avendo un attivo considerevole, 250mila euro di titoli di Stato vincolati e due vendite in attesa di ratifica dal nuovo cda (si tratta di un immobile da 300mila euro e un feudo ad Aidone da un milione 400mila euro) non potrà più far fronte al costo dei servizi. “Ho cominciato a contattare le famiglie degli anziani perché è giusto che sappiano cosa accadrà – spiega adesso l’architetto Mazza -. Se la Regione non procede alla nomina dei nuovi amministratori o di un commissario non c’è altra soluzione”.
Nella lettera aperta scritta assieme al suo legale, l’avvocato Davide Raffa, il presidente Mazza ha ricordato tutta la corrispondenza intercorsa con la Regione, i continui solleciti e le risposte provenienti da Palazzo d’Orleans e dagli uffici, che sostanzialmente gli davano ragione nel merito ma non provvedevano, per varie ragioni, ad assecondare la richiesta di nomina.
“La data del 1 gennaio 2023 è stabilita in considerazione delle scorte atte a garantire un’accoglienza dignitosa agli ospiti – conclude – e al fine di lasciare un margine di tempo adeguato all’Assessorato Regionale alla Famiglia, ad oggi inadempiente, ad intervenire con i provvedimenti di propria competenza”.
Anche il rapporto con i lavoratori è a rischio: i 14 contratti degli osa a tempo determinato non sarebbero rinnovati; i 4 dipendenti a tempo indeterminato andrebbero in cassa integrazione e solo il direttore, a disposizione dell’Assessorato Regionale alla Famiglia, continuerebbe la gestione ordinaria dell’Ipab.
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01 Novembre 2022, 19:21