13 Giugno 2019, 16:10
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PALERMO – C’era un’auto sempre pronta per le ragazze costrette a vendere il proprio corpo. Era una Fiat Panda bianca guidata dal 78enne palermitano Giuseppe Marino, ma intestata alla moglie. Si spostava da un capo all’altro del centro storico, arrivava spesso a Villabate e si aggirava poi nei luoghi maggiormente presidiati dalle prostitute.
Marino, finito in arresto nel corso dell’operazione del Gico della guardia di finanza, sarebbe stato il “tassista del sesso”, sempre a disposizione per l’organizzazione in cui ci sono altri tre indagati per associazione a delinquere transnazionale, favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, tratta di esseri umani e sfruttamento della prostituzione.
Le indagini coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia hanno accertato, grazie alle intercettazioni e ai pedinamenti, che l’anziano era perfettamente a conoscenza dell’attività svolta dalle giovani nigeriane: decine di volte è stato immortalato a bordo della sua macchina mentre si recava nei pressi delle loro abitazioni, per prelevarle e poi accompagnarle nelle zone in cui adescavano i clienti. Indossavano abiti succinti, “una volta lasciate sul posto, il loro atteggiamento era palesemente provocatorio”.
Quell’auto, di notte, non si fermava mai. Basti pensare che dal 20 marzo ai primi di aprile scorsi, la Fiat Panda ha effettuato ben diciassette passaggi, tra le 2 e le 6,30 del mattino, nella zona compresa tra il Foro Italico, piazza Giulio Cesare, via Lincoln e via Garibaldi, aree in cui le prostitute sono ormai presenti da anni.
In più occasioni, come precisa il decreto di fermo, Marino avrebbe accompagnato Terry Elizabeth – la donna considerata a capo dell’organizzazione a Palermo – e altre tre ragazze, nella zona compresa tra via Milano e via Garibaldi. Una delle tappe più frequenti, insieme a quella di Villabate. Uno degli ultimi episodi risale al 30 marzo, quando il 78enne è partito da via Colonna Rotta, dove abitavano due delle ragazze, per accompagnarle proprio al mercato ortofrutticolo che si trova all’ingresso del paese. “Qui le giovani prostitute si aggiravano tra gli stand con atteggiamento provocante – precisano gli inquirenti – e Marino le attendeva in auto per poi riportarle in città”.
Il percorso, infatti, si concludeva sempre nelle zone storicamente battute dalle “lucciole”. Con la speranza di una vita migliore, le ragazze avevano lasciato la Nigeria subendo soprusi e violenze, ma al loro arrivo in Italia erano diventate “schiave del sesso”, con un debito sulle spalle di almeno trentamila euro. Era sulle strade palermitane che avrebbero dovuto ripagare i propri sfruttatori e, per farlo, era entrato in azione anche l’anziano “tassista” palermitano, pronto pure a lanciare l’allarme quando arrivavano le forze dell’ordine, visto che non le perdeva mai d’occhio facendo da vedetta.
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13 Giugno 2019, 16:10