Nizza e la cupola dello spaccio |I nomi e le richieste di pena

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18 Febbraio 2017, 06:18

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CATANIA – Andrea Nizza rischia altri 22 anni di carcere. Questa volta la richiesta di condanna l’ha ascoltata dalle sue orecchie. Fino a poco tempo fa erano parenti o fiancheggiatori a raccontargli cosa succedeva al Tribunale. Ma lo scorso mese il narcotrafficante è stato catturato dopo una lunga latitanza. Quello che fino a pochi anni fa aveva il controllo del traffico di droga tra Librino e San Cristoforo è ormai dietro le sbarre e sta affrontando il suo ennesimo processo. L’uomo che per due anni è stato nel mirino dei carabinieri è tra gli oltre trenta imputati del processo abbreviato denominato “Carthago”.

L’inchiesta è quella che l’estate scorsa aveva completamente azzerato le maggiori piazze di spaccio tra la città satellite e le viuzze di San Cristoforo e San Giovanni Galermo.  Alla sbarra spacciatori, vedette, manovalanza e soldati di Andrea Nizza, il capo del gruppo appartenente alla famiglia Santapaola. I Nizza diventano uno dei bracci armati della cosca con il battesimo nel 2007 di Fabrizio e Daniele Nizza. Quando il primo dei due uomini d’onore decide di entrare nel programma dei collaboratori di giustizia inizia un periodo difficile per il gruppo gestito da Andrea. E’ sempre più difficile per il fratello del pentito avere riconosciuto il ruolo di capo di Librino. La mano della giustizia è arrivata prima che chi era rimasto libero potesse riorganizzarsi. Non a caso infatti per l’inchiesta è stato scelto il nome della città di Cartagine, che nell’epoca del suo massimo splendore stava per governare su tutto il Mediterrraneo e stava per sconfiggere anche i romani. Ma quando è iniziato il suo declino Roma ha deciso di distruggerla del tutto per evitare che in futuro potesse riorganizzarsi. Lo stesso obiettivo della magistratura.

I pm Lina Trovato, Rocco Liguori e Giuseppe Sturiale hanno sviscerato le accuse posizione per posizione in diverse udienze e hanno formulato le richieste di pena. Tutte pesantissime. Non è stato solo analizzato il ruolo di Andrea Nizza, ma anche dei suoi (ed ex) fedelissimi come i fratelli Caruana, gli Arena, i Marino (coinvolti anche in alcuni omicidi e da quanto emerge dall’inchiesta Orfeo passati al gruppo di Picanello), così come i Celso. Non solo i traffici legati alla droga, nel processo sono stati affrontati anche gli investimenti finanziari di Nizza che avrebbe avuto diversi prestanome, come Salvatore Fonte, figlio della “regina dello street food” catanese, la ‘za Rosa. Nelle carte dell’inchiesta viene definito “la banca di Andrea Nizza”.

LE RICHIESTE DI PENA. Queste le richieste di pena dei pm al Gup: Massimiliano, Maurizio e Simone Arena, 16 anni, Salvatore Auteri, 6 anni di reclusione ed euro 26.000 di multa, Giuseppe Barbato, 14 anni di reclusione, il collaboratore di giustizia Angelo Bombace, 3 anni di reclusione, Dario Caruana, 14 anni di reclusione, Giovanni Caruana, 14 anni di reclusione, Giovanni Catalano, 10 anni di reclusione, Davide Celso, 14 anni di reclusione, Michele Celso, 14 anni di reclusione, Antonino Cocuzza, 10 anni di reclusione, Eros Salvatore Condorelli, 14 anni di reclusione, Mario Cardona Costa, 10 anni di reclusione, Lorenzo Costanzo, 12 anni e 6 mesi, Martino e Agatino Cristaudo, 14 di reclusione, Salvatore Fonte, 4 anni di reclusione, Carmelo Migliorino, 12 anni di reclusione, Giuseppe Nicolosi, 14 anni di reclusione, Andrea Nizza, 22 anni di reclusione, Francesco Pirrello, 16 anni di reclusione, Giovanni Privitera, 16 anni, Marco Antonio Romeo, 16 anni, Danilo Scordino, 14 anni, Filippo Scordino, 8 anni di reclusione ed euro 26.000 di multa, Carmelo Sessa, 14 anni di reclusione, Carmelo Sottile, 14 anni, Agatino Torrisi, 10 anni, Orazio Ursino, 12 anni e 8 mesi, Andrea Venturino, 13 anni di reclusione, Marcello Venturino, 13 anni di reclusione.

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L’INCHIESTA – Il gruppo dei Nizza sarebbe riuscito a creare un cartello della droga con piazze di spaccio a Librino, San Giovanni Galermo e San Cristoforo. La droga avrebbe garantito cospicui flussi di denaro in contanti, che sarebbero stati utilizzati per investimenti economici e finanziari. Il turn over stimato dalla Procura è di 80 mila euro al giorno. Oltre alle zone di vendita dello stupefacente gestite direttamente dal clan Nizza, gli inquirenti sono riusciti a disarticolare tre piazze di spaccio, rifornite sempre dall’imputato chiave del processo. Una gestita dai fratelli Arena a viale San Teodoro, la seconda da Dario e Giovanni Caruana insieme a Giuseppe Nicolosi al viale Grimaldi, la terza gestita dalla famiglia Marino al viale Librino.

 

 

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18 Febbraio 2017, 06:18

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