“Noi giudici siciliani |non ci arrenderemo mai”

di

29 Luglio 2011, 13:08

3 min di lettura

Rocco Chinnici era un giudice. Un giudice un po’ anomalo. Le sue parole non rimanevano rinchiuse dentro un’aula di un tribunale. Uscivano, dirigendosi verso i convegni, verso la società civile, verso i giovani. Le sue parole seguivano i giovani sin dentro alle scuole. “Io credo nei giovani. Credo nella loro forza, nella loro limpidezza, nella loro coscienza. Credo nei giovani perché forse sono migliori degli uomini maturi, perché cominciano a sentire stimoli morali più alti e drammaticamente veri. E in ogni caso sono i giovani che dovranno prendere domani in pugno le sorti della società, ed è quindi giusto che abbiano le idee chiare”. Rocco Chinnici rispondeva con queste parole ad un giornalista de “I Siciliani”, nel marzo del 1983. Voleva che anche i giovani facessero la loro parte: “Quando io parlo ai giovani della necessità di lottare la droga – si legge – , praticamente indico uno dei mezzi più potenti per combattere la mafia”.

Sui traffici di droga stava facendo luce un giudice, a Trapani. Ma Ciccio Montalto, non ebbe il tempo di finire la sua indagine, ucciso da Cosa Nostra prima chela portasse a termine. “Noi giudici siciliani non ci arrenderemo mai. Non avremo mai rassegnazione o paura. Per ognuno che cade ce ne sono altri dieci disposti a proseguire con maggiore impegno, coraggio, determinazione”. Rocco Chinnici rispondeva così. Il suo lavoro istruttorio avrebbe portato alla nascita del maxiprocesso.

Non si era fermato neanche nel sostenere la legge La Torre, voluta dal generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, ucciso anche lui, meno di un anno prima. Lo strumento che finalmente consentiva allo Stato di entrare nelle tasche della criminalità organizzata: banche, appalti pubblici. Di un’altra cosa era convinto Chinnici: “Esiste una connessione profonda fra mafia e politica – diceva ancora a “i Siciliani” -, e può anche essere che l’assassinio del prefetto sia soprattutto un delitto politico”.

Ventotto anni fa via Pipitone Federico saltava in aria. Una Fiat 127 carica di esplosivo si portava via il maresciallo dei carabinieri Mario Trapassi, l’appuntato Salvatore Bartolotta, componenti della scorta del magistrato, e il portiere dello stabile di via Pipitone Federico, Stefano Li Sacchi.

Nel boato di via Pipitone Federico se ne andava anche quel giudice un po’ strano, che in un intervista  – ripescata oggi da ‘La Repubblica’ – a una Franca Imbergamo ancora studentessa, oggi sostituto procuratore generale a Caltanissetta, parlava delle vittorie della magistratura nei processi di mafia. Un segnale. Il segnale che “i giudici sono veramente indipendenti, ed è giusto che lo siano se vogliamo rispettare il principi di separazione dei poteri e soprattutto i principi di libertà e democrazia”, diceva, pochi mesi prima di morire.

Ecco le iniziative della “Fondazione Rocco Chinnici”

Articoli Correlati

Ore 17,30 Palermo, via Pipitone Federico
Deposizione di corone sul luogo della strage

Ore 18,00 Palermo, Via Vittorio Emanuele 475, Caserma Carlo Alberto Dalla Chiesa, Cappella della Legione Carabinieri Sicilia – S. Messa in memoria del giudice Rocco Chinnici e delle altre vittime della strage di Via Pipitone Federico

Ore 21,00 Misilmeri (Pa), piazza Comitato
Avvio della fiaccolata che attraverserà parte del centro storico, fino alla piazza Rocco Chinnici, dove avrà luogo la deposizione di una corona di fiori da parte del Sindaco di Misilmeri.

Ore 22,00 Misilmeri (Pa), Piazza Rocco Chinnici
Replica dello spettacolo “Lu Prituri”. Interverranno una delegazione del Comune di Partanna guidata dal Sindaco, i Familiari del giudice Rocco Chinnici, il sindaco di Misilmeri e il presidente della Fondazione.

A partire dal 29 luglio, presso i locali del Cortile Grimaldi, a Misilmeri, sarà possibile visitare la “Mostra fotografica alla memoria”, organizzata dalla Fondazione Rocco Chinnici.

Pubblicato il

29 Luglio 2011, 13:08

Condividi sui social