12 Gennaio 2011, 18:35
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Cinque ex dipendenti della Cgil siciliana hanno costituito il comitato dei lavoratori licenziati dal sindacato facendo causa ciascuno per ragioni diverse. C’é chi per anni avrebbe lavorato in nero e subito molestie sessuali, chi sarebbe stato assunto presso un ente diverso da quello dove realmente prestava servizio e addirittura chi sarebbe stato licenziato dopo essersi candidato alle regionali del 2008 nelle liste del Partito democratico. A raccontarlo sono Alessandra Mangano, Giovanni Sapienza, Alma Bianco, Romina Licciardi e Tommaso Fonte.
“Sono stata assunta a ottobre 2008 con contratto a progetto dove figurava che svolgevo attività di ricerca per il centro studi della Cgil Sicilia (Cerdfos) – racconta Alessandra Mangano, laurea in lettere e filosofia, nipote dell’ex segretario regionale della Cgil Italo Tripi e figlia di un dirigente della Cgil nazionale, Michele Mangano – ma in realtà ho lavorato presso la sede regionale di Palermo. Ero nello staff della segreteria regionale – continua – facevo fotocopie, smistavo la posta”. “Lavoravo tutti i giorni – continua – dalle 9 alle 13 e dalle 16,30 alle 18,30 fino a quando è scaduto il contratto”. “Poi ho inviato una lettera in cui ho fatto un’offerta e chiesto di ripristinare il mio rapporto di lavoro nei fatti di tipo subordinato – aggiunge – e mi è stato risposto che non ho mai svolto attività di segreteria presso la Cgil regionale, adesso ho presentato un ricorso e impugnato il contratto”. “Ho raccontato la mia storia sul blog della Filcams Cgil – conlude – a cui è seguita una risposta dell’attuale segretario regionale della Cgil, che ha dichiarato che rivendico un privilegio non un diritto perché figlia e nipote di, e per tutta risposta mi ha querelato per danni all’immagine chiedendomi un risarcimento di diecimila euro. Adesso ho due procedimenti in corso uno civile, l’altro penale”.
Anche Romina Licciardi è un ex dipendente della Cgil, lavorava alla Camera del Lavoro di Ragusa. “Dal 1998 al 2000 ho lavorato in nero – dice – poi mi hanno fatto un contratto part-time, ma solo sulla carta, in realtà lavoravo full-time”. “Ho subito – aggiunge – anche un tentativo di violenza sessuale da parte di un mio superiore gerarchico, ma non l’ho pubblicamente denunciato per tutelare il sindacato e per paura di ritorsioni, anche se i livelli nazionali e regionali dell’organizzazione erano stati informati della vicenda”. “Da quel momento – continua – c’ è stata una vera e propria escalation vessatoria nei miei confronti, fino a quando nel 2004 per evitare ulteriori tensioni ho accettato l’incarico esterno di consigliera di parità presso l’ufficio del lavoro locale”. “Alla scadenza a dell’incarico, nel dicembre 2009 – aggiunge – sono rientrata in sede, ma per il clima di tensione, che respiravo ho deciso di mettermi in malattia e chiesto un incontro con la segretaria regionale”. “L’incontro – prosegue avvenne il 15 dicembre 2009 durante il quale mi assicurano che avrebbero risolto la questione, facendomi una proposta. Invece il 30 dicembre mi fu presentato un verbale di conciliazione a firma dell’ex segretario della Camera del Lavoro di Ragusa, Giovanni Avola, in pratica mi chiedevano di autolicenziarmi, e c’era scritto che non potevo intraprendere nessuna azione di denuncia a titolo personale verso dirigenti della Cgil. E’ stato solo allora che ho deciso di denunciare”.
Tommaso Fonte, compagno di Romina Licciardi ed ex segretario generale della Cgil di Ragusa da ottobre 2002 fino alla data di licenziamento, racconta: “Ho lavorato per 25 anni come dirigente del sindacato a livello regionale. A marzo del 2008 sono stato candidato nelle liste del Pd per le consultazioni regionali, per cui mi sono dimesso come previsto dallo all’articolo 7 dello statuto della Cgil”. “Non sono stato eletto – continua – e il 18 luglio sono stato licenziato, con motivazione verbale di interruzione del rapporto dovuta a candidatura”.
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12 Gennaio 2011, 18:35