Noi, ragazzi sul precipizio

di

16 Settembre 2010, 07:38

3 min di lettura

E’ morto un ragazzo di 27 anni, la causa non è un incidente, si è tolto la vita. Vi giuro che fa male, come se fosse stato il mio più caro amico. Sarà che avevamo la stessa età, ed è probabile che più volte ci siamo incrociati in quei corridoi o nelle strade della città, sarà capitato anche di parlare e condividere momenti diversi.

Sarà ma da ieri non riesco che a pensare a Norman Zarcone. Un ragazzo che aveva deciso di investire nella vita (come tutti coloro che decidono di studiare), di potersi realizzare nella vita attraverso lo studio, di colpo ha deciso che la vita non andava più vissuta perché non vedeva più nessun futuro. Sono sconvolto.

Comprendere il gesto senza minimizzare, ma non lasciare che possibili imbarazzi ci sottraggano la possibilità di sconvolgerci. Questa non è una semplice storia di disagio giovanile, per questo non la vedremo mai in televisione, questo è un frammento della diffusa disperazione giovanile figlia del nostro brutto Paese.

Un Paese del G8 per nulla grande, che assegna dottorati senza borse, che non copre le borse di studio a chi ne ha diritto, che mantiene Ordini capaci solo di selezionare in base ai cognomi e non alle competenze, che manda i ragazzi nelle aule che crollano, e così via. Un Paese corrotto che scambia il diritto in favore, dove le classi dirigenti arroganti e incapaci si tutelano tra di loro convinte che l’importante sia rimanere al comando, dove la società non è più civile perche si è cannibalizzata, dove il successo nella vita non esiste visto che il gioco è truccato. Non c’è da stupirsi che la nostra generazione sia sacrificata.

Articoli Correlati

Su quella finestra al 7° piano della nostra amata Facoltà, ancora una volta (era già capitato 7 anni fa) un giovane si è dichiarato sconfitto, ma non è solo. C’è un’intera generazione che è stata messa sul ciglio del precipizio. Io stesso mi sento continuamente sull’orlo del fallimento, del buio totale, di non comprendere più che senso hanno le cose.

Norman ha deciso di farla finita proprio dall’Università, quell’altare di sapere al quale aveva deciso di dedicarla la sua vita. Aveva scelto una vita di conoscenza, scelta che si è scontrata con il mondo reale, dove sono più importanti le “conoscenze”. Tutta un’idea di società è morta dalla Facoltà di Lettere e Filosofia perche ipocrita e senza fondamenta. Quale è il motivo per il quale abbiamo studiato? A cosa serve formarci ed essere cittadini responsabili? Troppo spesso abbiamo dovuto ascoltare prediche pedanti che noi saremmo stati il futuro, rinviando sempre ad un giorno lontano il momento delle nostre vite, mortificati con idee e stereotipi, dipinti come generazione di plastica e senza valori, ecco il risultato. Il risultato è che ci sono centinaia di migliaia di fantasmi, che si aggirano come degli zombie, sono tutti quei ragazzi a cui è stata sottratta non solo la speranza nel futuro ma il presente stesso.

Noi non siamo il Grande Fratello, non vogliamo né rubare né prostituirci, non siamo quelli dello sballo e del bullismo. Siamo i vostri figli che hanno voglia di essere adulti, e magari, un giorno di diventare padri. Come si fa a vivere se non abbiamo un futuro da costruire? Come facciamo a reggere le difficoltà se non c’è la speranza nel miglioramento? Come si fa se ci avete rubato il progetto di vita? Sperare in qualcosa non è altro che credere in qualcosa che si comincia a costruire. Adesso noi non immaginiamo più nulla, noi non speriamo più in nulla, siamo più realisti, più disillusi. Questa alienazione è l’unica cosa che non ci spinge oltre il cornicione.

Massimiliano Lombardo

Pubblicato il

16 Settembre 2010, 07:38

Condividi sui social