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Nome in codice “Luca” | per smantellare il giro

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16 Maggio 2013, 19:16

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PALERMO- “Nella mattinata del 14 febbraio 2012, con il nominativo di copertura di Luca Di Lauro, incontravo l’indagato Cosimo Pasqua in località Milano presso la fermata della metropolitana ‘Duomo’. L’incontro, programmato a seguito degli incontri avvenuti con Gabrio Vazza – mediatore per conto di Franco Maria De Bernardi per una trattativa finalizzata all’acquisto di una partita di franchi svizzeri da acquistare con la percentuale di sconto del 15% di cui il 10% quale sconto per la parte acquirente e la rimanente parte il 5% quale compenso da suddividere per i mediatori delle operazioni…”. Comincia così uno dei verbali dell’ufficiale della Finanza riuscito ad entrare nell’organizzazione di riciclaggio scoperta dall’inchiesta della procura palermitana che ha portato il gip a firmare 34 ordini di custodia cautelare.

“Luca” è stato presentato come “un soggetto referente di un gruppo criminale operante in Campania che aveva la disponibilità di un’ingente somma di denaro (centinaia di milioni di euro, depositati parte in Italia e in parte all’estero) da utilizzare per acquistare divise estere ad un prezzo inferiore del 15% rispetto a quello del tasso ufficiale di cambio”. L’agente così ha interloquito con vari componenti della banda a cominciare da Giuseppe Amormino e Gianni Lapis, il tributarista dei Ciancimino, e col giudice Franco Angelo Maria De Bernardi, che ha ospitato nel proprio ufficio del Tar Lazio incontri “tra diversi partecipi dell’associazione” e che “ha accreditato l’agente sotto copertura quale rappresentante di un gruppo criminale interessato all’acquisto di divise estere”.

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L’infiltrato dopo che era saltata un’operazione di riciclaggio attraverso Gianni Lapis, Salvatore Amormino e attuò con Beniamino Margherita un’operazione con 11.475.000 Won nord Coreani, e incontrò altre persone per operazioni di riciclaggio con banconote di diversi Stati. “Qualora le indagini non fossero state sopportate dall’attività dell’agente sotto copertura – scrive il gip nell’ordinanza di custodia cautelare – non sarebbe mai stato possibile individuare il filo rosso che legava i sequestri di banconote effettuati a Roma, a Pomigliano d’Arco, a Castelmonte, frazione di Spineto (Torino) e Agrate Brianza (Monza-Brianza). L’attività del militare infiltrato ha consentito di accertare contatti tra i diversi soggetti operanti in diverse città italiane”.

(Fonte ANSA)

Pubblicato il

16 Maggio 2013, 19:16

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