19 Settembre 2013, 13:05
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(articolo tratto da “S” numero 29 del giugno 2010)
Il “pasticcio” dei manager è sfociato nelle pagelline di fine anno. Come gli studenti, infatti, anche i nove superburocrati nominati da Raffaele Lombardo sono andati incontro a voti e giudizi. Promozioni e bocciature. Valutazioni riscontrabili in un’unica relazione inviata ai singoli assessori, composta dall’analisi del costituzionalista Giovanni Pitruzzella e da quella del segretario generale Vincenzo Emanuele. Giudizi simili, che affermano, di fatto, l’inconsistenza dei titoli di almeno cinque su nove dirigenti generali. Promossi solo Salvatore Barbagallo e Maurizio Guizzardi. Più incerta (ma comunque insufficiente) la documentazione di Romeo Palma e Gianmaria Sparma: anche per loro, però, non ci sarà niente da fare. Bocciati senza appello Nicola Vernuccio, Rossana Interlandi, Patrizia Monterosso e Mario Zappia. Gaspare Lo Nigro, infine, si è già “ritirato da scuola”: ha deciso infatti di andare in pensione. Ma nemmeno lui avrebbe avuto i titoli (gli mancherebbe anche la laurea).
Così, la relazione trasmessa agli assessori, a distanza di sei mesi, suona quasi come un’ammissione di colpa. La valutazione dei curricula, infatti, avrebbe dovuto essere effettuata prima del conferimento delle nomine. E i giudizi espressi oggi confermano che questa analisi preliminare non è stata effettuata, o quantomeno è stata fatta in maniera assai sommaria. Per la verità, manca anche un altro passaggio. La valutazione dei titoli dei dirigenti già presenti alla Regione. Oltre 2100. Nessuno dei quali, evidentemente, aveva titoli pari a quelli dei 9 manager. Pari, insomma, a quei titoli che hanno portato alla bocciatura dei burocrati.
I requisiti previsti
Sono in particolare tre i requisiti richiesti per l’attribuzione degli incarichi di dirigenti generali. Ecco in sintesi i punti richiesti dal decreto legislativo 165 del 2001, aggiornato dalla “legge Brunetta”: avere svolto attività con esperienza acquisita per almeno un quinquennio in funzioni dirigenziali; avere conseguito una particolare specializzazione professionale, culturale e scientifica desumibile dalla formazione universitaria e post-universitaria, da pubblicazioni scientifiche e da concrete esperienze di lavoro maturate per almeno un quinquennio, anche presso amministrazioni statali, comprese quelle che conferiscono gli incarichi, in posizioni funzionali previste per l’accesso alla dirigenza; provenire dai settori della ricerca, della docenza universitaria, della magistratura e dei ruoli degli avvocati e procuratori dello Stato.
L’ultimo punto, è, di fatto, discrezionale e può surrogare il secondo. Dopo la valutazione sulla presenza di questi requisiti va verificata la correlazione dei titoli con l’incarico conferito.
Due promossi, sei bocciati e un ritirato. Ecco le pagelle dei dirigenti.
Salvatore Barbagallo (Agricoltura): PROMOSSO. Preside della facoltà di Agraria dell’Università di Catania dal 2002 al 2008. Professore ordinario di Idraulica alla facoltà di Agraria di Catania fin dal 2001. Attività di ricerca e docenza universitaria.
Maurizio Guizzardi (Pianificazione strategica): PROMOSSO. Laureato in Scienze politiche. Direttore generale prima della Usl, poi dell’Azienda ospedaliera Santa Maria Nuova di Reggio Emilia, poi sempre Direttore generale della Usl di Bologna, quindi direttore generale presso due enti privati (il Cdi – Centro diagnostico italiano e la Santa Rita spa). Esperienze che vanno bel al di là dei cinque anni previsti dalla legge Brunetta. E la specificità nel campo della Sanità toglie ogni dubbio.
Nicola Vernuccio (Attività produttive): BOCCIATO. Laureato in economia e commercio, abilitato all’esercizio della professione di dottore commercialista dal 1989. La sua esperienza come consigliere delegato della Società Iniziative Industriali spa e quella di amministratore unico della “Società gestione servizi spa”, secondo Pitruzzella ed Emanuele, non si possono con certezza considerare attività “dirigenziali”, come imporrebbe la legge. A togliere ogni dubbio sull’incompatibilità del curriculum di Vernuccio con quel ruolo, la sua esperienza di Commissario provinciale a Palermo dell’Mpa dal 2008 fino alla nomina a dirigente. La legge Brunetta infatti afferma chiaramente: “Non possono essere conferiti incarichi di direzione di strutture deputate alla gestione del personale a soggetti che rivestano o abbiano rivestito negli ultimi due anni cariche in partiti politici”.
Rossana Interlandi (Energia): BOCCIATA. Come sottolinea Pitruzzella, l’unico requisito “utile” del curriculum della Interlandi è la sua iscrizione all’albo professionale degli avvocati di Catania, avvenuta nel 1994. Attività di avvocato, però, del tutto “slegata” dal settore nel quale la Interlandi è stata collocata: quello dell’Energia. Nessuna particolare specializzazione professionale, culturale e scientifica in ambito universitario o post-universitario. Nemmeno le sue attività di dirigente alla Regione tornano utili, perché di durata inferiore al quinquennio (16 mesi). E anche nel suo caso, così come per Vernuccio, la carica di segretario provinciale dell’Mpa dal 2006 (carica che non sarebbe, tra l’altro, nemmeno cessata) metterebbe una pietra sopra alla sua nomina. Anche la sua esperienza di assessore non è utile: è infatti una nomina politica, non manageriale.
Gaspare Carlo Lo Nigro (Agenzie per l’impiego): RITIRATO. Ha già presentato le proprie dimissioni. Andrà in pensione.
Patrizia Monterosso (Formazione e istruzione): BOCCIATA. Già dirigente generale del dipartimento della Pubblica Istruzione dal giugno 2005, la sua nomina era “viziata” dalla mancanza dei cinque anni minimi di esperienza dirigenziale (aveva accumulato tre anni e un mese). La laurea in Filosofia e i dottorati e assegni di ricerca nella stessa materia non rappresentano esperienze di “docenza universitaria”, nè appaiono “specifici” per l’incarico in questione. Correlate all’incarico, invece, le attività dirigenziali.
Romeo Palma (Ufficio legislativo e legale): BOCCIATO. Laureato in giurisprudenza, un diploma post-universitario in diritto regionale conseguito presso la facoltà di giurisprudenza di Palermo, nel 2001. Contratti di docenza universitaria in materie giuridiche per quattro mesi. Magistrato della Corte dei Conti dal 1997 e dirigente generale dal 2006 a oggi. Avrebbe l’esperienza richiesta. Ma l’assegnazione all’Ufficio Legale dovrebbe passare attraverso l’iscrizione all’albo degli avvocati. Su questo aspetto, il segretario generale Emanuele scrive: “Dalla documentazione prodotta non risulta iscrizione al relativo albo professionale”.
Gianmaria Sparma (Pesca): BOCCIATO. Laureato in giurisprudenza, numerosi gli incarichi dirigenziali tra ministeri, Regione e ambito privato. Ma queste attività, secondo Emanuele, “non appaiono strettamente correlate con l’incarico di Dirigente generale del Dipartimento regionale interventi per la pesca”.
Mario Zappia (Sanità): BOCCIATO. Laureato in medicina e specializzato in medicina interna. Ha un master di II livello in “Organizzazione e gestione delle aziende sanitarie”. Le sue attività “dirigenziali” (anche sulla qualità dell’incarico emergono molti dubbi) non raggiungono i cinque anni. L’esperienza di maggiore importanza è quella di presidente del Cda della società d’ambito Joniambiente. Ma sia secondo Pitruzzella che secondo Emanuele, queste attività, descritte in maniere troppo vaga e generica, non sono comunque attinenti con l’incarico di dirigente generale: “le attività dirigenziali che vengono attestate nella relativa documentazione non risultano rilevanti per le ridotte dimensioni societarie e per la presenza di dirigenza nell’ambito della struttura societaria stessa”, si legge nella scheda del segretario generale.
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19 Settembre 2013, 13:05