13 Settembre 2017, 10:59
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PALERMO – L’uomo chiave dell’inchiesta è Alessandro Bono, 38 anni, pregiudicato di Carini. A lui sono arrivati contemporaneamente gli investigatori della Polizia tributaria e quelli della Squadra Mobile.
Il suo nome saltava fuori in molte recenti indagini sui traffici di cocaina. L’unica strada era mettere insieme le forze e così i finanzieri della Tributaria, guidati dal colonnello Francesco Mazzotta, e i poliziotti dal capo della Mobile Rodolfo Ruperti, hanno lavorato fianco a fianco.
Bono giocava su più tavoli. Avrebbe creato un rapporto stabile con il colombiano Edwin Arturo Molano Hiurtado e con Giuseppe Mannino, 30 anni, pure lui di Carini, per rifornirsi di droga. Mannino sarebbe diventato l’uomo di fiducia di Bono, il suo intermediario nelle trattative. Bono era un soprattutto grossista, ma avrebbe anche allestito una sua rete di spaccio al dettaglio, affidata a Salvatore Faraci, 49 anni, nato a Mazara del Vallo, e a Bennj Purpura, carinese di 27 anni (è finito ai domiciliari).
In contemporanea Bono guardava al mercato nazionale. E qui sarebbero entrati in gioco il pregiudicato palermitano Francesco Tarantino, 32 anni, del rione Borgo Nuovo, e il trentenne calabrese Rocco Morabito, protagonisti dell’episodio più recente contestato dai pm Salvatore De Luca e Maurizio Agnello.Era maggio scorso quando dentro una Fiat Panda furono trovati due chili di cocaina dentro una Fiat Panda. Alla volante della macchina, fermata a Bunfornello, c’era il calabrese Carmelo Cutrì. Un affare che sarebbe stato gestito da Tarantino e Morabito. Per viaggiare sicuri si sarebbero fatti precedere da macchine di staffetta, a bordo delle quali avrebbe trovato posto anche un altro calabrese, Giovanni Sergio.
Man mano che le indagini andavano avanti sono saltate fuori altri personaggi che si sarebbero rifornite di droga da Bono: Davide Pizzo, mazarese di 43 anni, (il gip Marco Gaeta gli ha concesso gli arresti domiciliari), e Fabio Chianchiano (domiciliari pure per lui). Chianchiano, 52 anni, è un personaggio noto alle cronache giudiziarie. L’ordinanza di misura cautelare lo raggiunge in carcere dove è rinchiuso per l’omicidio di Franco Mazzè, ucciso a colpi di pistola per le strade dello Zen nel 2015. Chianchiano è stato condannato a trent’anni.
Seguendo Bono e gli altri uomini del clan nelle intercettazioni sono finiti una serie di personaggi che di droga e con la droga camperebbero. Come Ernesto Anastasio di Torre Annunziata (gli è stato imposto l’obbligo di presentazione alla polizia) che avrebbe venduto un chilo di droga a Fabio Chianchiano. Nella vicenda dei libri intrisi di cocaina bloccati a Milano Malpensa, invece, sarebbe coinvolto il carinese Pietro Balsamo, 46 anni (il Gip gli ha imposto il solo obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria).
Giuseppe Filippone, palermitano di 43 anni, finisce nei guai perché a lui e a Salvatore Spatola, 70 anni di Carini, sarebbero stati destinati i 117 grammi di ‘pasta di coca’ spedita dalla Colombia da un narcos di cui si conosce solo il nome, Freddy, all’indirizzo della nipote di Spatola. La droga era nascosta dentro un macinino elettrico da caffè scoperto alla dogana di Roma. Il pacco non arrivava e Freddy diceva preoccupato a Spatola: “perché non è arrivato il regalo”, forse perché si era “ammalato”.
Antonino Vaccarella, 34 anni di Capaci (è agli arresti domiciliari), invece, sarebbe entrato in gioco in una situazione in cui Bono aveva urgente necessità di immettere sul mercato la cocaina fornitagli dai colombiani. Tre colombiani – Davide Guillermo Naranjo Vasquez, John Jarlin Rosero Murillo e Gloria Sulay Cotazo Zamorano – completano l’elenco dei destinatari della misura cautelare.
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13 Settembre 2017, 10:59